Con Marco Bazzani, Innovation Manager del Gruppo Teoresi, abbiamo parlato dell’importanza di creare dei ponti tra università e mondo del lavoro, per offrire ai ragazzi la possibilità di cominciare a mettere a frutto le competenze apprese già durante gli anni di studio
Quante volte capita di pensare all’universo lavorativo come una realtà a sé, a cui accedere solo dopo essersi laureati o una volta terminato il percorso di studi? Probabilmente molto spesso. E altrettanto probabilmente la ragione è la stessa un po’ per tutti: mondo della formazione e mondo del lavoro fanno ancora oggi fatica a parlarsi, perché manca quel ponte che permette alle giovani ragazze e ragazzi di cominciare a sperimentare, mettere in pratica le competenze apprese durante i corsi e capire in quale direzione orientare la carriera professionale. Il tutto ancor prima di fare il grande ingresso nell’ecosistema lavorativo.
Cosa fa il Gruppo Teoresi
Ma iniziano a intravedersi nel panorama italiano alcune interessanti iniziative che puntano di fatto a creare un collegamento tra università e mondo del lavoro. Una di queste proviene dal Gruppo Teoresi, una società internazionale d’ingegneria specializzata in tecnologie di frontiera e che opera negli ambiti Smart Mobility (Automotive, Industrial, Railway, Aerospace), Life Science e Fintech e che da sempre partecipa attivamente all’evoluzione tecnologica che ormai da anni investe la società a tutti i livelli.
In questo senso, rappresenta un esempio perfetto di come le aziende possano creare connessioni significative con gli atenei e offrire opportunità concrete ai giovani già durante gli anni di studio.
Oltre alle competenze tecnologiche più avanzate, il Gruppo si avvale, infatti, di una risorsa davvero preziosa: i giovani studenti che coinvolge, forma e rende partecipi grazie a delle partnership con diversi centri universitari del panorama italiano. Il Gruppo Teoresi si occupa, infatti, di finanziare la ricerca accademica per promuovere la formazione e la crescita dei giovani professionisti, sviluppando in azienda gli Innovation Hub, gruppi di lavoro focalizzati sulle tecnologie emergenti dove i partecipanti possono progettare e realizzare le loro idee in un contesto interdisciplinare.
Per raccontare meglio l’iniziativa e capirne di più sul mondo delle tecnologie “a prova di futuro” abbiamo fatto una chiacchierata con Marco Bazzani, Innovation Manager del Gruppo Teoresi.
«L’attività del Gruppo può essere racchiusa nel concetto di “Innovazione applicata”. Cerchiamo di investigare tutte quelle tecnologie e competenze che possono avere applicazione diretta nel mondo del business».
Quali sono le figure più richieste nel settore delle tecnologie di frontiera e quali competenze devono avere?
«Teoresi è una società di ingegneria e lavora sulle tecnologie di frontiera. I i profili più ricercati nel nostro settore rimangono senza dubbio quelli STEM, con competenze in matematica, fisica, informatica e ingegneria. Oltre a queste skill più tecniche, è fondamentale che le risorse siano in grado di dimostrare una spiccata propensione al problem solving: questa abilità trasversale è essenziale per gestire e risolvere situazioni critiche, per affrontare le nuove sfide che il settore ci propone. Per essere sempre all’avanguardia, inoltre, è necessario avere quel quid in più che ci permette di anticipare le tendenze del mercato, rimanere competitivi ed essere all’avanguardia».
Avete lanciato gli Innovation Hub, cosa sono e quali sono i principali obiettivi di queste partnership con le università?
«Gli Innovation Hub sono dei veri e propri laboratori incentrati sui temi Life Science, Smart Mobility e Fintech. L’obiettivo? Generare un’innovazione continua. Li consideriamo dei veri e propri think tank, luoghi in cui collaborare a vari livelli e creare costantemente nuove idee. L’iniziativa degli Innovation Hub è nata qualche anno fa, a seguito di una serie di tech challenge lanciate internamente all’azienda; in seguito abbiamo deciso di mantenere attivi questi gruppi di lavoro interdisciplinari per creare sinergie con le università, portare avanti progetti di tesi innovativi e promuovere l’attività di ricerca e sviluppo su tecnologie di frontiera».
Quanto è importante per le aziende e per i giovani creare un ponte tra università e mondo del lavoro già durante gli anni di studio?
«Crediamo sia fondamentale creare un ponte tra università e mondo del lavoro già durante gli anni di studio. Noi, ad esempio, a oggi collaboriamo attivamente con 16 atenei italiani e cerchiamo di sviluppare connessioni specifiche nei territori in cui siamo presenti.
