Una figura professionale indispensabile che aiuta e accompagna le imprese lungo il loro percorso di crescita. Ecco come fare carriera nell’ambito della consulenza
Per la rubrica Identikit Professioni, vi raccontiamo come diventare un consulente, figura meglio conosciuta come business consultant!
Diciamoci la verità, quanti sono i neolaureati con alle spalle un percorso di studi in ambito scientifico/economico che oggi scelgono di intraprendere una carriera nel mondo della consulenza? La risposta? La maggior parte! E se è una professione così ambita un motivo ci sarà!
Dubbi e domande sulla carriera in consulenza? Chiariamo tutto in questo articolo!
Intanto, basta dare uno sguardo agli ultimi dati aggiornati del 13esimo Rapporto dell’Osservatorio Assoconsult per capire che è tutt’altro che un trend passeggero o un hype del momento. Anche in Italia, infatti, il settore del Management Consulting continua ad attirare talenti e cresce il numero di imprese – di piccole, medie e grandi dimensioni – che operano proprio nel settore della consulenza.
Nel nostro Paese sono quasi 25mila le imprese in questo ambito che generano un fatturato di oltre 5,1 miliardi di euro e impiegano oltre 52mila persone (con esperienza lavorativa pregressa e non).
Nel 2021 il 52% delle nuove assunzioni nelle medie e grandi società di consulenza ha riguardato i neolaureati.
Ecco, quindi, che il settore della consulenza conferma il suo importante contributo nella creazione di occupazione qualificata e nello sviluppo di figure manageriali di un certo livello.
Un ottimo trampolino di lancio, no?
Di cosa si occupa un consulente
Quella del consulente è una figura che fondamentalmente aiuta le imprese a crescere lavorando su diverse aree (Finance, IT, Data Governance, HR, Marketing). Spetta al consulente comprendere bene la situazione aziendale e il mercato in cui si muove, il modello di business, le dinamiche decisionali interne, ma anche le esigenze, gli obiettivi commerciali e i progetti dell’azienda.
Ecco perché deve essere, in primis, in grado di effettuare delle analisi approfondite della realtà aziendale per cui lavora così da poter avere subito chiari i passi da compiere per poter intervenire in modo efficace (si dice spesso che il consulente deve saper “leggere il cliente”).
L’obiettivo primario di ogni professionista che opera nel settore deve essere quello di accompagnare il cliente passo dopo passo verso miglioramenti riconoscibili, tangibili e duraturi. Questo perché tutti gli interventi di consulenza devono generare un ritorno effettivo e valutabile, dando al cliente supporti concreti e pratici, strumenti e metodologie chiave, per mantenere la qualità e l’efficacia degli interventi nel tempo.
Competenze (hard e soft) per diventare un consulente
Quali sono, quindi, le competenze del consulente? Partiamo da quelle più tecniche.
Questa figura deve possedere solide skill in statistica e gestione aziendale, necessarie per effettuare analisi quantitative ed economiche, e competenze specifiche in ambito della finanza e della corporate governance. Inoltre, un consulente d’impresa deve saper utilizzare i principali strumenti di project management , project collaboration e office automation per pianificare e gestire le varie attività e monitorare l’avanzamento dei lavori.
Ecco, invece, una lista delle soft skill che sicuramente giocano a favore di un consulente, sia esso un libero professionista o un dipendente di una società:
- capacità d’ascolto;
- capacità di leadership;
- conoscenza della lingua inglese;
- eccellenti capacità relazionali e comunicative;
- flessibilità e spirito di adattamento;
- mentalità analitica e capacità di sintesi;
- orientamento all’innovazione;
- pragmatismo e doti organizzative;
- predisposizione al lavoro in team (un consulente non lavora mai da solo);
- problem solving (ovviamente).
Come diventare un consulente
Lauree in ambito scientifico – come Informatica, Fisica, Data Science, Ingegneria, Marketing, Economia o Scienze Politiche – rappresentano senza dubbio il principale bacino di assunzioni (e mentiremmo se dicessimo il contrario). Ma attenzione, negli ultimi anni si sta registrando un rinnovato interesse anche verso le facoltà umanistiche (proprio grazie all’importanza che le competenze più trasversali stanno acquisendo in ogni settore lavorativo) e soprattutto verso professionisti che abbiano delle solide competenze in ambito IT (e nel nostro Paese non è facile trovarli).
Anche perché, non dimentichiamoci, dopo la laurea o durante gli anni di carriera si può sempre pensare di prendere in considerazione un MBA, un corso progettato per coloro che vogliono approfondire le conoscenze in organizzazione e gestione aziendale e aspirano a raggiungere delle posizioni apicali, che non si rivolge esclusivamente a chi ha un background di studi in ambito economico, ma è alla portata di tutti.
