Quali opportunità di carriera si nascondono dietro al mondo del gaming? Un universo affascinante e in continua espansione, proprio come ci ha raccontato Cristina Nava, Producer in Ubisoft Milan
«Sviluppare videogiochi non è un gioco, è una vera e propria professione, bella e impegnativa, e richiede passione. Ed è poi la passione il ‘motore che alimenta il gioco’». È con queste parole che Cristina Nava ha cominciato a raccontarci cosa significa lavorare nel mondo del gaming.
Cristina attualmente ricopre il ruolo di Producer presso Ubisoft Milan. Con alle spalle una carriera di 15 anni nell’industria del gaming, ha visto il mondo dei videogiochi evolversi notevolmente nel corso del tempo e lei, in parte, ne è stata anche un po’ la protagonista.
L’abbiamo conosciuta durante “Play your future – Esplora le professioni del futuro”, l’evento organizzato da Giffoni Innovation Hub e Adecco in occasione della Milano Digital Week e con lei abbiamo cercato di mettere a fuoco quali opportunità di carriera si nascondono dietro un ecosistema così affascinante e creativo.
Com’è nata la tua passione per il mondo del gaming e come si è trasformata in una professione?
«Sin da bambina ero appassionata di questo mondo. Ricordo ancora le prime console portatili e i giochi Game & Watch con cui ho cominciato. Non avrei mai immaginato, però, che il mio universo lavorativo sarebbe stato questo. Ho cominciato quando le professioni dei videogiochi non erano molto conosciute e soprattutto quando non c’era ancora una chiara idea che sviluppare videogiochi potesse essere un vero e proprio lavoro, oltre a un’opportunità di carriera e di crescita. Inizialmente, volevo fare la sceneggiatrice per il cinema e la TV, scrivevo storie per fumetti e lavoravo nel settore cinematografico e televisivo.
Poi ho scoperto che uno studio di sviluppo di videogiochi a Milano stava cercando un game designer. Ho deciso di provare e ho inviato il mio curriculum, nonostante non avessi esperienza in quell’ambito. Alla fine, essermi comunque buttata mi ha ripagata: un anno dopo sono stata chiamata per il ruolo di scrittrice. Ed è così che nel 2008 ha inizio la mia carriera in Ubisoft Milan. Non nego che all’inizio pensavo sarebbe stata solo una piccola parentesi della mia carriera professionale, proprio perché mancava ancora la giusta consapevolezza attorno a questo settore.
Il mio percorso in Ubisoft non è stato canonico: oltre al ruolo di scrittrice, ho ricoperto quello di Game Designer, Lead QA (i.e. Lead Devtester), per approdare al project management nel ruolo di Associate Producer prima, e poi di Senior Associate Producer e infine Producer. E così mi sono ritrovata non più a creare contenuti ma a gestire e coordinare l’intero team».
Cosa ti piace del tuo lavoro e cosa ti motiva?
«Una delle cose che amo di più è la possibilità di lavorare con talenti straordinari di tutte le generazioni, portando avanti la mia grande passione: sviluppare videogiochi. In particolare, mi entusiasma interagire con i giovani della Generazione Z e i Millennial. Vederli crescere professionalmente e diventare veri e propri esperti nel loro campo è una delle motivazioni più grandi.
Allo stesso tempo, dar vita a videogame che promuovono lo spirito di squadra, l’amicizia e i buoni sentimenti è altamente gratificante, come anche vedere i giocatori divertirsi. La gioia che traggono dalle nostre creazioni è una continua fonte di ispirazione immensa.
Mi piace molto condividere la mia esperienza con chi si affaccia per la prima volta al mondo dei videogiochi, partecipando a eventi in cui posso incontrare studenti e giovani ragazze e ragazzi, magari ispirandoli a intraprendere la mia stessa carriera o semplicemente aiutandoli a chiarirsi le idee».
Quali progetti ti hanno entusiasmato di più fino ad ora?
«Durante i miei 15 anni di carriera in Ubisoft Milan ho lavorato su diversi progetti, e ognuno di essi ha lasciato un segno indelebile nella mia storia professionale. Non posso però negare che Mario + Rabbids, la serie nata proprio in Ubisoft Milan in collaborazione con Nintendo, e che unisce il mondo di Super Mario con i nostri pestiferi Rabbids, occupi un posto speciale nel mio cuore. Sono molto affezionata sia a Mario + Rabbids Kingdom Battle che al suo sequel Sparks of Hope, che rappresentano, per me e per tutto il team, un sogno che è diventato realtà e che ci ha portato al successo internazionale».
