I Mondiali 2018 sono al centro dell’attenzione per molti sportivi in questi giorni, offrendo grandi emozioni anche se l’Italia non è in gara. Prendendo spunto dalla maggiore competizione nello sport più amato del mondo, i fondatori della startup Talents Venture, dati alla mano, hanno simulato un Campionato Mondiale dell’education, dove a competere sono gli investimenti in istruzione universitaria che ogni nazione fa. Ecco il tabellone e relativi vincitori.
Recentemente abbiamo parlato di Talents Venture, una startup innovativa che ha creato una piattaforma per sostenere il percorso universitario di giovani talenti da un punto di vista economico, aiutandoli ad ottenere un prestito per pagare le tasse universitarie, ma non attraverso i canali tradizionali.
Ebbene, Talents Venture, partendo dal tabellone dei Mondiali di calcio di Russia 2018, ha simulato tutte le partite tenendo in considerazione diverse statistiche inerenti agli investimenti della singola Nazione in istruzione universitaria e alla percentuale di cittadini con almeno una laurea breve.
Non a caso, la Danimarca è il Paese che tra le 32 nazionali partecipanti al Mondiale destina una quota maggiore della sua ricchezza nazionale a programmi di istruzione terziaria: una somma che ammonta a circa il 2,3% del suo PIL.
L’Australia, al secondo posto è la Nazione che, dopo la Russia, può vantare la maggiore percentuale di laureati che hanno terminato almeno un percorso di laurea breve. A incidere su questo dato è sicuramente l’Higher Education Contribution Scheme, il sistema di tassazione universitaria che permette ai ragazzi australiani di scegliere se pagare l’università al momento dell’iscrizione o rinviare il conguaglio delle tasse universitarie quando avranno a disposizione un reddito da lavoro.
E l’Italia? Non si qualifica nemmeno nella Education World Cup, purtroppo. Così come nel calcio, anche per l’istruzione universitaria la situazione non è delle più rosee. Se si escludono le nazionali per cui non è stato possibile reperire i dati, dice Talents Venture, l’Italia è il Paese con lo score peggiore. Le statistiche non lasciano spazio a dubbi: soltanto l’1,5% della spesa del governo è destinata all’istruzione universitaria, una cifra che rappresenta appena lo 0,8% del PIL. Impietoso è anche il quadro del numero dei laureati: soltanto il 15% della popolazione con età superiore ai 25 anni ha conseguito un titolo di laurea di breve durata.
Qui sotto il tabellone!