Questo ci permette di intercettare e acquisire nuove competenze facendoci ispirare dall’entusiasmo tipicamente universitario degli studenti, indispensabile per affrontare le sfide che il mondo del lavoro pone anche ai giovani. Dall’altra parte, offriamo agli studenti la possibilità di entrare in contatto con le necessità di un’azienda e di capire quali sono le skill effettivamente ricercate. Infine, durante l’esperienza in Teoresi, i nuovi talenti possono mettere in pratica ciò che hanno studiato. Un esempio su tutti: mettiamo a disposizione dei prototipi, per esempio nel campo delle sperimentazioni sull’auto a guida autonoma o nelle piattaforme di telemedicina, che diventano per gli studenti veri e propri laboratori».
Quali opportunità di crescita offrite ai giovani una volta terminato il tirocinio?
«Negli ultimi anni abbiamo seguito circa 80 tesi e la maggior parte degli studenti ha svolto anche un periodo di tirocinio di 6-7 mesi. Il 60% degli studenti è poi entrato a tutti gli effetti nel Gruppo Teoresi: ai giovani interessati, infatti, offriamo sempre la possibilità di continuare un percorso di inserimento all’interno dell’azienda.
Questa esperienza non solo consolida le competenze acquisite durante l’università, ma offre ai giovani l’opportunità di capire quali sono gli ambiti più interessanti per la loro carriera futura. Si tratta, a tutti gli effetti, di periodo di formazione in cui i ragazzi possono mettersi alla prova in vari ambiti ed esercitare le proprie competenze, allo scopo di comprendere cosa li appassiona di più».
Internazionalizzazione e South Working (o studying)
«Fuori dall’Italia Teoresi ha sedi in Germania, Svizzera e Stati Uniti: il Gruppo Teoresi offre la possibilità ai ragazzi interessati di trasferirsi per un periodo all’estero, per sviluppare il proprio progetto di tesi in un contesto internazionale, o per intraprendere la programmazione Erasmus della comunità europea.
Oggi, per esempio, abbiamo alcuni studenti in Germania e, in passato, c’è chi è andato negli USA. Reputiamo queste esperienze un’ottima opportunità, soprattutto perché consentono agli studenti di entrare in contatto con realtà lavorative diverse da quelle che potrebbero sperimentare nel nostro Paese, dove incontrare culture e mindset differenti, ma anche confrontarsi con partner stranieri. Si tratta di un’opportunità di crescita personale, oltre che professionale».
Accanto a questa spinta verso l’internazionalizzazione, c’è il South Working o South Studying, in questo caso.
«Stiamo attivando diverse collaborazioni con le università del meridione, per permettere a chi lo desidera di restare a studiare e a lavorare sul proprio territorio senza dover necessariamente spostarsi fuori regione o all’estero.
Ci piace l’idea di contribuire allo sviluppo di talenti locali e a creare valore con ricadute occupazionali sul territorio. In questo senso è emblematico il lavoro svolto nell’hub di Napoli, la sede di Teoresi più grande del Sud Italia, divenuta negli anni un polo di attrazione per le regioni limitrofe. In ottica di perseguire questo obiettivo, ma anche di entrare in contatto con nuovi talenti, Teoresi ha inoltre all’attivo una collaborazione con UniSalento: gli studenti delle lauree triennali e magistrali in ingegneria sono coinvolti attraverso seminari dedicati e progetti di R&D; inoltre possono lavorare in Teoresi ai loro tirocini e tesi, sviluppando competenze fondamentali per il proprio percorso professionale anche all’interno della stessa azienda.
Promuovere il South Working, quindi, è per Teoresi l’occasione di ribadire la fiducia nel territorio del Sud Italia e nei suoi talenti, oltre che nelle università: grazie alla collaborazione con le aziende, gli atenei possono infatti aumentare il numero di corsi o investire sulla formazione, diventando sempre più dei centri di eccellenza».
Quali competenze soft ritenete essenziali per lavorare nel settore delle tecnologie di frontiera?
«Oltre al problem solving, è fondamentale la capacità di lavorare in team, di comunicare con i colleghi e con chi guida il progetto di ricerca. Inoltre attribuiamo valore alla capacità di generare idee, di proporne e saperle valorizzare. Caratteristiche altrettanto essenziali sono la proattività e il costante desiderio di migliorarsi».
Su cosa bisogna puntare per essere attrattivi nei confronti dei giovani?
«Credo che offrire ai giovani l’opportunità di collaborare a progetti di ricerca sia un buon modo per coinvolgerli e stimolarli. In Teoresi cerchiamo, inoltre, di essere innovativi e di dare agli studenti la possibilità di contribuire all’innovazione, mettendo in pratica le proprie idee e lavorando per trasformarle in progetti reali».
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