La professione del broker è conosciuta tipicamente in ambito finaziario, ma oggi il lavoro di intermediazione tipico di un’attività di brokeraggio si esplica anche in un altro contesto, quello dell’innovazione. Il loro ruolo è molto delicato, gli innovation broker costruiscono ponti tra le persone e le idee, tra aziende e progetti, stimolando conversazioni e interazioni. Ma quali sono le sue caratteristiche?
L’innovation broker è un ruolo che non sempre si vede, ma che sta gradualmente emergendo e che potrebbe giocare un ruolo importante per le aziende decise a restare al passo con la trasformazione digitale spesso difficile in contesti organizzativi rigidi, strutturati per funzioni e aree che poco comunicano tra loro.
“La più grande minaccia per l’innovazione è conservare l’informazione in un ‘silo’, un deposito chiuso” scrive in questo articolo su Forbes Henry Doss, venture capitalist e Ceo di Rainforest Strategies, società di consulenza sulla scienza dell’innovazione. “Uno scambio di informazione libero e aperto – prosegue – è il carburante che alimenta l’innovazione nelle organizzazioni. Ma troppo spesso l’innovazione è recintata dentro divisioni, aree funzionali o aree geografiche separate tra loro. I broker all’interno delle aziende svolgono la funzione critica di ‘arbitraggio’ delle informazioni”. Gli innovation brokers, continua l’esperto, sono coloro che ricercano collegamenti tra le persone e le idee, stimolando conversazioni e interazioni. “Quando vediamo un lavoro tra team diversi e cross-disciplinare che sta producendo nuove idee e nuovi modi di pensare, dietro c’è qualcuno che sta svolgendo il ruolo di broker, qualcuno che ha visto una connessione tra ‘questo’ e ‘quello’ e ha avviato un percorso per mettere insieme le persone”. Henry Doss precisa che i broker dell’innovazione “sono spesso incuranti o indifferenti alle convenzioni e alle gerarchie” e che “il valore che creano è spesso intangibile, così non viene notato”, ma guardando più da vicino li si può vedere agire per collegare idee e persone.
QUALI SONO I PRINCIPALI COMPITI DELL’INNOVATION BROKER
Gli innovation brokers devono essere in grado di scandagliare i mercati e individuare le tecnologie emergenti, per poi aiutare le aziende a interpretare il valore di queste tecnologie e dei servizi ad esse collegati. La loro principale funzione non è tuttavia diffondere informazioni o dare consigli tecnici, ma incentivare l’evoluzione di partnership nel campo dell’innovazione. Devono inoltre essere capaci di gestire licenze, startup di progetti, co-sviluppo e contesti di ricerca. Per portare a termine questi compiti devono poter lavorare con una vasta gamma di strumenti che possano aiutarli a prevedere, confermare e dimostrare il valore potenziale di determinati prodotti e servizi.
Una società focalizzata su questi temi è SkypsoLabs, co-fondata da Carlo Soresina e Felipe Padilla, che si occupa, come è scritto nel suo sito, di “aiutare organizzazioni pubbliche e private a sfruttare la creatività dei propri dipendenti, clienti e innovatori esterni per trovare soluzioni a sfide interne in modo veloce ed economicamente vantaggioso”.
SkypsoLabs ha elaborato una lista dei principali compiti di questa figura professionale emergente. Eccoli:
1.Fornire informazioni riguardo a potenziali collaboratori
2.Svolgere un ruolo di coordinamento e matchmaking tra stakeholders
3.Delegare conoscenza e scambio di informazioni
4.Ridurre la complessità delle transazioni tra gli stakeholders
5.Stabilire e sviluppare idee flessibili che possano contribuire all’innovazione
6.Promuovere un approccio trans-disciplinare e un metodo che coinvolga molteplici attori
7.Promuovere ricerca focalizzata sull’utente finale
8.Rendere possibile il cambiamento istituzionale
9.Promuovere un dinamica di apprendimento cruciale per le nuove tecnologie, i finanziamenti e il supporto
10.Rafforzare la posizione della società nella supply chain
11.Effettuare test
12.Effettuare standardizzazione
13.Valutare progetti e gestire il portafoglio
UN ESEMPIO: L’INNOVATION BROKER PER L’AGRICOLTURA IN EUROPA
Il broker per l’innovazione ha avuto un suo riconoscimento ufficiale nell’ambito del settore agricolo dell’Unione europea. Partendo dal principio che, nel comparto agroalimentare, l’innovazione è un fattore determinante per affrontare le sfide future in termini di incremento della produttività, efficienza e sostenibilità, i Partenariati europei per l’innovazione (Pei) – introdotti da un’iniziativa della Commissione Europea nel 2010 – hanno emanato linee guida sul broker dell’innovazione: suo compito principale, in base ai Pei, è facilitare la costituzione di gruppi operativi animando le iniziative bottom-up, aiutando a perfezionare le idee innovative, fornendo il supporto per la ricerca di partner, di finanziamenti e per la preparazione della proposta progettuale.
Queste funzioni non sono comunque esaustive del ruolo che il broker dell’innovazione può svolgere per agevolare i processi di cogenerazione della conoscenza. Nell’ambito del Pei l’obiettivo prioritario del broker è aiutare il gruppo nell’elaborazione di un buon piano progettuale, favorendo principalmente la composizione del partenariato e l’articolazione della domanda. La gestione del processo di innovazione non è invece descritta come funzione essenziale del processo di brokeraggio. Tuttavia, nel caso in cui il progetto venga finanziato, è possibile che il broker per l’innovazione possa essere coinvolto anche nella fase di attuazione, come facilitatore, nonché nella diffusione dei risultati. Attualmente gli innovation broker sono operativi in diversi Stati membri della UE – Francia, Germania, Belgio, Austria e anche Italia – nell’ambito del PEI “Agricultural Productivity and Sustainability” (EIP-AGRI).
(originariamente pubblicato su EconomyUp)