Certamente hai sentito parlare di open innovation, anche se non sempre è chiaro di cosa si tratti, visto che può essere realizzata dalle aziende in diverse maniere. Chi gestisce oggi all’interno delle aziende il processo di innovazione aziendale (che si traduce appunto in attività di open innovation) è oggi l’innovation manager. Ti spieghiamo di cosa si occupa, presentandoti anche un caso concreto: Carlotta Dainese di Siram.
Innovation manager, una figura fondamentale per molte aziende che hanno bisogno di accelerare i propri processi di innovazione e digitalizzazione.
Quando parliamo di innovazione, oggi, ci riferiamo a diverse cose, si può trattare di prodotti e servizi completamente nuovi, o modifiche significative a quelli già esistenti per renderli più rispondenti a nuove esigenze di mercato; si può trattare di rivoluzione nei processi organizzativi o produttivi; si può trattare addirittura di adottare una forma completamente nuova di organizzazione aziendale.
Fare innovazione è un processo che tradizionalmente ha sempre avuto a che fare sostanzialmente con l’invenzione di nuovi prodotti o con la loro modifica, un’attività alle quali le grandi società dedicavano un dipartimento R&D con ricercatori, scienziati, tecnici, ecc . Un mondo chiuso, in cui “fare innovazione” richiede certi tempi e certi costi, con risultati non sempre soddisfacenti. Con l’open innovation, al contrario, le aziende si aprono alla progettualità che arriva dall’esterno, attingendo a un bacino di nuove idee pressochè illimitato.
L’innovation manager serve a gestire questo processo.
Come riporta il sito “Mestiere Impresa” di BNL, un manager dell’innovazione ha il compito di analizzare e monitorare tutte le funzioni del business e capire quali di esse hanno bisogno di un intervento, o sono più sensibili, in tema innovazione. In genere, l’innovation manager è una figura di staff dell’azienda, ma può anche essere un consulente esterno che per un periodo di tempo viene inserito nell’attività per svolgere il suo compito di rinnovamento.
Ma quali sono le competenze di un innovation manager? Questa figura deve avere una professionalità trasversale, deve essere flessibile, creativo ma non deve mai perdere di vista il contesto in cui opera. Sono necessarie conoscenze tecniche e tecnologiche, possibilmente nello specifico settore industriale in cui si opera, competenze in marketing, che guidano questa figura nello studio del mercato di riferimento al fine di individuare le giuste strategie da attuare per far fronte ai cambiamenti anche in riferimento ai concorrenti. Inoltre, capacità di gestione aziendale tese a capire come trasformare i processi organizzativi dell’universo azienda, anche in un’ottica di stimolazione della creatività all’interno del team; e competenze in materia economico-finanziaria perché si avverte forte la necessità di pianificare una strategia di innovazione anche in questo senso.
Fondamentale è anche, sopratutto nell’ottica di open innovation realizzata attraverso lo scouting di startup, la relazione che l’innovation manager è capace di creare con il mondo delle università e della ricerca, poli tecnologici, acceleratori, incubatori, dipartimenti di trasferimento tecnologico.
L’innovation manager di Siram, Carlotta Dainese
Carlotta Dainese è piuttosto giovane, ma ha già sviluppato un bellissimo percorso professionale prima di arrivare a ricoprire dallo scorso anno la carica di innovation manager in Siram, società storica nel panorama italiano che si occupa di manutenzione di grandi impianti per la produzione e la distribuzione di energia, che dal 2014 è parte del gruppo francese Veolia, colosso della circular economy.
Piacentina, studi al Politecnico di Milano in ingegneria aerospaziale, circa 3 anni spesi nella ricerca, (tra l’altro ha lavorato anche nel progetto “Rosetta“); poi ha lavorato in Edison e EDF , entrambe multinazionali dell’energia, per approdare lo scorso anno in Siram.
“Il Dipartimento innovazione nasce 1 marzo 2016 con il mio ingresso nel gruppo, – racconta la giovane manager a Startupbusiness – inizialmente il dipartimento era parte della direzione tecnica, oggi è una business unit indipendente e uno dei miei primi compiti è fare scouting di tecnologie”.
Lo scouting di tecnologie (o processi, o modelli di business) è una delle missioni della open innovation e Siram è molto interessata a cercarla nel mondo startup, attraverso appunto collaborazione con diverse Università.
“Naturalmente abbiamo la nostra rete di responsabili di innovazione in tutti i Paesi che ci permette di avere una visione ampia – spiega Carlotta – in Italia in particolare collaboriamo con il programma Startup Intelligence del Polihub del Politecnico di Milano e con le facoltà di Ingegneria delle Università di Parma e di Ferrara. Abbiamo modificato il modo di operare: in precedenza quando trovavamo una nuova tecnologia eseguivamo progetti pilota internamente, oggi cerchiamo anche tecnologie già pronte, o quasi, per essere portate sul mercato alle quali associamo un modello di business, per questo oggi il mio lavoro è molto vicino alla direzione commerciale e allo sviluppo”.
Siram sta anche già valutando diverse startup con le quali collaborare, ma il processo è appena all’inizio. “ il Dipartimento innovazione è molto giovane e abbiamo anche un comitato su innovazione dove oltre a me ci sono i direttori prime linee e che si occupa di identificare progetti da portare a livello superiore nel piano strategico di Siram. Abbiamo anche realizzato un progetto che si chiama Innovation Map grazie al quale i tremila dipendenti di Siram spari in sei sedi e 130 presidi in tutta Italia possono contribuire ad elevare la temperatura dell’innovazione della società. Si tratta di un sistema di formazione che consente di raccogliere proposte, idee, miglioramenti e la risposta è stata così elevata tanto da spingerci a progettare e realizzare un incubatore interno, Siramlab che lanceremo a breve”. L’incubatore sarà dedicato a persone di Siram i cui progetti saranno selezionati e sviluppati, parteciperanno a questo progetto circa 60 dipendenti della società e i processi sono gestiti da una piattaforma che Veolia ha già impiegato in altre zone del mondo.