Intervista ai due CEO di OFpassiON, Valeria Cagnina e Francesco Baldassarre, coinvolti all’interno del libro “Trova la tua strada” di Vittorio Martinelli e Luigi Ranieri
Questa è una testimonianza autentica:
– Nel 2008 scrivevo “cerco lavoro ma sono molto confusa!!!!!”;
– Nel 2022, 14 anni dopo, ho scritto la prefazione di un libro – “Trova la tua strada” – che io, come dimostra la mia reale condivisione su Facebook, avrei tanto voluto leggere.
La confusione è un passaggio naturale e inevitabile un po’ per tutti, soprattutto oggi che diversi mestieri si possono creare o reinventare. Ho deciso di condividere questa storia personale perché credo faccia bene a tanti giovani che non hanno ancora le idee chiare, come a tutte le persone che si stanno ponendo molte domande, rimettendosi in discussione, cosa che io ho fatto parecchie volte nella vita e che credo non smetterò mai di fare. A loro, a chi è in crisi ma ha la volontà di Essere e di lavorare, va il mio incoraggiamento nella prefazione.
Parola ai CEO di OFpassiON
In questo articolo, in continuità con la precedente intervista fatta a Vittorio Martinelli e Luigi Ranieri, sempre convinta che le esperienze degli altri siano una fonte da cui attingere per darsi delle risposte, ho coinvolto due persone presenti nel loro libro che si stanno contraddistinguendo nonostante la giovane età per lo spirito imprenditoriale e le loro idee molto innovative: Valeria Cagnina – #100under30 Forbes, Co-Founder and Mentor OFpassiON – e Francesco Baldassarre – Co-Founder OFpassiON, Author e TedX Speaker.
In pratica con OFpassiON utilizzano la robotica, che è la loro passione, per trasmettere le soft skill (quella serie di competenze trasversali così richieste – e spesso introvabili!) che non si imparano a scuola a chi lavora in azienda. E non solo organizzano anche corsi per le scuole e per i bimbi…
Valeria Cagnina, #100under30 Forbes, Co-Founder and Mentor OFpassiON e Francesco Baldassarre, Co-Founder OFpassiON, Author e TedX Speaker
Valeria, Francesco: che lavoro sognavate di fare da bambini?
Valeria: Io ero tanta affascinata dagli astronauti e quando ero piccola sognavo di diventarlo; avevo guardato più volte lo spazio con il telescopio, nel corso di diversi eventi ad Alessandria. Poi, crescendo, verso gli 11-12 anni, ho avuto la possibilità di intervistarli e ho scoperto che, sì, era un lavoro bellissimo ma io non avrei voluto fare la loro vita…
Francesco: Io ne ricordo due, molto diversi tra loro. Il primissimo: sognavo di fare il benzinaio perché quando andavo in auto con i miei a fare rifornimento vedevo questi signori con i portafogli pieni di soldi e pensavo fossero ricchissimi…
Il secondo desiderio, più visionario e vicino a Valeria, ha a che fare con lo spazio. In quinta elementare, appassionato di astronomia, mi feci comprare il telescopio da mio padre per guardare le stelle e la luna e ho cominciato a sperare di andare nello spazio, per vedere oltre il nostro mondo e ciò che “calpestavo”.
Vedete associazioni tra il lavoro che sognavate di fare da bambini e ciò di cui vi occupate oggi?
Valeria: L’associazione che vedo con quella bambina è il desiderio di non fare lavori troppo standard, non mi è mai piaciuto uniformarmi. Questo anche grazie ai miei genitori che non facevano lavori troppo tradizionali (mio padre si occupava di frigoriferi industriali e mia madre di e-commerce). Riscontro, quindi, tra il sogno del passato e l’attività di oggi un legame incentrato sulla creatività e sulla possibilità di fare un lavoro che possono fare in pochi.
Francesco: Sì, non tanto per quella passione specifica dell’astronomo, quanto per l’imprinting mentale, la visione del bambino che vuole vedere oltre i suoi occhi e sentire oltre la sua pelle. In OFpassiON ci rivedo quel bambino che si fa comprare il telescopio per il suo bisogno di vedere di più.
