Ammettiamolo, per il momento ne sappiamo tutti poco, anche perché in Italia la sua introduzione va piuttosto a rilento. Sono oltre 15 anni che in Italia si parla di Carta di Identità Elettronica (CIE), benché nel contesto europeo, siamo quasi l’unico Paese che rilascia ancora documenti di identità cartacei, che hanno il più alto livello di falsificazione. La CIE è uno dei pilastri dell’Agenda Digitale italiana, permetterà la circolarità e l’integrazione delle anagrafi a supporto di molteplici servizi pubblici, come ad esempio quello elettorale, scolastico, tributario e assistenziale. Vale la pena conoscerlo meglio.
Che cos’è la CIE (Carta d’Identità Elettronica)
La carta d’identità elettronica è il documento di identità definito ai sensi del DM del 23 dicembre 2015,munito di elementi per l’identificazione fisica del titolare rilasciato su supporto informatico dalle amministrazioni comunali con la prevalente finalità di dimostrare l’identità anagrafica del suo titolare.
La CIE, prima di essere un documento tecnologico, è un documento amministrativo che certifica l’identità e pertanto è strettamente collegato esigenze di pubblica sicurezza: infatti, è stato introdotto con il RD 635/1940 che lo definisce appunto come mezzo di identificazione ai fini di polizia.
A che cosa serve la carta d’identità elettronica
La CIE (Carta d’identità elettronica) non è un documento obbligatorio. È rilasciata sia ai cittadini italiani che stranieri (Ue o extra-UE).
Nel caso di cittadini stranieri occorre verificare la regolarità del soggiorno tramite l’esibizione del titolo di soggiorno o dei documenti sostitutivi nei casi di rinnovo del permesso. La CIE avrà comunque una validità non influenzata dalla validità del titolo di soggiorno.
Nei caso di cittadini italiani, la CIE (purché non ci siano motivi ostativi al rilascio di un documento valido per l’espatrio) è anche titolo di viaggio per i paesi appartenenti all’U.E. e per quelli con i quali lo Stato italiano ha firmato specifici accordi. In particolare la CIE è riconosciuta in tutti i paesi dell’Unione Europea.
Quanto dura e chi la può richiedere
La CIE ha una validità variabile in base all’età del titolare:
- 3 anni per i minori di età inferiore a 3 anni;
- 5 anni per i minori di età compresa tra i 3 e i 18 anni;
- 10 anni per i maggiorenni.
Le Carte d’identità scadono nel giorno del compleanno del titolare successivo allo scadere del decimo (o quinto, o terzo) anno dal giorno dell’emissione del documento e avranno dunque una durata di una frazione d’anno superiore alla scadenza che sarebbe prevista rispetto all’emissione.
Nel caso la CIE riguardi figli minori, la richiesta deve essere presentata da entrambi i genitori – se il documento deve essere valido per l’espatrio – che debbono dare l’assenso.
I cittadini italiani residenti all’estero potranno, invece, richiedere la CIE in Consolato anche se al momento il servizio non è stato ancora attivato, in attesa della definizione in accordo con il Ministero degli Affari Esteri.
Nel frattempo si continua a rilasciare il documento di identità cartaceo.
Come e dove puoi richiedere la CIE
L’interessato, al momento della richiesta deve presentare la carta vecchia o la denuncia di furto o smarrimento presso le Forze di Polizia o Polizia Locale, oppure la dichiarazione di deterioramento con l’esibizione del documento deteriorato; nel caso la persona non fosse in possesso di alcun documento, la procedura informatica consente anche l’identificazione tramite due testimoni non parenti.
È possibile esibire anche la tessera sanitaria per velocizzare l’inserimento dei dati anagrafici nell’applicativo, e verificare se il CF è allineato con l’INA-ANPR e Anagrafe Tributaria.
Il cittadino consegna la fototessera o la foto digitale su memoria USB; vengono fornite le impronte, obbligatorie per i maggiori di anni 12.
Nel caso in cui non fosse possibile rilevare le impronte, se ne può dare atto nel documento.
È in fase di aggiornamento e sviluppo l’agenda online messa a disposizione dei Comuni dal Poligrafico, che nella nuova versione dovrebbe prevedere:
– l’accesso con SPID,
– la possibilità di fare la prenotazione, e contestualmente la conferma (o modifica) dei propri dati, possibilmente controllati con l’anagrafe,
– l’inserimento del file della foto,
-il successivo pagamento online.
