Donne pagate meno degli uomini? Ecco come negoziare lo stipendio

Pubblicato il 22 Giu 2018

contrattare lo stipendio

Una nuova ricerca conferma che sebbene siano stati fatti passi avanti verso la parità di genere nel mondo del lavoro, esistono ancora disparità di trattamento, che si traducono in minore accesso ai ruoli dirigenziali a discapito delle donne manager e differenze salariali. Per lo stesso tipo di lavoro, le donne vengono pagate meno. Ecco alcuni consigli per negoziare meglio lo stipendio. (validi anche per il sesso maschile)

Immaginiamo la situazione: siamo riusciti a farci notare da un’azienda che davvero ci piace e siamo oramai giunti alla fase finale preliminare all’assunzione (o all’avvio della collaborazione), l’azienda ci ha richiamato dopo il primo colloquio e questo significa generalmente che siamo stati scelti e vorranno proporci il contratto e relativo trattamento. Come dobbiamo comportarci? Possiamo avanzare pretese?

Affrontare questa fase non è mai facile, soprattutto se si tratta del nostro primo lavoro e abbiamo poca esperienza sia lavorativa (su cui fare leva nella contrattazione), sia nell’arte della contrattazione vera e propria. Tale inesperienza ci può condurre a credere di dover ‘prendere o lasciare’, in realtà non è così, c’è sempre la possibilità di negoziare, nei modi dovuti e senza lasciarci prendere la mano. Ma partiamo dal presupposto che se siamo lì, se siamo stati scelti, abbiamo un valore agli occhi di quell’ azienda, specialmente se siamo nell’ambito delle professioni digitali.

La fase di contrattazione è difficile per tutti, ma per le donne di più.

Gender Pay Gap

Abbiamo parlato in altre occasioni di come esista a livello mondiale un tema gender gap, monitorato anche dal WWF:  secondo il suo Global Gender Gap Report in Italia una donna in media guadagna 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo. La differenza salariale è una delle forme di disparità di genere, probabilmente quello più evidente per l’oggettività dei numeri. Certo, negli ultimi 20 anni in tutto il mondo sono stati fatti molti progressi, come dicono anche i report internazionali di ILO – International Labour Organization -, tuttavia differenze anche marcate ancora esistono e nei Paesi occidentali come l’Italia si manifestano soprattutto nel trattamento salariale (gender pay gap) e nell’accesso ai ruoli dirigenziali.

Per esempio, una recente indagine condotta da Intermedia Selection, di cui ha parlato Avvenire, riporta che esiste sia una disparità di accesso alle posizioni dirigenziali, sia una disparità di stipendio a parità di mansioni. Così mentre appena il 5% del campione guadagna annualmente tra i 65mila ai 90mila euro l’anno, questa percentuale sale al 15% quando si tratta degli uomini; viceversa mentre il 45% delle femmine intervistate si piazza nella fascia di reddito più bassa (sotto i 35mila euro l’anno), questa cifra scende al 25% quando si tratta dei maschi.

Quali sono i motivi alla base di queste differenze? Esistono svariati motivi, spesso di tipo culturale,  se si considera il fenomeno gender pay gap in tutta la sua ampiezza; ma se si restringe il campo a osservare per quali motivi una stessa azienda paga meno donne che ricoprono stessa posizione degli uomini, sembra che il motivo sia fondamentalmente uno: la conciliazione famiglia-lavoro, la maternità.  Un tema ampio e complesso sul quale torneremo.

Per una giovane donna che si accinge a negoziare il suo primo contratto di lavoro, esiste dunque un punto di domanda in più: il mio stipendio sarà in linea con quello dei ‘colleghi’ uomini? 

E’ una domanda importante da porsi, poiché la risposta rivela in che tipo di azienda si sta andando a lavorare: se l’azienda non è attenta alla parità di trattamento già in questa fase, anche fare carriera al suo interno potrebbe dover fare i conti con l’handicap di essere donne. Questo ci porta al punto 1 dei nostri consigli su come contrattare lo stipendio (cioè capire con chi si ha a che fare), consigli che in realtà sono unisex, poichè hai tre scelte per affrontare una situazione di gender pay disparity:

  • pietra sopra: per te quell’azienda è finita, non andrai mai a lavorare per loro
  • coltelli tra i denti: tu vuoi quel lavoro, ma prima di tutto la dignità, vai all’incontro per dirgliene quattro
  • resilienza:  sei consapevole del problema, ma vuoi quel lavoro e intendi metterti alla prova come negoziatore, un ruolo che dovrai ricoprire spesso per fare carriera

Se fai parte del terzo scenario, continua a leggere i nostri consigli. Sappi che hai già fatto il primo importante passo per superare il disparità salariale: hai la volontà di chiedere! Un famoso studio fatto da Linda Babcock per il suo libro, Women Don’t Ask: The High Cost of Avoiding Negotiation—and Positive Strategies for Change ha rivelato che solo il 7% delle donne ha tentato di negoziare il suo primo stipendio, mentre il 57% degli uomini lo ha fatto. E quelli che hanno negoziato, sono riusciti ad aumentare il proprio stipendio di oltre il 7 per cento.