Potete brevemente raccontarci la vostra storia professionale e qual è oggi il vostro lavoro?
Valeria: OFpassiON nasce un po’ di tempo fa, quando ero piccola (un pochino più grande di quando sognavo di fare l’astronauta). Avevo 11 anni e decisi di costruire un robot; non sapevo come fare ma iniziai a utilizzare internet, guardare video e così ho assemblato il mio robot. Questo mi ha permesso di iniziare a raccontare in giro per l’Italia la mia esperienza, perché era un po’ fuori dal comune farlo a 11 anni. Ho incontrato tante persone interessanti che mi hanno aperto la mente e fatto scoprire che poteva esistere un mondo diverso da quello già visto online. Così sono arrivata a scoprire i robot della Boston Dynamic – che saltavano, ballavano, ecc. – e ho conosciuto i creatori (dopo averli tempestati con centinaia di email…). All’inizio mi hanno messo alla prova con un kit molto difficile, ma ce l’ho fatta e, forse per questo, mi hanno invitata a passare tre mesi a Boston per costruire un piccolo robot per una città in miniatura. Questa esperienza ha arricchito le mie competenze tecniche e soprattutto mi ha fatto capire che si può imparare divertendosi. Questa cosa di poter far affidamento su un modo di insegnare ed educare diverso mi ha colpita tantissimo, a tal punto che una volta tornata in Italia ho iniziato per gioco a insegnare robotica ai bambini e questa cosa è cresciuta tantissimo in poco tempo. Non riuscendo più a seguire tutto da sola, è arrivato Francesco e con lui abbiamo fondato OFpassiON e iniziato a vedere i giochi come mezzo per fare la formazione a 360 gradi e non solo in ambito robotica.
Francesco: La mia storia è completamente diversa, vengo da una formazione tradizionale. Scuola dell’obbligo senza intoppi, poi mi iscrivo all’università e decido di fare informatica. Qui succede una cosa strana: rispetto al passato, c’è qualcosa che non va. Mi interessa l’argomento ma non riesco a farcela nonostante gli sforzi, cosa diversa rispetto alle scuole dove non studiavo ma ce la facevo. Per 6-8 mesi studio ma non produco e così rinuncio agli studi.
Inizio a farmi domande su cosa fare e da lì parte la mia vera storia… Capisco che la formazione non mi aveva dato gli strumenti per buttarmi e, al contempo, avevo un altro problema: non stavo facendo le cose come volevo. Dopo quella confusione, periodo non semplice, mi riscrivo all’università e riesco a laurearmi perché volevo superare questo fallimento. Era una ferita aperta ed è stato importante farcela, era fondamentale per me rifare il percorso per poter iniziare davvero.
Una volta laureato, inizio subito a lavorare e succede un’altra cosa che non va: mi assumono come consulente aziendale, sto bene, in un bel clima e contesto, ma avvero che non era quello che volevo fare, non volevo essere un consulente nel mondo dei software. Così un altro salto nel vuoto, un altro periodo difficile.
Poi la mia strada si incrocia, per caso o per fortuna, con quella di Valeria, e mi colpisce un suo post in cui cercava un aiuto per i suoi corsi di robotica. Le scrivo, mi fa un colloquio nel suo ufficio (senza scarpe nelle sue aule!), ai tempi lei aveva 16 anni e io 25: un’esperienza unica, lei non mi fa domande ma le fa porre a me, valutando la mia curiosità sulle sue attività. Questa connessione con lei, bidirezionale, è stata così da subito importante e distintiva.
Iniziamo a lavorare insieme su piccoli progetti e dopo un po’, senza garanzia, pensando alla costruzione di una più grande azienda decido di dimettermi, nonostante avessi la certezza che l’azienda in cui ero avrebbe investito su di me, passandomi da apprendistato a indeterminato. Così è nata OFpassiON.
Siete stati recentemente coinvolti nel libro “Trova la tua strada” di Vittorio Martinelli e Luigi Ranieri. Come avete trovato voi la vostra strada, avete avuto sempre le idee chiare?
