Quando si inizia un’attività imprenditoriale ci sono molte variabili da considerare. Sicuramente definire chiaramente se collaborare con altri, e con chi, è fondamentale per la buona riuscita del proprio business e per l’immagine che si vuole dare a potenziali clienti, stakeholder e interlocutori. Ciò anche perché spesso, nella richiesta di finanziamenti o di supporto alla propria startup, la solidità di competenze e di relazioni del team di lavoro diviene elemento essenziale di valutazione per i finanziatori.
Infatti in ogni business plan c’è una sezione relativa alla descrizione del gruppo di lavoro, ma è sovente una parte considerata meno importante di altre dall’aspirante imprenditore che presenta il documento: si pensa di poter definire successivamente chi inserire, o spesso si aggiungono collaboratori che sembrano adeguati, o “per far numero”, o “per far vedere che” senza riflessioni accurate in merito.
Invece, definire con chi lavorare è altrettanto cruciale quanto chiarire che cosa fare e perché: le famose mission e vision della futura impresa.
Come detto, spesso ci si affida nella scelta dei collaboratori ad amici, famigliari o conoscenti con i quali si condivide l’idea e con i quali piacerebbe spartire oneri e onori dell’attività. Bisogna però chiedersi: è davvero un’idea lavorativa per la quale tutti i membri del gruppo metterebbero qualcosa? E cosa sono disposti a dare? È davvero di tutti la creatura che si vorrebbe far finanziare? E sarebbero tutti disposti a dare e metterci lo stesso impegno tempo e dedizione nel progetto? Molto spesso la risposta è no, l’idea è figlia di un solo membro del team di lavoro, e questo cambia di molto i termini di leadership e followership.
Due precisazioni, due step iniziali sono utili per dare indicazioni sul come partire a costruire un buon team di lavoro.
Prima di tutto circa il lavorare con altri: spesso ci sia affilia per dividere il rischio e per portare avanti un progetto che da soli non sarebbe possibile realizzare. Molto spesso, invece, una persona basta, ma manca la consapevolezza e la fiducia nelle proprie capacità, e quindi, invece che creare una startup, si aprirà una libera professione riducendo i costi e gli investimenti economici da fare. Quindi una buona domanda per cominciare è: ho davvero bisogno di lavorare con altri? Sono davvero necessarie le loro competenze? Posso farcela nella mia idea da solo? Altri, infatti, forse non servono o non sono necessari proprio nelle attività per i quali sono stati coinvolti. Per capire ciò si può provare a immaginarsi il futuro della propria attività professionale realizzato nei minimi dettagli: come mi vedo tra 3-5 anni? Cosa faccio? Con chi sono? Ci sono accanto a me altre persone, chi? E cosa fanno?
Capire come vengono prese le decisioni, quanto spesso vengono fatte riunioni e dove, chi decide che cosa ecc. Immaginarsi tutto questo nei minimi dettagli, essendo sinceri con sé stessi e con la propria vision del futuro è un passo vitale per la propria idea e per la forma che prenderà.
Una seconda considerazione basilare per lavorare bene assieme segue proprio questa vision costruita del futuro professionale: una volta immaginato, è essenziale cominciare a definire su carta dettagliatamente chi fa cosa e come, quando, quanto spesso e perché fin da subito. Non quando l’idea è già avanzata, non quando si sta pensando di avviarsi e chiedere contributi, ma proprio quando l’idea parte. Di chi è, che competenze servono, perché si è scelto di mettersi assieme e proprio nella composizione scelta. Un organigramma insomma, e un mansionario chiaro, che riflettano ciò che si vorrebbe l’attività professionale diventasse.
Affinché ciò che si è immaginato possa diventare un traguardo davvero raggiungibile è vitale infatti partire traducendo “il futuro ideale” in strumenti concreti che chiarifichino ruoli e mansioni.
Nel caso di un gruppo di imprenditori o soci che si vogliano affiliare, quello della costruzione della vision potrebbe essere un esercizio che tutti possono fare contemporaneamente: se si confronteranno le visioni emerse allo stesso traguardo temporale, probabilmente ne emergeranno future aziende anche molto diverse.
Proprio dalla discussione di differenze e uguaglianze, e dal lavoro di negoziazione che i protagonisti faranno, potranno chiarificarsi obiettivi e strategie che prima erano solo apparentemente condivise. E quindi di conseguenza partire col costruire organigramma e mansionario citati sopra.
Questi due passaggi preliminari sono fondamentali per costruire un efficace team di lavoro, che possa dimostrare a sé prima, e a eventuali investitori poi, la solidità della propria negoziazione interna e la consistenza della costruzione di progettualità imprenditoriale.
Dall’esterno infatti altre persone possono vedere più facilmente che dall’interno (poiché si è travolti da entusiasmo e voglia di generare qualcosa di nuovo) incertezze, conflittualità, mancate riflessioni e mancata pianificazione. E intravedere e prevedere possibili demotivazioni davanti alle difficoltà, contrarietà nel seguire le idee e le decisioni del leader, e a condividerne davvero il progetto.
Tutte cause queste che possono portare al fallimento del progetto imprenditoriale ancora prima di affrontare le fatiche per il reperimento di risorse e investimenti.
Contributor: Silvia Gazzotti | Psicologa del lavoro empowerment oriented iscritta all’Albo e laureata presso l’Università degli Studi di Padova con lode, svolge la libera professione dal 2008. L’esperienza professionale è prima cresciuta nelle organizzazioni, in particolare nella formazione e selezione del personale, per poi indirizzarsi verso l’orientamento e il sostegno all’empowerment organizzativo ed individuale.