In questo modo, alla presentazione allo sportello, il rilascio o rinnovo è già “pre-lavorato”, e occorre solo raccogliere le impronte,la firma autografa e i dati di spedizione. Il nuovo documento non viene infatti rilasciato a vista ma lavorato presso il Poligrafico una volta rilasciata l’autorizzazione all’emissione dal Ministero dell’Interno e spedito direttamente al cittadino.
Per i grandi Comuni, la prenotazione è un tema “caldo”, perchè se gestito male mette a nudo le criticità organizzative: potrebbe essere opportuno mantenere il doppio canale di accesso, sia online che direttamente allo sportello, come tra l’altro suggerito dal DM del 23 dicembre 2015, per evitare che chi ha il documento in scadenza non possa rinnovarlo in tempo.
Dalle statistiche si è rilevato che in alcuni casi il Comune emette – per sportello – da un minimo di 6 ad un massimo di 10 documenti al giorno: è vero che la procedura è un po’ più lunga rispetto al rilascio del documento cartaceo tradizionale, ma è anche vero che dopo la prima fase di avvio, i tempi medi si assestano da 15 a 20 min circa.
Di fronte ad un documento che diventa in qualche modo “digitale”, il cittadino comune si aspetta che anche le procedure di richiesta sino “adeguate” allo strumento, e quindi più flessibili e semplificate.
Chi emette la carta di identità elettronica?
Solitamente la CIE viene richiesta al Comune di residenza; può essere richiesta, previo nulla osta, anche al comune di dimora o domicilio.
Se entrambi i Comuni (quello in cui viene effettuata la richiesta e quello di effettiva residenza) sono già subentrati in ANPR – in attesa di una definizione normativa specifica – si può procedere al rilascio immediato del documento, in quanto i dati del precedente documento sono già visibili nell’Anagrafe Unica, e quindi non è necessario procedere alla richiesta di nulla osta.
Unitamente alla richiesta viene stampata una ricevuta che reca tutti i dati del titolare della carta e una parte dei codici di sicurezza PIN/PUK che saranno completati con l’arrivo del documento al domicilio indicato dal cittadino o direttamente in Comune.
Quanti e quali sono i Comuni attivi che emettono la CIE
La prima emissione della nuova CIE ha interessato i Comuni già coinvolti nell’emissione della “vecchia” CIE in via sperimentale, proprio in considerazione dell’esperienza maturata al riguardo, ai quali sono stati aggiunti i Comuni pilota nella sperimentazione del progetto ANPR; per un totale di circa 200, sul totale di quasi 8.000, e comprendono le maggiori città, tra cui Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Genova, Trento, Bolzano, Trieste, Venezia, Bari e Lecce.
Da aprile 2017 a luglio 2017 sono stati attivati ulteriori 350 Comuni comprensivi dei rimanenti Comuni Capoluogo o con popolazione superiore a 20.000 abitanti.
Il 2 ottobre 2017 è stata avviata la fase 3 del dispiegamento con la pubblicazione del Piano di attivazione di tutti gli altri Comuni.
Entro il mese di agosto 2018 è previsto il completamento delle attività di installazione delle postazioni di lavoro presso tutti i Comuni Italiani, che saranno quindi tutti abilitati ad emettere CIE.
Quanto costa la carta d’identità elettronica (costo di 16,79€)
La CIE viene stampata dal Poligrafico dello Stato, e ha un costo di € 16,79 (invece dei vecchi € 20,00 della versione precedente), a recupero dei costi di emissione.
A questo importo si aggiungono i diritti di segreteria e diritti fissi che spettano al Comune, stabiliti in massimo € 5,16 per diritto fisso e € 0,26 per diritto di segreteria, per un totale di € 22,21.
Il Comune può deliberare la riduzione o soppressione dei propri diritti; in molti casi le Amministrazioni hanno preso questa decisione anche per semplificare il pagamento da parte dei cittadini, soprattutto nel caso in cui avvenga per contanti, riducendo l’importo richiesto a 22,00 €.
Sul totale delle CIE emesse, il Ministero riconosce ai Comuni la cifra forfettaria di € 0,70 per ciascun documento.
Come attivare la CIE, modalità di attivazione dei Comuni
La consegna e installazione delle attrezzature presso i singoli Comuni è a carico del Poligrafico; in collaborazione con le Prefetture del territorio sono anche stati organizzati degli appositi corsi di formazione per gli operatori dei Comuni.
Nel momento in cui le postazioni di lavoro sono operative, nel corso del 2017 il Ministero dell’Interno ha chiarito che il singolo Comune (o municipalità) deve rilasciare la nuova CIE, abbandonando la modalità di emissione della carta d’identità in formato cartaceo, salvo i casi di reale e documentata urgenza segnalati dal richiedente, come ad esempio per motivi di salute, viaggio, consultazione elettorale e partecipazione a concorsi o gare pubbliche.
