Online i risultati del 2016 Startup Nation Scoreboard: Italia seconda solo ai Paesi Bassi. Il nostro Paese è il secondo, in Europa, per l’implementazione di politiche startup friendly. A dirlo è l’European Digital Forum, un think tank con sede a Bruxelles che monitora la crescita dell’economia digitale in Europa.
L’Italia raggiunge un punteggio di 82/100 secondo i parametri contenuti nello Startup Manifesto. Lo Startup Manifesto è stato redatto nel 2013 da 9 imprenditori europei a capo di 8 tra le più innovative startup del continente (tra cui Rovio, Atomico, Spotify) su impulso della Commissione Europea.
Contiene 22 raccomandazioni volte a fare dell’UE un ecosistema favorevole alla crescita di startup. Dalle 22 raccomandazioni sono stati ricavati 72 parametri, che misurano il contesto istituzionale e legislativo, la facilità di accesso ai finanziamenti, la qualità dei sistemi di formazione, la diffusione di una mentalità imprenditoriale. Dall’indagine, iniziata nel 2013, emerge che l’Italia ha accolto ben l’82% delle raccomandazioni contenute nel manifesto, subito dopo l’Olanda (85%) e prima del Regno Unito (terzo con 77%) e dell’Irlanda (72%).
A livello europeo, i dati sono incoraggianti (la media del recepimento è del 60%), ma c’è ancora un ampio margine di miglioramento. La media complessiva infatti risente di un forte divario tra i Paesi dell’Europa occidentale e dell’Europa orientale. Tra 16 Paesi con una media di recepimento inferiore al 60%, molti sono dell’Est europeo, con Bulgaria, Lituania, Lettonia e Croazia in coda alla classifica finale. Questi Paesi, entrati relativamente di recente nell’UE, scontano ancora un ritardo nell’adozione di misure strutturali per l’imprenditorialità innovativa.
Lo stato dell’arte a livello europeo
Tra i 28 Paesi presi in esame, 18 hanno formulato una strategia nazionale a sostegno delle imprese innovative. Solo 12 però hanno poi adottato legislazioni apposite favorevoli all’insediamento di startup, come una riduzione dei requisiti di capitale iniziale, un regime fiscale agevolato o una semplificazione delle procedure burocratiche. Resta ancora parecchia strada da fare per quanto riguarda il collegamento tra startup e studenti. Aree cruciali come l’istruzione e la promozione dei talenti in loco mancano di iniziative politiche concrete ed efficaci, anche se qualcosa si sta muovendo. In 17 Paesi i programmi scolastici contemplano anche l’informatica e la programmazione, mentre in Regno Unito, Polonia, Olanda ed Estonia imprenditori, startupper e programmatori sono coinvolti direttamente nella formazione sia degli studenti che degli insegnanti.
E in Italia?
L’Italia raggiunge un punteggio elevato in particolare nei parametri di accesso al talento (69%) e di quadro normativo su dati, sicurezza e privacy (88%). La parte del leone è giocata dal cosiddetto Decreto Crescita 2.0 (DL 179/2012), che prevede strumenti e incentivi favorevoli alla costituzione di imprese innovative. Valutata anche l’introduzione della Startup Visa, che incentiva l’arrivo di imprenditori stranieri per la fondazione di startup in Italia attraverso una procedura semplificata per l’ottenimento del visto. Sono state giudicate positivamente anche le nuove norme contenute nella riforma del diritto del lavoro (Jobs Act) che, a giudizio dell’European Digital Forum, potrà garantire al mercato delle imprese digitali la flessibilità necessaria per muoversi con un successo in un settore dinamico e competitivo.
Uno sguardo al futuro
Il rapporto contiene anche alcune indicazioni per future iniziative politiche, tra cui l’instaurazione di regimi fiscali speciali per le startup, la revisione delle norme relative al mercato del lavoro, l’adozione di un nuovo sguardo sul settore strategico dell’istruzione, attraverso la diffusione di competenze informatiche, di programmazione e di valorizzazione dei talenti.
Contributor: Marco Santaterra
Marco Santaterra è laureato in Scienze Politiche, Studi internazionali ed europei e sta per prendere la seconda laurea all’Università degli Studi di Padova in Studi europei ed è attualmente a Lisbona dove sta preparando la sua tesi.Inoltre, nei mesi scorsi ha svolto un tirocinio di tre mesi come Assistant Project Manager di Euroyouth, occupandosi del programma Erasmus (che egli stesso ha potuto realizzare in Portogallo. Parla piuttosto bene inglese e portoghese, ma se la cava anche in spagnolo. Fa parte della rete WeEurope, un rete di docenti, studenti ed esperti in Studi Europei che promuove la conoscenza e la sensibilizzazione in materia di integrazione europea, finanziamenti comunitari e sviluppo locale.
– Marco ha partecipato alla nostra gara “Diventa giornalista 2.0” e il suo articolo è stato selezionato per la pubblicazione.