Job rEvolution: non è un refuso, è proprio scritto così ed è il titolo che lo studente universitario Alessandro Innocenti, vincitore nella categoria ‘Future Vision’ della Disruptor Challenge, il super contest di University2Business, ha dato al suo articolo che analizza l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro, indagando quali categorie di lavoratori potrebbero essere sostituite dai robot, quali opportunità si aprono per chi verrà rimpiazzato e quali sfide attendono le persone che svolgono professioni altamente qualificate e non immediatamente sostituibili. Ecco, di seguito, le riflessioni di Alessandro.
Job rEvolution: perché molti di noi saranno sostituiti?
Il mondo del lavoro si sta affacciando a una delle più grandi rivoluzioni della sua storia. L’implementazione di macchine con alto grado di autonomia e dell’intelligenza artificiale in tutti settori dell’industria, dei servizi e dell’educazione porterà a dei cambiamenti radicali dei quali non tutti saranno in grado di cavalcare l’onda. La sostituzione sarà inevitabile, poiché porterà grandi vantaggi in termini di produttività, affidabilità e costi. Pensiamo, ad esempio, che per il Regno Unito è previsto un PIL più alto del 10,3% al 2030 solo grazie all’introduzione dell’IA nell’economia nazionale [1], e che più di due terzi dei business leader credono che una spinta digitalizzazione delle loro aziende entro il 2020 sarà necessaria per rimanere nel mercato [2].
In Italia, si stima che per il 2030 il 39% dei posti di lavoro sarà ad alto rischio di automazione intelligente [3], con l’utilizzo di robot non assistiti dall’uomo per svolgere compiti in modo adattivo e predittivo. Ovviamente, non tutte le categorie di lavori e di lavoratori saranno ugualmente affette. Circa il 45% delle persone con livello di istruzione medio-bassa rischieranno di perdere il proprio posto, fatto che riguarderà soltanto il 16% dei laureati. In generale, solo la metà degli attuali occupati in mansioni ripetitive e poco skill-based, come quelle di operai, commessi, contabili, infermieri, autisti e inservienti, lo sarà ancora nel 2030. Si creeranno quindi due grandi categorie: chi perderà il lavoro facendo fatica a rientrare nel mercato per la carenza di capacità adatte, e chi sarà ancora molto richiesto grazie all’elevato grado di educazione.
Job rEvolution: quali opportunità per i sostituiti?
Riguardo la prima, quelli che perderanno il lavoro, è interessante prendere in considerazione come il 74% degli interessati è volenteroso di adattarsi e imparare il necessario per rimanere competitivo [4]. È prevedibile che saranno ancora più diffusi corsi di apprendimento online, basati su siti come Skillshare [5] o sui MOOC universitari. In questo modo si potrebbero formare tante persone con costi estremamente ridotti rispetto a corsi di formazione fisici, innovando radicalmente questo settore.
Circa le abilità da sviluppare, il pensiero corre subito a skill STEM. Spesso però si sottovaluta un altro grande settore nel quale le persone potranno essere impiegate, cioè i lavori che potremmo definire empathy-based. Sarà sempre più cruciale per le aziende fornire un’esperienza incentrata sull’utente, soprattutto basandosi sull’attenzione per i suoi bisogni e indicazioni tailor-made, per le quali una figura formata circa l’intelligenza emotiva sarà fondamentale [4]. Ad esempio, si pensi ad assistenti umani che aiutano i clienti a fare la spesa o a scegliere un articolo elettronico (anche online) in modo molto più diffuso e soprattutto più empatico rispetto alla situazione attuale, mentre le casse, la sistemazione degli scaffali e le pulizie sono gestite in modo completamente autonomo. Si tratta quindi di competenze che tutti in teoria possono sviluppare, a prescindere dal grado di istruzione.
Job rEvolution: quali sfide per chi rimarrà?
Parlando della categoria degli occupati con alta formazione, la sfida sarà mantenere aggiornata la propria conoscenza in un mondo che ne produce continuamente. Nel tempo che viene impiegato per leggere un articolo scientifico ne sono pubblicati altri dieci sullo stesso argomento [6], e quindi in uno scenario in cui si è sempre in maggiore competizione sia con altre persone che con intelligenze artificiali, il continuo aggiornamento sarà imprescindibile. Inoltre, sarà fondamentale essere quello che in inglese si definisce un “Jack of All Trades”, una risorsa con competenze profondamente multidisciplinari e orizzontali, capace di essere un punto di riferimento in ogni progetto. Il programma Alta Scuola Politecnica, da me seguito, è stato creato dai Politecnici di Milano e Torino proprio per quest’ultimo obiettivo, cioè fare in modo che i migliori studenti di Ingegneria, Architettura e Design non sviluppino soltanto conoscenze verticali, specifiche al loro settore, ma anche skill orizzontali, per essere pronti al meglio per il futuro mondo del lavoro.
Per supportare i dipartimenti di HR delle aziende nella scelta delle competenze più adatte per i vari progetti, si potrebbe pensare ad una digitalizzazione delle conoscenze, creando dei veri e propri Digital Twin [7] di persone. In essi potrebbero essere presenti i lavori passati, l’educazione, le conferenze, i corsi di formazione e anche valutazioni su tratti più astratti come leadership e intelligenza emozionale. Confrontando i Digital Twin con ciò che è richiesto dall’azienda, un software IA potrebbe capire i diversi “knowledge gap” e valutare come affrontare la situazione. Ad esempio, quali dipendenti impiegare, se sono necessari corsi di formazione o se possono essere invece utilizzate macchine autonome. È quindi probabile che il futuro non passerà soltanto dalla digitalizzazione dei processi, ma anche da quella delle nostre stesse persone.
Contributor: Alessandro Innocenti
Fonti
[1] https://www.pwc.co.uk/economic-services/assets/ai-uk-report-v2.pdf
[2] needed-for-both-their-current-role-and-their-future-career
[3] https://www.pwc.co.uk/economic-services/assets/international-impact-of-automation-feb-2018.pdf
[4] forces-shaping-2030-pwc.pdf
[5] https://www.skillshare.com/login
[6] https://cmte.ieee.org/futuredirections/2018/09/09/distributed-intelligence-distributed-knowledge-ii/
[7] https://www.forbes.com/sites/bernardmarr/2017/03/06/what-is-digital-twin-technology-and-why-is-it-so-important/