Valeria: Io, purtroppo o per fortuna, ho trovato la mia strada da piccola anche se forse non con troppa consapevolezza. Mi immaginavo più come una persona che avrebbe costruito robot ma ho scoperto, attraverso l’esperienza pratica, che ciò che mi piace di più è l’aspetto educativo.
Francesco: Io non ho mai avuto le idee chiare e non le ho neanche adesso e questa cosa non mi spaventa, rispetto al passato. Con l’età ho capito che sono più di una cosa, mi piace trasformare le mie passioni e questa consapevolezza mi ha liberato: “Non trovando la mia strada, ho trovato la mia strada” (abbandonando la ricerca spasmodica, l’ho trovata realmente).
Siete davvero giovani e a voi vanno prima di tutto i miei complimenti. Quali pensate siano stati i vostri “poteri magici” che a oggi vi stanno permettendo di fare la differenza nel mondo del lavoro?
Valeria: Non so se sono proprio poteri, sono attitudini: determinazione e impegno. Anche se qualcuno ci crede folli per quello che facciamo, noi continuiamo ad impegnarci e questo ci garantisce il “successo”. Oltre a questo, la capacità di non aspettare il momento giusto ma riuscire a mettere a terra le nostre idee nel minor tempo possibile.
Francesco: Io credo che quello che mi ha portato qua sia la sete di conoscenza, che io chiamo anche problema. Non ho mai smesso di farmi domande, non ce la posso fare… Ho domande esistenziali da sempre ed è questo il mio motore: non posso pensare di vivere senza focalizzarmi sui temi fondanti, chiedermi come migliorare il mondo e cosa c’è oltre ai confini. Questo mi porta a sviluppare soluzioni concrete a problemi veri. La capacità di guardare oltre i miei limiti, in sintesi.
Visto che si chiede tanto ai colloqui, provo a farvi la famosa domanda, lasciandovi libertà di risposta: chi volete essere tra 5 anni?
Valeria: Tra 5 anni, che sono molto vicini, mi piacerebbe aver costruito il primo polo dove bambini, ragazzi e adulti vengano e facciano questa come principale attività formativa. Pensando più in avanti, mi piacerebbe che di questi poli ce ne fossero tanti nel mondo per trasformare il mondo dell’education.
Francesco: Dal punto di vista professionale siamo allineati con Valeria, vedo un‘espansione e un impatto sempre maggiore, soprattutto tra i ragazzi delle medie.
Al livello personale, spero di mantenere il duplice approccio: da una parte la visione d’insieme come un sistema complesso e guardare più in là dei propri bisogni, con lo sguardo dell’aquila; dall’altra la passione per il dubbio e quindi la possibilità di continuare a stare bene nell’incertezza, abbracciando l’incongruenza e continuando a essere naturalmente convinto che senza contraddizioni non ci potrebbe essere nulla.
Cosa vi sentite di consigliare a chi sta cercando di trovare il suo posto nel mondo del lavoro?
Poi, suggerisco di usare internet e i social per scoprire cosa può essere il proprio lavoro, anche fuori dalla città in cui si vive. E, infine, se si hanno più passioni, provare a inventare un nuovo lavoro mettendo insieme queste passioni, anche se diverse tra loro.
Aggiungerei anche la capacità di abbandonare le convinzioni, dimenticarsi lo stato di partenza ed eliminare i pregiudizi perché è il solo modo per capire se quella è la giusta opportunità per noi. Sperimentazione, dubbio e fallimento quindi i miei tre consigli.
Qual è il vostro augurio finale per chi ci sta leggendo e sta provando a rispondere al grande domandone “Che lavoro vuoi fare da grande?”
Grazie per la vostra disponibilità. Ricordo a chi vuole approfondire il tema “Trova la tua strada”, che ci sarà un appuntamento in presenza a Roma, con la presentazione del libro, venerdì 11 novembre. In questa occasione si avrà la possibilità di incontrare alcuni dei Professionisti coinvolti nel libro sopra citato.