Hai voglia di fare qualcosa di più durante il tuo percorso di studi? Qualcosa che ti prepari alla tua futura carriera professionale e che ti aiuti a sviluppare importanti competenze trasversali e specifiche? Abbiamo intervistato due membri della Junior Enterprise dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano per saperne di più su questa realtà… potresti scoprire che fa per te!
Hai mai sentito parlare delle Junior Enterprise (JE)? Sono associazioni no profit, che si pongono come ponte tra le università e il mondo del lavoro. Gestite interamente da studenti, il loro obiettivo è ridurre il divario esistente tra la preparazione teorica accademica e la pratica lavorativa.
In generale, si tratta di un movimento internazionale e in Italia sono presenti 36 JEs, collegate ad altrettanti atenei e tutte sono regolate da confederazioni nazionali, come JE Italy, e internazionali, come JE Europe.
«Le Junior Enterprise hanno la peculiarità di puntare su un approccio molto pratico, che è ciò che generalmente manca al classico percorso universitario. Quando è nato questo movimento ci si è accorti del gap di competenze tra quelle fornite dalle università e quelle richieste dalle aziende. Da qui la nascita di questa forma di associazionismo, che permette agli studenti di acquisire una serie di hard e soft skill utili ad approcciarsi meglio al mondo del lavoro ed entrarvi in maniera più fluida».
Così Lorenzo Mottinelli, Presidente del Board di JECatt, la JE dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha iniziato il suo racconto sulle Junior Enterprise, nel corso di un’intervista che ha coinvolto anche Lucrezia Memè, a sua volta parte del Consiglio di Amministrazione in qualità di International Manager.
Con loro abbiamo cercato di scoprire qualcosa in più su queste associazioni che si rivolgono a giovani universitari ambiziosi e che hanno voglia di cimentarsi in diverse esperienze durante il loro percorso di studi.
Tre aggettivi per definire JECatt…
«Dinamica, sfidante e ambiziosa. Dinamica perché è una realtà in continua evoluzione, soprattutto in virtù dell’alto turnover: essendo un’associazione studentesca, i membri hanno un periodo di permanenza di circa 1 o 2 anni. Questo comporta un continuo cambiamento di pensieri e di idee.
Sfidante perché ci mettiamo sempre nella posizione di fare qualcosa in più e imparare qualcosa che non sappiamo fare. Molti entrano all’interno delle JE senza avere delle hard skill, ma pronti a mettersi in gioco per acquisirle durante il loro percorso.
Ambiziosa perché cerchiamo sempre di migliorarci e di fare quanto è possibile per emergere, mettendo in luce i nostri valori, il modo di lavorare della nostra JE e il nostro impegno. Non a caso, negli anni abbiamo vinto più volte il premio come Miglior Junior Enterprise d’Italia e adesso ci stiamo muovendo anche verso premi europei», ha affermato Lucrezia.
Cosa ha ispirato la creazione di JECatt?
«La nostra Junior Enterprise è nata partendo dagli stessi principi che hanno ispirato la creazione di tutte le Junior Enterprise. Una ragazza, tra i fondatori di JECatt, ci ha raccontato che quando è nata la JE dell’Università Cattolica c’era stato un contatto diretto con la Confederazione Italiana e che un gruppo di studenti molto ambiziosi, che avevano voglia di fare, pian piano hanno iniziato a costruire e mettere le basi per creare l’associazione, che ha previsto in prima battuta la definizione dello statuto e la compilazione di una serie di documenti per “registrare” JECatt – ha raccontato Lorenzo -.
Se poi da un lato è vero che i principi su cui si basa sono gli stessi delle altre Junior Enterprise, dall’altro il modo in cui si raggiungono gli obiettivi è diverso tra una JE e l’altra. Tendenzialmente tutte offrono servizi di consulenza, ma sono diversi in base alle facoltà presenti nella specifica università.
Ad esempio, in Cattolica abbiamo la facoltà di giurisprudenza che molte università non hanno, quindi siamo in grado di offrire dei servizi di revisione contrattualistica o in ambito legale. Cambiano, quindi, le tipologie di servizi che ogni JE offre e poi cambiano la modalità con cui si lavora: ogni JE ha un suo tone of voice, un modo di porsi, un modo di gestire il lavoro».
Quali sono i principali obiettivi della vostra Junior Enterprise?
«Al momento la nostra JE è focalizzata sui progetti di consulenza, perché permettono agli studenti di mettere le mani in pasta nel mondo del lavoro, di approcciarsi a un’attività lavorativa realistica, perché i clienti sono veri e pagano un corrispettivo per i servizi che eroghiamo.
Quindi il nostro focus quest’anno è proprio su questi progetti, il cui ricavato, essendo JECatt una realtà no profit, viene interamente reinvestito in formazione. – racconta Lorenzo -. Poi, in generale, abbiamo altri obiettivi, come ad esempio la gestione del lavoro favorendo il work-life balance, che essendo studenti-lavoratori a tutti gli effetti, non sempre è rispettato».
Quali sono i criteri di selezione per diventare un membro di JECatt?
«Abbiamo un processo di recruiting molto strutturato, che serve non tanto per verificare se il futuro associato abbia determinate hard skill, quanto per capire se si tratta di uno studente che vuole fare di più oltre allo studio, come fanno la maggior parte degli universitari – ha spiegato Lucrezia -.
Io sono entrata nell’Area Audit di JECatt al mio primo anno di triennale; quindi, non avevo grandi skill rispetto, ad esempio, ad Excel. Nonostante questo aspetto sia emerso durante la fase di selezione, non mi ha fermata. Questo per dire che se un candidato dimostra di avere la voglia di imparare e che è ambizioso non è detto che la sua “impreparazione” gli precluda l’ingresso.
