Accenture è un’azienda leader globale nel settore dei servizi professionali nell’ambito della consulenza, della strategia aziendale, della trasformazione digitale. In particolare Accenture opera all’intersezione tra business e tecnologia per aiutare i clienti a migliorare le proprie performance e creare valore sostenibile nel sistema economico. Con oltre 449.000 professionisti impegnati a servire i suoi clienti in più di 120 paesi, Accenture sostiene l’innovazione per migliorare il modo in cui il mondo vive e lavora.
Accenture è stata una delle aziende partner nella nostra Disruptor Challenge (il contest per studenti di University2Business) con due contest in ambito ‘Future of Human & Machine Interaction’, un tema oggi estremamente affascinante. Marco Siciliano, Accenture Senior Manager, che parteciperà all’evento del 25 gennaio Disruptor Challenge – La sfida Finale, ci spiega l’importanza dell’intelligenza artificiale e perché richiede competenze multi-settoriali e umanistiche.
Il tema del vostro contest è Future of Human & Machine Interaction. Come mai lo avete scelto?
Accenture, azienda che accompagna i principali player del Paese nel loro percorso di innovazione, guarda con grande attenzione al tema della robotica e dell’avvento dell’Intelligenza Artificiale, un tema che troppo spesso viene affrontato in un’ottica di contrapposizione uomo/macchina. La vera sfida del futuro è invece quella di leggerlo in un’ottica di potenziamento, come strumenti in grado di interagire con la quotidianità delle persone, migliorandola. Il tema del contest di quest’anno nasce proprio da questa consapevolezza e dalla volontà di rivolgerci direttamente ai tanti giovani appassionati di tecnologia da cui ci aspettiamo nuove idee e stimoli per sfruttare al meglio questa interazione.
Può raccontarci un progetto di AI che ha visto da vicino?
Accenture sviluppa moltissimi progetti basati sui benefici dell’Intelligenza Artificiale per chi la utilizza, a vari livelli. Tra i progetti che ho seguito in prima persona rientra sicuramente il Journalist Digital Assistant realizzato per il Secolo XIX di Genova. Si tratta di una piattaforma integrata con il sistema editoriale, che supporta in tempo reale il giornalista analizzando il testo dell’articolo in fase di scrittura e suggerendo in modo semplice e intuitivo informazioni rilevanti tratti dal corpus documentale della testata, aiutando il redattore a produrre contenuti più ricchi e aggiornati e sgravandolo da compiti meccanici. Un chiaro esempio di come il potenziamento apportato dall’AI non sia limitato alla produttività ma possa anche migliorare la qualità del lavoro ripensando l’interazione tra uomo e piattaforma.
Al centro di uno dei due contest da voi proposti c’è proprio il tema dell’Intelligenza Artificiale Responsabile. Può aiutarci a capire meglio di cosa si tratta?
Negli ultimi anni il trend culturale quando si parla di AI è stato spesso sbilanciato verso le discipline ingegneristiche: basta guardare il background della maggior parte degli influencer che definiscono i modelli culturali di riferimento. Così facendo, però, si rischia di ridurre l’AI al solo aspetto tecnologico. È invece fondamentale affrontare questo tema portandoci dietro anche il nostro bagaglio di competenze umanistiche e ponendoci il problema di come progettare questi sistemi con un approccio più rispettoso della sfera umana. Una necessità dimostrata anche dal punto di vista regolatorio, come testimonia la bozza recentemente stilata dalla Commissione Europea sui principi etici che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale dovrà seguire. La sfida della nostra challenge è dunque quella di capire come poter applicare la tecnologia per migliorare la qualità della vita nel pieno rispetto delle specificità e differenze proprie dell’essere umano.
Che volto ha l’innovazione in Accenture? Può descriverci come è l’ambiente lavorativo?
È un ambiente che fa della diversità di background un valore in grado di portare ricchezza a tutta l’organizzazione. Oggi guido un team di circa 40 persone, un gruppo di ragazzi e ragazze molto diversificato che al suo interno annovera statistici, ingegneri ma anche profili meno tradizionali rispetto alle professioni STEM, come economisti o esperti in scienze cognitive. È un team di giovani professionisti accomunati da passione e curiosità per i temi dell’innovazione che va oltre l’amore per la tecnologia intesa in senso stretto. Si tratta di una predisposizione che trova nella contaminazione tra competenze diverse e nella capacità di lavorare con un approccio imprenditoriale terreno fertile per sviluppare processi di ideazione e prototipazione di successo.
Puoi ancora iscriverti a Disruptor Challenge – La sfida finale, il prossimo 25 gennaio a Milano, qui tutto il programma.