Quando si entra nel mondo del lavoro, spesso ci si imbatte in una realtà che non appaga le nostre aspirazioni. Questo può essere la molla che fa scattare la voglia di creare la propria impresa, creando un universo lavorativo dove ci si sente realizzati, facendo quello che si ama.
Oggi Diego Tartaglia, co-fondatore insieme a Selene Latella e Vanessa Scodeggio della startup Runtime Productions, ci racconta come, partendo dalla passione pura per la comunicazione e il video making, si possa costruire un’azienda con obiettivi ambiziosi.
Runtime Productions non è una semplice casa di produzione, è un’azienda appena nata che propone una strategia nuova ed alternativa di fare advertising.
Ciao Diego, come è nata l’idea di fondare una casa di produzione e quale è la novità che Runtime Productions vuole portare nel mondo dell’advertising?
Un anno fa è avvenuto un turning point importante per me, Selene e Vanessa, co-fondatrici di Runtime Productions. Nel mio caso, il momento di cambiamento è stato determinato dalla crisi e dai conseguenti tagli del personale che l’azienda di comunicazione musicale dove lavoravo ha dovuto fare. Selene aveva appena concluso il contratto lavorativo presso un’azienda di cosmetici che, per sua scelta, non aveva voluto rinnovare. Vanessa aveva un contratto a progetto, che stava per scadere. Quella è stata l’occasione di fare qualcosa di nostro e di metterci in gioco. Tutti e tre, dunque, ci siamo lanciati in una startup, perché in quel momento sentivamo che costruire qualcosa che ci appartenesse era esattamente ciò che dovevamo e volevamo fare. L’idea di concentrarmi sul settore video, in particolare, era chiara nella mia testa già dalle prime esperienze post universitarie presso case di produzione.
Al primo mese di fondazione ci siamo scontrati con il mercato pressoché impenetrabile dal punto di vista cinematografico e televisivo, quindi abbiamo deciso, senza cambiare la natura della società, di concentrarci sul branded content. Questo è il nostro fattore distintivo, che in Italia fino a tre anni fa era conosciuto da ben poche persone. La pubblicità classica, con l’avvento delle tecnologie web, non funziona più, soprattutto se si parla della fascia 18 – 35 anni, perché siamo esposti al web, dove è possibile eliminare l’advertising con semplici programmi. In America, per ovviare a questa crisi nel settore pubblicitario, hanno inventato una nuova tipologia di advertising, in cui non viene più creato lo spot di 30 secondi che lo spettatore subisce passivamente, ma è costruito un prodotto di intrattenimento vero e proprio, come le web serie, dove tutto, dai personaggi alla trama, serve a trasmettere non più il semplice prodotto ma i valori propri del brand.
Per fare un esempio italiano abbastanza eclatante, con Benvenuti al Sud Poste Italiane è riuscita a trasmettere i valori tipici della loro comunicazione: accoglienza, calore, famiglia ecc. Noi, per il momento, ci concentriamo sul web, dove da giugno lanceremo la nostra prima web serie branded content, proprio per l’incubatore di startup Speed MI Up.
Tu, Selene e Vanessa avete un trascorso universitario da studenti di economia alla Bocconi, ma vi siete concentrati su un ambito che non fa prettamente parte del piano di studi della vostra università. Senti di suggerire sempre di seguire le proprie passioni nonostante inizialmente possano mancare delle competenze di base o pensi ci sia un limite, per il quale è necessario avere un team dove delle competenze nell’ambito sono imprescindibili fin dal principio?
Nel mio caso ha contato molto seguire prevalentemente la passione, ma nel momento in cui serve adoperare conoscenze di comunicazione e di branded management, il marketing che abbiamo studiato durante i corsi universitari capita di applicarlo ogni giorno. In realtà le due cose, la produzione video e gli studi economici, possono convivere e per fortuna le ho potute unire. Dall’altra parte, per le ragazze si parla di passione per la comunicazione, infatti, nonostante siamo al pari come responsabilità, loro si occupano maggiormente di marketing puro, mentre io mi occupo della produzione.
Quanto ha influito il fatto di partecipare con la vostra startup a un programma di incubazione (nel vostro caso Speed MI Up), per lo start della vostra azienda?
La società è stata fondata a marzo e abbiamo partecipato al progetto Speed MI Up a giugno. Nei primi tre mesi dalla nascita siamo stati, posso dirlo, degli incoscienti perché sapevamo ben poco di tutta una serie di impegni e responsabilità che avremmo dovuto assumerci. Ci sono degli obblighi di legge che non si possono evitare e nel momento in cui siamo entrati nell’incubatore, ci sono stati insegnati e abbiamo cominciato ad imparare a modellare la nostra impostazione mentale in una maniera più imprenditoriale, piuttosto che rimanere dei “dipendenti sognatori”. Ho visto questo cambiamento anche in altri ragazzi che hanno partecipato al progetto, proprio perché il fatto di avere un tutor che segue ad hoc la strategia della tua startup e professori master presso i quali seguire le lezioni, mettono in luce molti aspetti che prima non si prendevano in considerazione.
Quali sono le prospettive di Runtime Productions per il 2016?
Devo dire solo quelle del 2016?
Il nostro business è particolare, può stare in piedi anche da solo se cerchiamo di scendere a compromessi con i clienti che richiedono una semplice creazione di brevi contenuti pubblicitari. Per entrare ufficialmente nel mercato stiamo cercando investitori esterni, il nostro piano è sviluppare dei progetti originali da lanciare su internet e quindi usarli come marketing per il nostro brand. Una volta viralizzati i contenuti possiamo andare a presentarli ai clienti, mostrando la fidelizzazione creata. Dobbiamo quindi crearci uno storico, sviluppando dei progetti originali.