Il World Economic Forum ha recentemente pubblicato il Global Information Technology Report 2016, che valuta i fattori, le politiche e le istituzioni che consentano a un Paese di sfruttare appieno le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per aumentare la competitività e il benessere. Buone notizie per l’Italia che scala quest’anno di 10 posizioni la classifica generale.
La digitalizzazione è ciò che oggi guida e spinge l’innovazione e di conseguenza la crescita economica, fatto che si traduce in occupazione e benessere della popolazione.
Il Global Information Technology Report è da diversi anni il documento di analisi che tiene monitorata la performance di 139 Paesi del mondo rispetto al processo di digitalizzazione e innovazione, restituendo una fotografia di quello che è il contesto competitivo col quale anche le imprese e la forza lavoro devono confrontarsi. Il report permette di individuare quali siano i principali trend dell’evoluzione economica: tra i fattori emersi quest’anno si evidenza l’importanza determinante della tecnologia quale fondamento dell’innovazione; la pressione sempre più forte che le aziende hanno a innovare continuamente per rimanere competitive; la carente capacità delle istituzioni e amministrazioni di stare al passo con l’evoluzione tecnologica; l’emergere di una nuova economia digitale (si pensi alla sharing economy, ndr) che richiede interventi anche di tipo politico e regolamentare.
L’Italia non si è mai classificata molto bene nella classifica “Networked Readiness Index”, dominata quest’anno da Singapore, seguita da ben 3 nazioni nord-europee (Finlandia, Svezia e Norvegia) e al quinto posto dagli Stati Uniti.
La buona notizia è che facciamo progressi: l’Italia è quest’anno nel gruppo dei top mover, e recupera 10 posti portandosi alla posizione 45. Si spiega nel report che “negli ultimi anni, il governo italiano ha varato una serie di politiche volte a migliorare la fornitura di servizi on-line per i suoi cittadini e la creazione di un ambiente migliore per le start-up e imprese innovative. Tuttavia, rimangono ancora situazioni negative nel settore del capitale di rischio e in generale nella situazione politica ed economica…”.
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