Diventare un consulente, ecco gli sbocchi professionali
Si sa che quando si parla di lavorare in consulenza viene spontaneo pensare alle Big Four (PwC,
Ernst & Young, Deloitte e KPMG), ma esistono davvero numerose aziende che occupano posizioni di spicco nel settore. Accenture, McKinsey, Bain, Altran, BCG, Avanade, Kearney, P4i – Partners4Innovation e Methodos rappresentano solo alcuni esempi.
In ogni caso, gli sbocchi professionali sono davvero tanti, e spesso (come è giusto) dipendono dagli anni di esperienza che la persona ha alle spalle. Il trampolino di lancio è quasi sempre uno stage o una posizione di Junior Consultant (soprattutto per i neo-laureati o per chi è entrato nel mondo del lavoro da1/2 anni).
Si può poi diventare un Business Analyst, Internal Auditor, Controller, Commercialista, Project Manager, ma si può anche ambire a posizioni di Business Development Manager e Innovation Manager.
Diventare un consulente, a quali posizioni ambire in un’azienda
La maggior parte delle società di consulenza condivide la stessa struttura piramidale con cui organizza il personale e che si basa sulla filosofia “up-or-out” / “grow-or-go”.
Alla base si trovano i Business Analyst, ovvero coloro che sono appena entrati nel mondo del lavoro e che solitamente solo focalizzati su un unico progetto/ cliente da seguire.
Man mano si raggiungono gli obiettivi di crescita professionale prefissati e si maturano anni di esperienza si sale ai gradini successivi. Crescono le responsabilità e si affiancano i team di lavoro nello sviluppo dei progetti.
La posizione in cima alla piramide è ricoperta dai partner: in questo ruolo, le figure professionali passano dallo status di dipendente a un vero “proprietario dell’azienda”.
Le tipologie di consulenza aziendale
La consulenza aziendale è una categoria molto vasta: al suo interno rientrano il management consulting o consulenza direzionale, la consulenza strategica, la consulenza organizzativa, la consulenza IT, la consulenza in marketing e comunicazione, la consulenza HR e la consulenza finanziaria.
In generale, però, sono quelle proposte di seguito le principali macro-aree a cui si fa riferimento.
Consulenza finanziaria
Quello della consulenza finanziaria è un settore che negli ultimi anni è cresciuto molto, complici la crisi economica, altri eventi a livello gloable e le continue normative in materia.
Esistono principalmente tre tipi di consulenza finanziaria:
Finanza d’impresa (Corporate Finance), nella quale si assiste il cliente nella corretta gestione del capitale, nella valutazione di progetti di investimento, nel controllo di gestione.
Risk management, in cui si aiuta il cliente a fronteggiare situazioni di rischio: credito, mercato, operativo, liquidità, tasso, controparte, ecc.
Ristrutturazione aziendale o “turnaround”, che prevede la ristrutturazione delle strategie e delle attività di un’azienda.
Consulenza IT – Information Technology
Con questa tipologia di consulenza, si assiste l’azienda cliente nella valutazione delle strategie IT per allineare la tecnologia al processo aziendale. Esistono, addirittura, consulenti IT operativi che realizzano direttamente software o applicativi personalizzati.
Consulenza operativa
Il focus principale di questa tipologia di realtà è la verifica che gli obiettivi aziendali vengano raggiunti attraverso l’analisi continua delle attività più frequenti (i processi di produzione e di distribuzione, l’allocazione delle risorse, l’assistenza ai clienti, il CRM) e implementano strategie per migliorarne l’efficienza.
Consulenza strategica
Si tratta di società di consulenza a cui le aziende sottopongono richieste di un tipo di supporto prettamente strategico per elaborare piani a medio-lungo termine e per aiutare il management dell’azienda a individuare e comprendere eventuali ostacoli e/o punti di debolezza nella gestione delle attività e dell’organizzazione, con l’obiettivo di migliorare la competitività aziendale.
La consulenza è (anche) donna
E qui si arriva alla fatidica domanda, è una carriera per donne? La risposta è senza dubbio sì.
Sempre i dati dell’Osservatorio Assoconsult rivelano che proprio che il settore del management consulting ha compiuto negli ultimi anni dei progressi non indifferenti nella direzione del gender balance.
Non solo è aumentata la presenza delle consulenti donne, ma è addirittura cresciuto il numero di donne che ricoprono una posizione di partner.
Retribuzione di un consulente
Secondo le statistiche di JobbyDoo, lo stipendio medio di un consulente aziendale è di 37mila euro lordi all’anno. La retribuzione può partire da uno stipendio minimo di 14mila euro lordi all’anno, mentre lo stipendio massimo può superare gli 80mila euro lordi all’anno.
Questo grafico vi farà capire meglio come varia la retribuzione in base alle posizioni in azienda e agli anni di esperienza.