Diciamo che c’è piena consapevolezza del fatto che ci sono diverse capacità che possono essere apprese una volta entrati in Associazione. Anche perché c’è sempre un passaggio di knowledge tra gli associati: è per questo che non ci focalizziamo troppo sulle competenze tecniche, ma piuttosto sulla motivazione dello studente e quanto è in grado di reggere il carico di lavoro».
JECatt si divide in sei aree, quali sono?
Lucrezia ha ribadito: «Abbiamo l’area Sales & Business Development di cui faceva parte Lorenzo. L’area Audit, che si occupa del monitoraggio interno. L’area Legal, che svolge la parte di contrattualistica. L’area Marketing & Comunication, che si occupa della Brand Identity e dell’immagine di JECatt sia all’interno che all’esterno. L’area Human Resources, che gestisce tutta l’organizzazione interna, soprattutto le fasi di recruiting. E infine, l’area Research & Development, che principalmente analizza ed implementa nuovi processi all’interno dell’associazione, mappando le nostre procedure».
Quali sono le competenze chiave che gli studenti acquisiscono durante il loro coinvolgimento in JECatt?
«Quando uno studente si candida affronta, a seguito di un colloquio di gruppo e di uno individuale, un periodo di prova, che prevede una formazione di base. Ad esempio, nell’area Sales & Business Development, si imparano una serie di competenze sulla gestione degli account, sulla redazione di proposte commerciali e sulla negoziazione.
Si tratta di skill difficili e molto ampie, ma l’Associazione permette di avere un’infarinatura e una prima esperienza per capire di che cosa si tratta. Poi, ad esempio nell’area delle Risorse Umane, si impara a gestire i corsi di formazione degli associati, il periodo di selezione e a svolgere colloqui. In un’area come Audit invece si può potenziare l’uso di Excel e imparare i concetti fondamentali riguardo l’analisi dei dati. O ancora, nell’area Marketing, ad esempio, si impara a redigere piani di comunicazione, a svolgere social media management e approntare piani editoriali – ha continuato Lorenzo-.
Quindi, in pratica, a ogni area è associato un ventaglio di competenze acquisite. Inoltre, per dare la possibilità di apprendere quanto più è possibile, i nostri associati possono effettuare un passaggio d’area interno e cimentarsi di volta in volta su cose diverse».
Quanto è importante per gli studenti avere un’organizzazione come JECatt che funge da ponte tra università e mondo del lavoro e come pensate di favorire questa connessione per i ragazzi che ne fanno parte?
«Quello che manca in un percorso universitario è proprio la parte di esperienza più concreta e pratica nel mondo del lavoro. Perché l’approccio accademico è molto teorico, mentre all’interno di JECatt cerchiamo di andare sul campo e mettere in pratica tutta questa teoria.
L’attività di consulenza e la parte progettuale che ne deriva sono un modo per gli associati di sperimentare diverse attività, questo permette a un ragazzo di capire cosa gli piace e cosa no. Si ha un riscontro concreto con la realtà lavorativa.
Inoltre, le aziende con cui collaboriamo ci erogano formazioni costanti e ci permettono anche di svolgere attività di shadowing, cioè stare al fianco di professionisti mentre lavorano, per comprendere le attività che svolgono quotidianamente, nei loro uffici. Questa per noi è un’esperienza incredibile, che ci consente di stare a stretto contatto con i professionisti di queste organizzazioni. In questo modo non solo si comprendono le loro modalità lavorative, ma si capisce anche come sono gestite le relazioni e la comunicazione in un’azienda.
E poi, il fatto di poter assumere delle responsabilità all’interno dell’Associazione è molto formativo, perché si tratta di ruoli che nel mondo del lavoro assumeresti dopo qualche anno di carriera; quindi, l’attività in JECatt diventa una sorta di acceleratore. Anche se si tratta di una realtà no profit, l’organizzazione interna simula quella di un’azienda vera e propria, abbiamo, ad esempio, un Consiglio di Amministrazione e una Tesoreria», conclude Lorenzo.
Lucrezia ha fatto eco: «Un nostro punto di forza è proprio il network, sia a livello di JEur (associati delle JE) ma anche a livello di alumni, che spesso ricoprono posizioni aziendali che ci permettono di avere una via preferenziale alle job offer, perché sanno che tipo di profili possono trovare in JECatt.
Il contatto diretto con le aziende lo abbiamo anche durante gli eventi, ad esempio quando facciamo i congressi nazionali ogni JE invita delle aziende sponsor. E lo stesso avviene durante le Company Fair, nelle quali i JEur possono interfacciarsi con le imprese e anche questo rappresenta un canale di accesso prioritario».
Perché le aziende scelgono JECatt?
«Ci sono diversi motivi per cui un’azienda sceglie JECatt. Alcune per la realizzazione di progetti di consulenza e altre per finalità come la talent acquisition. Rispetto alla consulenza, i vantaggi che offre una JE come JECatt sono molteplici, in primis il pricing ridotto, essendo realtà no profit, rispetto alle ordinarie società di consulenza, ma al contempo un livello di qualità degli output elevato e al passo con i tempi.
Nel caso della talent acquisition, ci scelgono in quanto bacino di persone che rientrano in uno specifico target: studenti che stanno già avendo un’esperienza lavorativa e quindi già “rodati” e che durante il loro percorso di studi non si sono limitati a studiare, ma hanno voluto fare qualcosa in più – ha spiegato Lorenzo -.
In sostanza, le aziende ci scelgono perché sanno di trovare persone che hanno tanta voglia di fare, che sono ambiziose e che hanno acquisito competenze di time management, riuscendo a coniugare lo studio universitario con un’attività lavorativa a tutti gli effetti».