Gli strumenti (firma autografa, elementi biometrici, etc)
I Comuni verranno dotati di un’infrastruttura costituita da postazioni di lavoro informatiche, corredate di personal computer, stampante multifunzione, scanner di impronta, lettore per la verifica delle funzionalità del documento, lettore di codice a barre, lettore di smart card, attraverso le quali potranno acquisire tutti i dati del cittadino, e cioè:
- a) elementi biometrici primari;
- b) elementi biometrici secondari;
- c) firma autografa nei casi previsti;
- d) autorizzazione o meno all’espatrio;
- e) tramite un canale sicuro, inviarli, per la certificazione al Centro nazionale dei servizi demografici (CNSD) ubicato presso il Ministero dell’Interno, che a sua volta li trasmetterà all’IPZS per la produzione, personalizzazione, stampa e consegna del documento elettronico all’indirizzo indicato dal titolare.
È prevista anche la facoltà del cittadino maggiorenne di indicare, il consenso o il diniego o la non espressione di volontà rispetto alla donazione di organi e/o tessuti in caso di morte.
La raccolta di questi dati per le persone non autosufficienti, che non possono recarsi in Comune, potrà essere effettuata con modalità organizzative da parte del singolo Comune, raccogliendo in due distinti momenti la foto e i dati personali, e poi la firma e le impronte (se possibile) dell’interessato.
Al momento della formalizzazione della richiesta, viene prodotto un documento riassuntivo del documento di identità (di cui una copia rimane al Comune che emette l’atto e una viene inviata alla Questura), chiamato “cartellino”.
Con la CIE il cartellino diventa digitale, e quindi non occorre più la stampa cartacea, e neanche l’invio alla Questura.
Com’ è fatta la Carta d’identità elettronica
L’attuale CIE non cambia la dimensione rispetto alle versioni precedenti, continua ad essere della stessa grandezza di un carta di credito e realizzata in policarbonato, conforme alle norme ISO/IEC 7810 formato ID-1 e alle norme ISO/IEC 7816.
Nella carta sono contenute le seguenti informazioni:
- Comune di rilascio del documento
- Cognome
- Nome
- Luogo e Data di nascita
- Sesso
- Statura
- Cittadinanza
- Data di emissione
- Data di scadenza
- Immagine della firma
- Card Access Number – CAN (sei caratteri numerici in OCR-B)
- Validità per l’espatrio con eventuale annotazione in caso di non validità
Cosa c’è sul retro della carta d’identità elettronica:
- Genitori (nel caso di un minore di anni 15)
- Codice fiscale
- Estremi dell’atto di nascita
- Indirizzo di residenza
- Comune di iscrizione AIRE (per i cittadini residenti all’estero)
- Codice fiscale sotto forma di codice a barre (in Code 39)
- Machine Readable Zone – MRZ (tre righe di trenta caratteri alfanumerici in OCR-B)
La nuova CIE ha diverse varianti rispetto alle precedenti versioni:
- Sparisce la banda ottica a lettura laser e viene sostituita da chip a radiofrequenza (RF) che memorizza le informazioni del documento e i dati del titolare, tra cui la fotografia e le impronte digitali,
- La foto è in bianco e nero non più a colori ed inoltre compare anche come ologramma.
- Il Codice Fiscale compare anche nella versione di codice a barre (come per le tessere sanitarie)
- La foto (dato biometrico primario) si scansiona da una foto tessera o si ottiene mediante il download da un supporto (ES. chiavetta USB)
- È possibile riportare il comune estero di nascita
- È possibile riportare le generalità dei genitori per i minori di anni 15
- Si acquisiscono obbligatoriamente (tranne casi particolari) le impronte del dito indice di entrambe le mani (dati biometrici secondari)
- Il software di emissione SSCE è sostituito dal sistema CIEonline che ha controlli sulle caratteristiche della foto e delle impronte digitali acquisite.
I tempi di consegna: quanto tempo per ricevere la CIE
La consegna del documento, che avviene entro il termine massimo di 6 giorni lavorativi dalla richiesta di emissione (in pratica la media è di circa 4 giorni), può essere effettuata al proprio domicilio, con un servizio gratuito di Poste Italiane, e potrà essere effettuata anche ad un delegato, purché siano forniti gli estremi all’atto della richiesta.
Su indicazione di ANCI, è possibile anche richiedere il ritiro del documento presso il Comune in cui è stata richiesta l’emissione; questa soluzione si è rivelata molto utile per i Comuni di piccole dimensioni e per persone che non possono garantire il ritiro presso la propria abitazione (per motivi di lavoro o altro).
