E’ finita l’era dell’università-parcheggio? Ci sono meno immatricolazioni, ma evidentemente più motivazione, perché la maggior parte dei laureati sono studenti in corso, che nel 70% dei casi trovano lavoro. Sono alcune delle risultanze dei “Rapporti AlmaLaurea 2018 su Profilo e Condizione occupazionale dei laureati”, lo studio che fotografa la situazione universitaria italiana grazie al coinvolgimento in un’indagine di 74 università aderenti al Consorzio. Incoraggianti i dati dell’ultimo documento recentemente presentato.
Occupazione dei laureati
A un anno dalla laurea lavora il 71,1% dei laureati di primo livello (+2,9% rispetto al 2006) e il 73,9% dei magistrali biennali (+3,1%). Per il quarto anno consecutivo si registra una diminuzione del tasso di disoccupazione; rispetto al 2013 il calo è di 9,2 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 6,5 punti per quelli magistrali biennali (nell’ultimo anno la contrazione è, per entrambi i collettivi, di 3,4 punti percentuali).
Per quanto riguarda la tipologia contrattuale, l’attività autonoma (liberi professionisti, lavoratori in proprio, imprenditori, ecc.) riguarda il 12,9% dei laureati di primo livello e il 7,3% dei laureati magistrali biennali occupati: entrambi i valori sono in diminuzione rispetto all’indagine dell’anno scorso (rispettivamente, -1,5 e -1,4 punti percentuali). Anche i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato risultano in calo rispetto all’indagine dell’anno scorso: tra i laureati di primo livello tale quota è pari al 23,5% (-5,5 punti percentuali rispetto al 2016); tra i laureati magistrali biennali è pari al 26,9% (-7,0 punti percentuali rispetto al 2016). Nell’ultimo anno si registra invece un aumento dei contratti non standard (in particolare alle dipendenze a tempo determinato) pari al 38,1% per i laureati di primo livello e al 34,3% per i magistrali biennali (rispettivamente, +5,2 e +6,9 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione).
La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è, in media, pari a 1.107 euro per i laureati di primo livello e 1.153 euro per i laureati magistrali biennali. Seppure rispetto allo scorso anno non si registrino variazioni di rilievo, nell’ultimo quadriennio le retribuzioni reali (ovvero che tengono conto del mutato potere d’acquisto) percepite dai laureati ad un anno risultano in aumento: +9,7% per i laureati di primo livello, +9,9% punti percentuali per i magistrali biennali. L’incremento evidenziato non è però ancora in grado di colmare la significativa perdita retributiva registrata nel periodo 2008-2013 (-23,2% per il primo livello, -19,5% per i magistrali biennali).
Resta vero che laurearsi conviene. All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della disoccupazione. Generalmente i laureati sono in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro, disponendo di strumenti culturali e professionali più adeguati. I laureati godono di vantaggi occupazionali significativi rispetto ai diplomati di scuola secondaria superiore durante l’arco della vita lavorativa: nel 2017, il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è il 78,3% tra i laureati, contro il 65,5% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, nel 2013 un laureato guadagnava il 41,2% in più rispetto ad un diplomato di scuola secondaria superiore. Certo, il premio salariale della laurea rispetto al diploma, in Italia, non è elevato come in altri Paesi europei (+52,6% per l’UE22, +66,3% per la Germania e +53,0% per la Gran Bretagna), ma è comunque apprezzabile e significativo e simile a quello rilevato in Francia (+54,4%).
Il rapporto AlmaLaurea mostra anche che fare un’esperienza di studio all’estero con un programma europeo o svolgere un tirocinio curriculare o avere lavorato durante gli studi, a parità di condizioni, aumenta le chance di trovare un lavoro ad un anno dalla conclusione degli studi. Nello specifico, le esperienze di studio all’estero con programmi europei aumentano le chance occupazionali del 14,0%, i tirocini del 20,6% e aver lavorato occasionalmente durante gli studi del 53,0%.
Profilo dei laureati
I laureati del 2017 hanno un’età media alla laurea di 26 anni (nel 2016 era 26,1 anni), diminuita in misura apprezzabile rispetto alla situazione pre-riforma (27 anni nel 2007). Si conferma la tendenza positiva sulla regolarità degli studi: quest’anno per la prima volta si registra la laurea in corso per più della metà dei laureati (51,1%). Il voto medio di laurea è sostanzialmente immutato negli ultimi anni ed è pari a 102,7 su 110.
Le donne rappresentano il 59,2% del totale (dato già noto e consolidato: le donne da tempo costituiscono oltre la metà dei laureati in Italia e il sorpasso è avvenuto nell’a.a. 1991/92 in Italia).
Nel 2017 quasi la metà dei laureati (46,2%) ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Il 23,9% degli studenti si trasferisce dal Mezzogiorno negli atenei del Centro e del Nord.
La quota di laureati di cittadinanza estera, aumentata apprezzabilmente negli ultimi 10 anni, è del 3,5%.
(immagine di copertina: TRENTO, Italy, May 13th, 2017 – Cerimonia di laurea nella piazza principale della città)