Si tratta di un lavoro su cui aleggia un po’ di mistero, facciamo chiarezza su come è possibile accedere a questa professione e soprattutto di capire cosa fa… potresti scoprire una strada alternativa per il tuo futuro!
Per la rubrica “Identikit Professioni” vi presentiamo il ricercatore universitario.
Se immagini la figura del ricercatore universitario come un piccolo Dexter (sì, quello del “Laboratorio di Dexter” che guardavamo da piccoli) un po’ eccentrico e che pensa solo ai suoi esperimenti, forse è il caso di fare chiarezza.
La ricerca in ambito accademico è una delle opzioni che potresti valutare se, concluso il tuo percorso di studi, sei così innamorato dell’università da volerci rimanere per un po’.
Ma l’amore per l’ateneo non basterà… per fare il ricercatore universitario servono requisiti e competenze di un certo livello, insieme ovviamente a tanta passione per la ricerca e la conoscenza.
Come si diventa ricercatore universitario
Il primo passo quando si prende in considerazione questa professione è capire cosa bisogna fare. Esistono infatti requisiti obbligatori e soft skill che è bene possedere ed è necessaria la partecipazione a un concorso composto da 3 prove. Ma non spaventarti! Vediamo una cosa alla volta.
I requisiti fondamentali
Per diventare ricercatore universitario bisogna avere:
- Laurea specialistica nell’ambito disciplinare in cui si desidera svolgere attività di ricerca o un titolo equipollente conseguito in un Paese estero;
- Dottorato di ricerca;
- Diploma di specializzazione (nel caso in cui si tratti del settore medico).
Ma non è tutto, questi titoli devono essere corredati da un notevole curriculum. Pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate e altre esperienze di ricerca saranno un ottimo biglietto da visita per iniziare la carriera accademica col piede giusto.
Il concorso
Ma possedere i requisiti appena elencati non basta: per intraprendere la carriera nel settore della ricerca universitaria è necessario sostenere un concorso. A tal proposito, è bene specificare due punti fondamentali:
- ogni ateneo gestisce i propri concorsi in autonomia secondo tempi diversi;
- in possesso dei requisiti fondamentali, è possibile fare concorsi per ogni ateneo (non solo per quello in cui si ha acquisito il titolo di studio).
Il concorso è sempre composto da tre prove: due scritte, una su un tema inerente al corso di studi e l’altra su uno specifico argomento della materia del dottorato e una orale.
Una commissione incaricata prenderà la decisione, valutando sia il curriculum sia le prove svolte dal candidato.
Le soft skill che un ricercatore universitario dovrebbe possedere
Al di là dei requisiti fondamentali e del superamento del concorso da svolgere, per intraprendere questa carriera è bene possedere alcune soft skill, tra cui:
- capacità di lavorare in team, per questo lavoro collaborazione e cooperazione sono indispensabili;
- propensione allo studio e alla formazione costante, oltre a una forte passione per la ricerca (ovviamente!);
- senso critico, spirito di osservazione, capacità di analisi e sintesi;
- capacità di sviluppare un pensiero strategico;
- curiosità.
Cosa fa un ricercatore universitario
Se arrivato a questo punto, ti risuona in testa la domanda “ma nel concreto un ricercatore universitario cosa fa?”, siamo qui per trovare una risposta… o più di una!
Non esiste infatti una risposta che valga per qualsiasi ricercatore universitario attivo in ogni campo, ma è possibile suddividere le attività che svolge in 2 macrocategorie: la ricerca e la didattica.
L’attività di ricerca è quella principale e avviene nel proprio campo di specializzazione. Ma non tutte le ricerche sono uguali… è possibile fare una distinzione tra ricerca di base e ricerca applicata.
La ricerca di base serve ad acquisire nuove conoscenze e/o a fornire spiegazioni di fenomeni complessi, senza necessariamente avere una finalità pratica immediata. È tipica degli studi in campi umanistici (come lettere, filosofia e storia) e delle scienze sociali (come economia, giurisprudenza e scienze politiche). Le attività pratiche consistono nello studio della letteratura di riferimento, nell’analisi di testi, documenti e banche dati oppure in ricerche sul campo, interviste, osservazioni e raccolte dati.
La ricerca applicata invece serve a trovare soluzioni da applicare a problemi concreti, attraverso conoscenze e tecniche già appurate, sviluppando, a seconda dei casi, nuovi processi, metodologie o prodotti. È più tipica dei campi scientifici e concretamente si articola in esperimenti in laboratorio o sul campo.
In tutti i casi, il lavoro del ricercatore universitario può prevedere anche la partecipazione a convegni e seminari e la stesura e pubblicazione delle proprie ricerche, ad esempio sotto forma di paper, articoli su riviste scientifiche, libri.
L’attività didattica è integrativa e può avvenire tramite il tutorato per gli studenti. È possibile, infatti, che il ricercatore universitario tenga esercitazioni, lezioni di approfondimento, seminari e segua tesisti e dottorandi. Inoltre, può partecipare alle commissioni d’esame.
Dove si svolgono le attività del ricercatore universitario
I ricercatori universitari lavorano principalmente all’interno delle università e degli istituti di ricerca accademica. Alcuni possono anche essere impiegati in centri di ricerca governativi o privati, organizzazioni non-profit o settori industriali specifici, in cui conducono ricerche in collaborazione con l’università o come parte di progetti di ricerca congiunti.
Il contratto del ricercatore universitario e gli sbocchi lavorativi
Con l’articolo 14 comma 6-decies del PNRR 2, ora diventato legge, è stata introdotta la figura del ricercatore unico, per il quale è previsto un contratto a tempo determinato della durata di 6 anni, non rinnovabile.
Terminati questi 6 anni, è possibile continuare la carriera in diversi ambiti, tenendo conto che il percorso professionale può variare in base alla disciplina di studio, al livello di esperienza, alle pubblicazioni scientifiche ecc…
Se si vuole rimanere in ambito accademico, è possibile fare un avanzamento di carriera: attraverso una prova di valutazione interna all’ateneo, si può iniziare l’iter per diventare docente associato oppure ordinario.
Un’altra opzione è continuare l’attività di ricerca in ambiti diversi, come il settore privato: è possibile collaborare come ricercatore o consulente scientifico con aziende degli ambiti più disparati. Lo stesso vale per il settore pubblico, dove è possibile trovare impiego in organizzazioni governative, agenzie di ricerca, ministeri, istituti statali o enti di regolamentazione. O ancora, fare ricerca per organizzazioni senza scopo di lucro, come fondazioni o istituti indipendenti.
Anche l’attività imprenditoriale è un’opzione per un ricercatore universitario, che potrebbe decidere di avviare la propria impresa basata sulla ricerca e sullo sviluppo di tecnologie o scoperte innovative.