La rete è per il 60% degli studenti universitari italiani la prima fonte di apprendimento per le competenze digitali. E’ uno dei dati che emergono dalla seconda edizione della ricerca realizzata da University2Business, che mostra come universitari e manager delle risorse umane stanno affrontando la trasformazione del mondo del lavoro. Ne hanno parlato già molti media, evidenziando le molte debolezze che ancora ci sono, ma noi vi facciamo notare anche il bicchiere mezzo pieno.
Il quadro complessivo offerto dalla ricerca “Il futuro è oggi: sei pronto?” (giunto alla seconda edizione e presentato il 13 dicembre a Roma) mostra uno scenario in cui gli studenti universitari italiani non hanno ancora raggiunto quel livello di competenze digitali e mindset imprenditoriale che il mondo del lavoro oggi richiede e richiederà sempre di più nei prossimi anni. Mostra che per migliorare queste competenze (sopratutto quelle digitali) gli studenti devono guardare al di fuori dell’Università e costruirsi un percorso di apprendimento extra attingendo alle risorse in rete; mostra che spesso c’è divergenza tra quanto gli studenti pensano e ambiscono e ciò che il mondo del lavoro reale (rappresentato dai manager HR coinvolti nell’indagine di quest’anno) può offrire, in termini di posti di lavoro, di supporto alla formazione, di rispondenza con i desiderata.
“Gli studenti e le divisioni HR sono concordi nell’indicare l’innovazione digitale come il più potente motore dell’economia mondiale nei prossimi anni – spiega Andrea Rangone, ceo di Digital 360, il Gruppo del quale fa parte anche University2Business -. La consapevolezza non manca, ma sia gli universitari sia le risorse umane faticano a mettere in atto azioni concrete per sbloccare l’enorme potenziale delle cultura e dell’imprenditoria 2.0”. La vera sfida, aggiunge Rangone, è “non rinviare l’attuazione di iniziative dirette che colleghino scuola e impresa, cultura e lavoro, perché non basta sapere cosa faccia Airbnb o cosa sia l’e-commerce per fare il grande salto”.
Di tutte queste debolezze evidenziate dalla ricerca hanno parlato già diverse testate, tra quelle online: Repubblica, Il Sole 24 Ore, AdnKronos, Tuttoscuola, CorCom, EconomyUp.
Noi oggi possiamo prima di tutto segnalarvi che la ricerca è disponibile online gratuitamente a questo indirizzo, scaricatela e leggetela, potrete scoprire qualche dato che non vi aspettate e se vorrete commentarla anche attraverso i nostri canali social, facebook e twitter (#u2bfuturoggi16), a noi fa solo piacere!
Cominciamo a proporvi questi spunti di riflessione, per noi molto positivi:
- il 60% degli studenti trova la propria fonte di apprendimento in internet: bene! Se da un lato ciò evidenzia la latitanza dell’Università in questa direzione, dall’altra mette in luce le capacità di auto-apprendimento degli studenti favorita oggi da piattaforme di e-learning, mooc, video tutorial, webinar, siti e blog specializzati.
- il 27% degli studenti gestisce una pagina Facebook diversa dal proprio profilo: non è poco! Gestire correttamente una pagina Facebook è attività svolta normalmente da professionisti dei social media, pertanto è per molti studenti un modo per cominciare a fare esperienza di tipo professionale verso una delle nuove professioni digitali o semplicemente migliorare le competenze digitali (learning by doing).
- quasi il 50% considera la green economy uno dei principali motori di cambiamento, subito dopo l’innovazione digitale e ciò in contrasto con gli HR manager, che considerano molto meno importante il tema “green” come driver. Ciò indica che per gli studenti questo è un argomento della massima importanza sul quale sono molto sensibili e in cui la consapevolezza, la conoscenza e la speranza sono un tutt’uno.
- il 30% sa programmare o sta imparando a programmare: pur considerando che si tratta della media tra studenti di varie facoltà, da Informatica a Medicina (che hanno i picchi più alto e più basso) è un dato non trascurabile in senso positivo. Se la programmazione is the new english, cioè una conoscenza tecnica che diventerà sempre più importante diffondere almeno in forma basica nei prossimi anni, è anche vero che solo per una parte degli studenti essa diventerà la principale attività professionale, per altri sarà collaterale o accessoria, non tutti possono e vogliono diventare programmatori! E se si pensa che nel mondo, secondo IDC, la popolazione degli sviluppatori professionisti sia di circa 11 milioni cui si sommano 7,5 milioni di hobbisti (in cui rientrano anche gli studenti che ancora non ne hanno fatto una professione), si capisce perchè un 30% di studenti italiani che sanno o stanno imparando a farlo la riteniamo un’ottima indicazione.
- avanti tutta con l’imprenditorialità: il 25% degli studenti vuole avviare una propria impresa dopo l’Università, il 12% degli studenti ha già avviato o sta per avviare una startup, l’11% dichiara di aver avuto almeno un’idea di business; il 67% è consapevole del fatto che le esperienze imprenditoriali siano fondamentali per la valutazione del proprio curriculum. Questo è molto importante, lo sviluppo del mindset imprenditoriale è fondamentale nella trasformazione del mondo del lavoro (e richiesta dalle società che assumono) non tanto e non solo come propensione ad avviare in proprio un’azienda, ma come approccio creativo al lavoro, costantemente orientato ai risulati, alla risoluzione di problemi, alla crescita professionale. Come dire: saper lavorare su se stessi e costruire la propria carriera è la prima impresa che ognuno di noi affronta.
Nei prossimi giorni vi mostreremo anche le video pillole che abbiamo registrato con i Partner della ricerca che daranno ulteriore commento ai risultati.
Intanto, puoi scaricare la ricerca qui.
Qui di seguito il social wall twitter (via Seejay) della presentazione della ricerca.