Quali competenze sono necessarie per lavorare nel mondo del gaming?
«Ogni ruolo nel processo di sviluppo di un videogioco richiede competenze specifiche, come la programmazione, il game design, l’animazione e il testing, solo per citarne alcune. È chiaro che le competenze tecniche dipendono molto dallo specifico ambito in cui si opera. Ogni professionista avrà un bagaglio di skill che gli permetteranno di far bene il proprio lavoro.
Ma quello che dico sempre è che è la passione il “motore che alimenta il gioco”. Fare videogiochi non è un gioco, è una vera e propria professione, bella e impegnativa allo stesso tempo. Ed è per questo che è molto importante che ognuno riesca a individuare il proprio talento e interesse specifico.
È anche fondamentale avere una buona dose di creatività e curiosità, per cercare sempre nuove soluzioni per dar vita a esperienze memorabili, nuovi mondi, regole, sfide, storie. C’è poi la perseveranza, che rappresenta un’attitudine centrale soprattutto in un settore come quello del gaming, in cui la sana competizione è davvero alta e, non per ultima, la capacità di saper lavorare in team».
Quali professioni indicheresti come emergenti nel settore del gaming?
«Ce ne sono tante, come gli UX/UI designer, ovvero i designer progettisti della User Experience, che sono sempre più richiesti, o i Game Data Analyst.
La grandissima novità è l’AI Generativa, che sta crescendo e migliorando a un ritmo sorprendente. Un anno fa non avremmo mai pensato che potesse raggiungere livelli simili. Senza dubbio pone delle sfide che riguardano anche le professioni e le loro evoluzioni, ma le innovazioni tecnologiche ci sono sempre state. Per questo, se usata bene, l’Intelligenza Artificiale può davvero liberare i creatori dai compiti più ripetitivi, permettendo loro di essere ancora più creativi.
Non solo, pensiamo a quante professioni stanno nascendo e nasceranno in futuro attorno all’AI: una di queste è il Prompt Designer. In ogni caso, le professioni tradizionali come game designer, programmatori, narrative designer, animatori, grafici, sound designer e tester saranno sempre necessarie. Sbaglia chi pensa che scompariranno, perché in realtà rappresentano i pilastri».
Si stanno facendo passi avanti per ridurre il gender gap nel mondo del gaming?
«Come nella maggior parte delle professioni, anche nel gaming, ci sono ancora disparità di genere. Tuttavia, negli ultimi anni ho visto un aumento significativo del numero di donne che lavorano nel settore. Credo che potremo ritenerci soddisfatti quando finalmente un giorno non ci sarà più nemmeno bisogno di parlare di gender gap.
Ciò che invece è importante fare adesso è parlare alle ragazze, perché è fondamentale che sappiano che hanno le stesse opportunità dei ragazzi e che queste professioni sono davvero accessibili a tutti. In Ubisoft Milan siamo molto attenti a garantire un’ampia presenza femminile e cerchiamo di reclutare più donne possibili. In altre parole, serve dare loro quella fiducia in loro stesse e quella motivazione che spesso mancano proprio a causa di stereotipi precostituiti che la nostra società porta ancora oggi con sé».
Quali consigli daresti ai ragazzi che vogliono entrare nel mondo del gaming?
«Innanzitutto, è importante giocare e conoscere i videogiochi per poter lavorare in questo settore. È fondamentale avere una mente aperta e curiosa, perché il videogioco è pervasivo e richiede una conoscenza approfondita del mondo dell’intrattenimento, film, serie TV, fumetti.
Se ci pensiamo, sono ambiti molto collegati tra loro. È necessario essere costantemente aggiornati e studiare per tenersi al passo con le nuove tendenze. Un gamer che gioca un nostro gioco ci regala il suo tempo, e per questo è un nostro dovere restituirgli un’emozione e un’esperienza che in qualche modo lo arricchisca».
Come vedi l’evoluzione del gaming nel futuro e quali tendenze emergenti potrebbero interessare di più ai ragazzi?
«Sono ottimista sull’evoluzione del gaming perché fa parte integrante della nostra vita e dell’esperienza di intrattenimento. Anche in Italia, seppur con un po’ di ritardo rispetto ad altre nazioni, il panorama è sempre più ricco, sia in termini di opportunità lavorative che di diversificazione dei generi di gioco, che sono in continua espansione. Accanto alle pietre miliari, si svilupperanno quelli più di nicchia e questo farà sì che ognuno ‘avrà il suo gioco a cui giocare’».
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