1 – Prima della contrattazione: preparati

Devi raccogliere più informazioni possibile su quello che è il trattamento economico per la posizione che ti viene offerta. Lo puoi fare in due modi:

  • Ricerca online: parti da tool come ConfrontaStipendio , che ti permetterà di verificare il range di stipendio. Poi informati attraverso altri siti, forum, social network (soprattutto Linkedin) per ottenere dettagli realistici. Cerca informazioni proprio sull’azienda che ti sta offrendo il lavoro (ma anche sulle dirette concorrenti), cerca di capire meglio la cultura aziendale, l’atteggiamento verso i dipendenti, la presenza di donne o meno in ruoli dirigenziali;
  • Trova amici, e amici di amici che fanno quel lavoro, in particolare donne, per avere una loro opinione: farti una chiacchierata può essere molto utile. Il trattamento economico  non è rappresentato solo dallo stipendio, ma altri eventuali benefit e opportunità che l’azienda offre, capire esattamente come funziona a livello contrattuale il settore, apprendendolo direttamente da altre persone può essere illuminante.
  • Autovalutazione: 1) realisticamente e dopo aver visto la media del settore, che stipendio pensi di meritare in base alle tue esperienze e competenze? 2) alla luce delle informazioni raccolte e dell’idea che ti sei fatto dell’azienda, sei sempre motivato a lavorarci? a cosa sei disposto a rinunciare pur di lavorare proprio lì? Per affrontare nel modo migliore la contrattazione, ti deve essere chiaro il tuo obiettivo.

2 – Negoziare

Nella maggior parte dei casi, per un giovane al primo contratto il margine di contrattazione è  molto stretto. Se quanto ti offrono è davvero molto lontano dalla tua idea di stipendio, manca la base stessa per negoziare, la tua posizione è meglio sia netta e decisa, dì che non accetti il lavoro a quelle condizioni, esprimi il motivo chiaramente, ringrazia e passa oltre. In questo modo, se l’azienda dovesse decidere di ripresentarti un’offerta sa che deve cambiare radicalmente la sua proposta, in caso contrario, peace and love.

Un buon suggerimento arriva da Ranstad: “Quando la negoziazione entra nel vivo, non devi mostrarti rigido sulle tue posizioni, anzi, devi mostrarti disponibile a considerare tutte le varianti della situazione. Ovviamente non chiedere cifre stellari o troppo lontane da quelle previste per quella determinata posizione, perché così facendo rischi solo di ottenere un rifiuto. Fai leva sulle tue competenze, la tua esperienza e la tua professionalità per far capire all’interlocutore che il tuo lavoro vale. Così come non bisogna esagerare sulla cifra richiesta, allo stesso tempo non bisogna svendersi o apparire disposti ad accettare tutto. Bisogna essere decisi ma elastici: un trucco spesso efficace è chiedere di più della cifra desiderata per poi cercare di ottenere un po’ di meno di quanto detto in partenza e avvicinarsi così il più possibile allo stipendio ambito. Cerca di gestire la negoziazione in tuo favore ma non mostrarti chiuso verso le proposte del datore di lavoro: magari la paga potrebbe non essere quella che vorresti, ma in aggiunta potrebbero essere previsti ulteriori benefits, come ad esempio i buoni pasto, orari più flessibili o altro ancora. Se poi dovrai affrontare un periodo di prova, considera che al termine, se avrai dimostrato il tuo valore, l’azienda potrebbe anche rivalutare la tua retribuzione e alzarla. ”

Stabilisci un rapporto con l’interlocutore, un rapporto empatico positivo: questo puoi farlo con la tua autenticità, una qualità palpabile (come il suo contrario) che viene apprezzata. Sii onesto con quelle che sono le tue aspettative salariali, ma entra in una logica win-win:  se ti offrono un contratto hanno visto del potenziale in te e ci tengono ad assumerti, e vogliono far partire il rapporto con il piede giusto, non avrebbe senso il contrario. Se lo stipendio proposto non è quello che ritieni corretto, fallo presente senza arroganza, dai loro la chance di illustrare per quale motivo hanno stabilito quello stipendio e in che maniera possono venirti incontro per soddisfarti, fai un’offerta!

E’ importante che tu riesca a mantenere un confronto sereno, senza dare ultimatum. La negoziazione si chiama così perché il suo obiettivo è che tutti vincano, o nessuno vinca, la conclusione deve essere soddisfacente per tutti. Per cui le tattiche che puntano a mettere all’angolo l’interlocutore, sempre che tu ci riesca, sarà sempre negativa.

3 – Prendi tempo

E’ tuo diritto prenderti un tempo ragionevole per riflettere sulla proposta e confrontarti per i tuoi dubbi con le tue persone di fiducia: i tuoi genitori o un fratello maggiore, il commercialista di famiglia, lo zio avvocato, un amico, un professore dell’università, un mentor.

E ricordati: lo stipendio è anche un punto di non ritorno, ovvero è la base minima dalla quale partirai per negoziare contratti futuri.

Link consigliato: The Ten Commandments for Negotiating Women

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