Nei giorni scorsi c’è stata la premiazione dei progetti d’impresa green ReStartAlp (che supporta startup della montagna), di cui avevamo parlato in occasione del lancio della call4ideas. A vincere i progetti proposti da due donne Sara Armellino ed Evelina Felisatti. Un piccolo segnale positivo sulla vocazione sempre più espressa del talento femminile per il mondo d’impresa, in linea con quanto emerge anche a livello internazionale.
Il gender gap nel mondo imprenditoriale (così come in altri settori) è piuttosto presente e sentito in tutto il mondo, a partire dai Paesi del Medio Oriente e Nord Africa, fino ad arrivare alla tanto declamata Silicon Valley, in cui la presenza di donne all’interno della tech industry è bassissima. Eppure c’è qualche segnale di cambiamento, perchè secondo alcune indagini sempre più donne entrano nel mondo d’impresa.
Tempo fa avevamo parlato del report WEF sul Gender Gap, che puntava l’indice in particolare sulle competenze digitali, e che indicava come sia indispensabile recuperare e coinvolgere sempre di più il talento femminile anche per far evitare il peggioramento della cosa: nell’era della quarta rivoluzione industriale, in un mondo del lavoro sempre più basato sulle digital skill, se le ragazze non recuperano terreno in questo ambito il rischio è che il divario aumenti.
Oggi ci vogliamo soffermare maggiormente sul tema gender gap ma in ambito imprenditoriale, perchè pare qui le donne stiano effettivamente registrando un recupero.
In un articolo di alcuni mesi fa del Sole 24 Ore, si sono presi in esame due recenti studi, il primo, della Georgia State University e il secondo dell’Università di Stirling, in Inghilterra, che dati alla mano traggono fondamentalmente una conclusione: sebbene vi siano molti ostacoli ancora oggi, di tipo culturale, pratico, economico all’avvio di una carriera imprenditoriale da parte di una donna, sta crescendo moltissimo il numero di donne che fanno impresa.
Lo conferma anche la Cnbc proprio in questi giorni, con un articolo nel quale si dice “l’età d’oro dell’imprenditoria femminile” è finalmente arrivata. La Cnbc ha realizzato per la prima volta quest’anno una sua lista delle migliori startup in circolazione (selezionate secondo dei propri criteri) chiamata Upstart 25, in cui ben 10 sono fondate da donne, nei settori più diversi, dalle neuroscienze alla finanza, al retail.
Le donne, riporta l’articolo, ora rappresentano il 40% delle nuove aziende negli Stati Uniti, la percentuale più elevata dal 1996 secondo il Kauffman Index Startup Activity.
Così come, secondo il Global Entrepreneurship Monitor (GEM), l’aumento di imprenditorialità è più alto (13%) tra le donne che tra gli uomini (5%).
Certo, questi dati non bastano per essere certi dell’ inversione di tendenza: gli ostacoli sono ancora molti, spesso gli ambienti di lavoro sono ostili alla presenza femminile in maniera quasi inconsapevole, altre volte si arriva a forme di mobbing (vedi le notizie sul trattamento lavorativo nell’azienda Uber in Silicon Valley emerso nelle ultime settimane); in ambito imprenditoriale, nonostante le indagini mostrino che tipicamente le società guidate da donne hanno migliori performance, l’accesso al credito per le imprenditrici è più difficile, sia che si tratti di cercarlo in banca, che nel mondo del venture capital, infatti le società fondate da donne rimangono di dimensioni più piccole, solitamente.
I passi in avanti per migliorare la situazione si possono fare in diverse maniere.
Per fare un esempio, la Women Startup Challenge è una competition per startup fondate o co-fondate da donne che ha l’obiettivo di dare uno shock culturale a questa situazione di difficile accesso ai capitali. Nata a Washington nel 2015, quest’anno è approdata in Europa per la prima volta istituendo un premio di 50 mila euro cash e 100 mila in servizi. Le candidature si sono chiuse da poco, a breve saranno individuate 10 startup che a maggio parteciperanno a Londra all’evento conclusivo per trovare la vincitrice.
Tornando a casa nostra, due notizie fresche fresche, che sono anche questi dei piccoli segnali.
Come già accennato, nei giorni scorsi c’è stata la premiazione dei progetti d’impresa green ReStartAlp, di cui avevamo parlato in occasione del lancio della call4ideas. Ebbene, guarda caso i due progetti vincitori hanno fondatrici donne: Sara Armellino con il suo progetto Le Langhette ha portato a casa 30mila euro, al secondo posto Evelina Felisatti con il progetto La Chanvosa che ha ottenuto 20mila euro.
E anche in occasione della prima “pitch night” organizzata a Milano da Awesome Foundation, organizzazione che vuole fare emergere con un format molto semplice idee creative e anche bizzarre a impatto sociale, a vincere è stato un team al femminile : NEPSI, composto da Simona Mennuni, Irene Ferrario e Monica Bianchera si è aggiudicato il primo premio, che verrà impiegato per l’acquisto di materiale tecnologico per supportare – gratuitamente, all’interno di campagne di sensibilizzazione – la riabilitazione cognitiva di pazienti affetti da patologie neurodegenerative sul territorio di Milano.
A proposito: le candidature per il prossimo evento sono già aperte sul sito milano.awesomefoundation.org. Appuntamento al 22 giugno per la seconda Pitch Night di Awesome Foundation Milano.
Per trovare ispirazione:
- 17 top woman entrepreneurs
- Le 10 Female Founder da tenere d’occhio nel 2017
- 12 finaliste al Premio Donne Innovative 2017. Una italiana: Mary Franzese
- Imprenditrici italiane under 30
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