Far imparare ai giovani come trasformare un’idea in un business sostenibile e quale strada seguire per diventare imprenditori innovativi domani. È questo l’obiettivo verso il quale ha puntato il Politecnico di Torino organizzando la prima edizione di CAST – Creating A great Startup, la Summer School, organizzata in collaborazione con l’Entrepreneurship and Innovation Centre (EIC) del Politecnico di Torino, che per tre settimane ha tenuto impegnati in lezioni e workshop interattivi 30 studenti dei corsi di laurea magistrale e di dottorato dell’ateneo piemontese e delle università partner di Unite!, il network universitario per l’innovazione, la tecnologia e l’ingegneria che riunisce, oltre al Politecnico di Torino, la Technical University of Darmstadt, la Aalto University, la Grenoble INP Graduate school of Engineering and Management, il KTH Royal Institute of Technology, la Universidade de Lisboa, la Universitat Politècnica de Catalunya.
L’importanza di apprendere le skill per diventare imprenditori innovativi
Divisi in sei gruppi, i giovani studenti selezionati (67% iscritti ai corsi di laurea magistrale e 33% dottorandi, provenienti da diverse aree dell’ingegneria e dell’architettura) hanno avuto modo di lavorare su idee da loro proposte o su tecnologie brevettate dall’Ateneo confrontandosi con tutti quegli elementi, teorici e pratici, che caratterizzano lo sviluppo di un’idea imprenditoriale. Il percorso è stato infatti pensato per fornire le competenze adeguate alla creazione di startup, quali consapevolezza, mentalità e abilità imprenditoriali, nonché comportamenti innovativi come il digital team work e la virtual communication. È solo con queste skill infatti che si può diventare imprenditori innovativi.
CAMELOT, il progetto vincitore della prima edizione di “Creating a great Startup”
Alla fine del percorso i team hanno presentato i loro elaborati a una giuria composta da personalità locali e internazionali del mondo imprenditoriale. Ad essere premiato è stato il progetto CAMELOT (struCturAl ModEL cOrroboration Toolbox) realizzato dal gruppo composto da Serena Campioli, Giorgia Coletta, Gaetano Miraglia, Davide Pederbelli, Amair Revilla e Riccardo Valpiani, che ha saputo sviluppare un’idea imprenditoriale potenzialmente capace di creare valore per l’ecosistema locale.
Ci siamo fatti raccontare questa esperienza direttamente dalla voce della leader del gruppo CAMELOT Serena (studentessa del corso di laurea magistrale in Ingegneria Aerospaziale con specializzazione in Spazio), che insieme a Giorgia (iscritta ad ingegneria civile Giorgia è ingegnere civile, dottoranda in Beni Architettonici e Paesaggistici) rappresenta idealmente la quota rosa del gruppo dimostrando come le materie STEM non sono ad appannaggio solo dei ragazzi.
Serena, come avete saputo che c’era l’opportunità di partecipare alla CAST Summer School?
«Amair, Davide, Riccardo e io siamo venuti a conoscenza della CAST Summer School tramite i servizi offerti al Politecnico, ovvero e-mail, portale web e profilo ufficiale LinkedIn; mentre Gaetano e Giorgia l’hanno saputo tramite i servizi offerti dall’Area Trasferimento Tecnologico e Relazioni con l’Industria (TRIN), essendo due tra gli inventori del progetto CAMELOT all’interno del DISEG (Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica). CAMELOT, infatti, rientra tra quei progetti portati avanti durante la Summer School in quanto già avviati dall’Ateneo».
Come vi siete incontrati e, soprattutto, come è stato formato il gruppo di lavoro?
«Mentre Giorgia e Gaetano, come dicevamo, lavorano nello stesso gruppo di ricerca l’EED (Earthquake Engineering and Dynamics) Lab e collaborano da circa tre anni, Amair, Davide, Riccardo e io ci siamo conosciuti nella CAST Summer School. Dopo le presentazioni dei progetti, ci è stato fornito un Doodle per esprimere la preferenza di appartenenza ai diversi gruppi e così tutti e sei abbiamo scelto di lavorare su CAMELOT. Sin da subito abbiamo utilizzato le tecnologie a nostra disposizione per poter parlare e scambiare informazioni più velocemente: abbiamo creato un gruppo Telegram e poi abbiamo organizzato diverse chiamate Zoom o Skype per conoscerci meglio e lavorare a distanza».
Come nasce il vostro progetto e quali sono i suoi obiettivi?
«L’EED Lab lavora da anni sulle tematiche del monitoraggio strutturale dinamico e, sotto la guida del professor Rosario Ceravolo, si è deciso di concretizzare anni di ricerca all’interno di uno strumento/software che fosse in grado di fornire una soluzione innovativa per il monitoraggio della salute strutturale di edifici e grandi strutture/infrastrutture civili.
All’interno della CAST Summer School, il nostro team ha delineato il business model e definito la soluzione da immettere sul mercato. CAMELOT ha l’obiettivo di supportare ingegneri e tecnici nelle fasi di “decision making”, proprio come gli strumenti diagnostici supportano i medici. Nel nostro caso i pazienti sono le grandi strutture e infrastrutture civili».
Come l’università vi ha supportato nella realizzazione del progetto?
«In un primo momento a seguirci è stato l’ufficio del trasferimento tecnologico e successivamente, con la partecipazione alla Summer School, abbiamo collaborato con alcuni mentor e tutor, tra cui Giulio Perotti e Alice Rosiello, e abbiamo avuto il supporto di professori e personalità importanti dell’ambiente, tra cui Gigi Wang (Industry Fellow UC Berkeley), la professoressa Alessandra Colombelli, il professor Emilio Paolucci, il dottor Shiva Loccisano (direttore dell’ufficio trasferimento tecnologico del Politecnico) e l’inventore di CAMELOT, il professor Rosario Ceravolo. Con mentor e tutor abbiamo avuto la possibilità di effettuare videochiamate e riunioni per risolvere i nostri dubbi, confrontarci e ricevere dei feedback sul lavoro svolto. Inoltre, Alice Rosiello ci ha aiutati sugli aspetti tecnici ed è sempre stata presente in ogni videochiamata, essendo anche lei nel gruppo Telegram».
Prossimo step dopo il primo posto alla Summer School?
«A seguito della premiazione del nostro progetto nella prima edizione della CAST Summer School abbiamo in programma di depositare il brevetto e di realizzare un business plan per lanciare la nostra soluzione sul mercato. Parallelamente si effettuerà una fase di ricerca di fondi per proseguire con le attività del progetto.
Se CAMELOT avrà successo, e ne siamo certi, sarà virtualmente possibile dare voce a tutte quelle strutture e infrastrutture che sono in pericolo e hanno bisogno di interventi urgenti. In altre parole, le strutture avranno finalmente la possibilità di comunicare dei sintomi, come farebbe un paziente con il proprio medico».