Monica Ferraroni, docente di statistica medica presso l’ateneo Università degli Studi di MIlano, ci ha raccontato quanto siano diventati fondamentali anche nei corsi di tipo sanitario, dalla laurea in Medicina alle Magistrali delle professioni sanitarie, l’apprendimento della statistica, le competenze digitali e in particolare l’uso di strumenti di analytics. Così nei propri corsi ha introdotto SAS University Edition, che ha definito una “Ferrari” nel settore dei software per la statistica.
“Oggi uno studente che esce da una facoltà sanitaria non può permettersi di prendere decisioni che non siano basate su evidenze di tipo quantitativo” ovvero che non siano basate sull’analisi dei dati, dice la Prof.sa Ferraroni.
Il tema dei “dati” è tra i più caldi oggi in ambito tecnologico, ma non solo: l’enorme quantità di informazioni che oggi è possibile raccogliere e immagazzinare attraverso strumenti digitali, che vanno dagli open data a quelli condivisi in rete, fino a quelli registrati attraverso dispositivi indossabili o l’IoT, influisce sull’evoluzione di tutti i settori economici e sociali. L’ambiente sanitario è tra quelli che sono maggiormente rivoluzionati dall’arrivo dei big data: permetteranno, ad esempio, una medicina “di precisione”, più personalizzata, più preventiva e predittiva che per il sistema sanitario significherà anche una riduzione dei costi.
Ma, secondo l’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence del Politecnico di Milano, pubblica amministrazione e sanità in Italia applicano gli Analytics (cioè i software per analizzare e dare significato ai dati) sono nel 9% dei casi, contro, per esempio, il 29% del settore bancario.
E l’Università, il principale riferimento accademico nella formazione dei futuri medici, operatori sanitari, dirigenti sanitari, non si è ancora completamente adeguata alle nuove esigenze di competenze digitali.
“Nel contesto di un corso di laurea in ambito sanitario, spesso, gli studenti sostengono un esame di informatica in cui si richiedono delle competenze teoriche di base, il livello è “che differenza c’è tra software e hardware” o “cos’è un foglio excel” “ o “che cosa fa ctr+alt+canc”. – dice la Prof.sa Ferraroni – “E’ un esame non più adeguato per un livello universitario, nemmeno per le lauree in ambito sanitario. Si pensi che soprattutto le lauree magistrali sono studiate e pensate per formare i futuri dirigenti della sanità italiana, i quali se non saranno in grado di leggere una tabella di contingenza, non la sapranno nemmeno creare, e nel momento in cui avranno dei dati in mano non sapranno fare analisi: non dico statistiche, ma nemmeno i conti che servono per prendere decisioni su dati quantitativi, su dati oggettivi.”
A questo punto, evidenzia la Ferraroni, ci sono due strade per migliorare questo tipo di imprinting, basato sulle competenze “La formazione spontanea, autonoma, da parte dello studente che impara a utilizzare dei software gratuiti trovati in rete (per esempio R, ndr) che però se appresi in maniera non guidata possono anche creare danni; oppure dare la possibilità di utilizzare, come stiamo facendo fare noi qui a Unimi, uno strumento testato e certificato, affidabile, come SAS University Edition” .
Vantaggi di SAS University Edition
SAS University Edition è una modalità gratuita di fruizione del software SAS, utilizzabile da professori, studenti, ricercatori e “learners” che vogliano imparare ad utilizzare i principali moduli SAS per la gestione e l’analisi dei dati. Per utilizzarlo è necessario creare un profilo SAS con l’email dell’Università.
“Avevamo la necessità di utilizzare uno strumento per l’analisi quantitativa affinché gli studenti riuscissero a mettere in pratica sia quanto appreso durante le lezioni, sia di riuscire a svolgere delle tesi con risultati e conclusioni che andassero oltre quello che può offrire un comune foglio di calcolo, che è quello che gli studenti usano normalmente.
Nell’ambito del nostro istituto d’origine che è l’istituto di statistica medica e biometria ‘G.A. Maccacaro’’ siamo tutti stati abituati a utilizzare software SAS. Questo strumento è molto noto ed è utilizzato anche all’interno del sistema sanitario lombardo, quindi la University Edition mi sembrava il software giusto da insegnare agli studenti, soprattutto perché sono studenti di area sanitaria. La possibilità di utilizzare SAS University Edition ha aperto un mondo perché rispetto alle versioni più tradizionali di SAS, ha un’interfaccia molto più user-friendly che permette agli studenti di svolgere molto meglio il proprio lavoro anche senza dover scrivere codice.
Inoltre, già da qualche anno organizziamo dei mini corsi per insegnare l’utilizzo di questa soluzione, realizzati direttamente da SAS, in cui in tre giorni raccogliamo moltissimi studenti (60-70 al giorno) provenienti da diversi corsi di laurea magistrale in ambito sanitario in cui io insegno. Il successo dei corsi con gli studenti è alto perché in una sola giornata riescono a imparare i concetti base, rivedono alcuni degli argomenti trattati a lezione di statistica di base e poi hanno uno strumento corredato di materiale online molto utile, che dà loro la possibilità di proseguire in autonomia il loro apprendimento o di utilizzarlo per la tesi. “Io sono abbastanza contenta di questa soluzione, mi sembra funzioni molto bene, gli studenti impiegano un po’ di tempo per imparare a utilizzarlo, ma fa parte della loro formazione”.
L’importanza della statistica nella sanità
“Quando ho cominciato a lavorare all’università quasi 30 anni fa – prosegue la Ferraroni – l’insegnamento della statistica era facoltativo, attualmente Unimi, nei corsi di medicina, obbliga gli studenti a sostenere un esame che ha un peso di 7 crediti, e così a cascata anche altri corsi di laurea di tipo sanitario, come odontoiatria, hanno introdotto questa materia, gli infermieri stessi fanno 30 ore di statistica al terzo anno.
C’è la consapevolezza che oggi la medicina non può essere fatta osservando solo il singolo paziente, ma comparando i dati personali con una serie di dati più ampia, più generale, che tenga conto del concetto di variabilità umana. Quindi, non c’è bisogno di conoscere la statistica solo per chi fa calcoli e programma all’interno dell’ambiente sanitario, ma anche il clinico, il medico di base, in quale quando arriva il paziente lo deve confrontare con un sistema di riferimento che non può essere solo il suo. Si cerca, quindi, di formare l’operatore sanitario, il medico, l’odontoiatra, con la consapevolezza che il concetto di variabilità rende necessaria la quantificazione della conoscenza; lo strumento statistico (lo strumento quantitativo) è indispensabile per la formazione dei nostri studenti”.
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