Visto il rilascio non immediato della CIE, è stato richiesto da più parti di chiarire che valore può essere attribuito alla ricevuta cartacea che viene rilasciata a fronte della richiesta di emissione, tenuto conto che comunque è presente la fotografia del richiedente.
In attesa di una pronuncia definitiva, in occasione delle ultime consultazioni elettorali il Ministero ha emesso una circolare con cui si dà la possibilità di accedere al voto con l’esibizione della ricevuta.
CIE e ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente)
È in fase di ultimazione la piena integrazione tra l’applicativo CIE online e ANPR mediante interfacce orientate ai servizi, finalizzato a rendere effettivo e in tempo reale lo scambio di dati tra le due basi dati, soprattutto al momento dell’emissione della CIE.
CIE e SPID (Sistema Pubblico Identità Digitale)
La normativa già prevede che chi è in possesso di CIE o CNS possa ottenere le credenziali SPID (rivolgendosi ad uno dei gestori accreditati),
Al momento l’unico gestore che prevede il riconoscimento online con CIE per ottenere SPID è POSTE.
Inoltre la CIE può anche permettere di ottenere il livello 3 di accesso SPID, su questo tema si è espresso in modo favorevole anche il Ministero dell’Interno e AGID.
L’unico gestore che prevede l’attribuzione a richiesta di SPID Livello 3 è ARUBA, anche se però tra gli strumenti elencati non c’è la CIE, ma si cita la Firma Digitale e la CNS.
Anche in questo caso il tema è aperto, e ci si aspettano sviluppi futuri.
A cosa serve la CIE, i prossimi utilizzi
La CIE ha tre diversi livelli di identificazione e quindi di utilizzo:
- A vista e tramite la lettura del codice a barre per visionare il CF.
- Tramite il microchip RF è possibile verificare i dati registrati sul supporto anche con l’aiuto di una specifica APP realizzata dal Poligrafico, denominata IDEA.
- Il terzo e più completo livello di verifica, utilizzabile solo dalle Forze di Polizia, consente la verifica biometrica tramite il confronto delle impronte digitali.
La CIE contiene in sè moltissime potenzialità anche dal punto di vista dell’accesso ai servizi, secondo due diversi scenari principali:
- Fruizione di servizi a basso livello di sicurezza, mediante lettura del file “Numero unico servizi” liberamente accessibile (ES: timbratura della presenza, acceso ai mezzi di trasporto pubblico con controllo dell’abbonamento);
- Fruizione di servizi che richiedono requisiti di sicurezza di livello medio/alto: per tali servizi viene utilizzata la CIE per realizzare un processo di autenticazione forte in rete, mediante utilizzo del certificato digitale di autenticazione e della relativa chiave privata previa verifica del PIN utente. Il PIN viene ricevuto dal cittadino assieme alla CIE (una prima metà all’atto della richiesta, una seconda metà assieme alla carta).
Carta d’identità elettronica e servizi online: casi d’uso
Il caso d’uso forse più interessante è l’utilizzo della CIE per l’accesso ai servizi online, sia della Pubblica Amministrazione e sia anche di soggetti privati; per arrivare a questo punto, è necessario avere maggiori informazioni sulle modalità di utilizzo del documento in rete, in particolare sui seguenti argomenti:
- Le specifiche tecniche sulle tipologie di lettori utilizzabili, compreso un elenco di prodotti facilmente reperibili sul mercato;
- Una guida semplice per l’utente;
- Quali possibilità ci sono per l’utilizzo della CIE anche su strumenti ”mobile”.
Per favorire lo sviluppo dei servizi a valore aggiunto è stata creata dal Team Digitale di Diego Piacentini la comunità Developers Italia; all’interno di questa comunità è presente una sezione dedicata al progetto CIE, contenente le librerie software, pubblicate in logica open source, che facilitano la realizzazione di applicativi complessi che si servono della CIE per gli aspetti di sicurezza ed identificazione. Mantainers di tale sezione sono gli specialisti del Poligrafico in collaborazione con il Team Digitale ed il Ministero dell’Interno.
Un’altro sviluppo in corso riguarda l’utilizzo di CIE per accesso servizi da mobile: l’idea sarebbe quella di creare delle interfacce che non solo leggono i dati CIE (come avviene per l’applicazione IDEA già disponibile su Google Play), ma servono per accedere direttamente ai servizi.
La consultazione delle CIE da parte delle forze dell’ordine
Tra i prossimi sviluppi in cantiere c’è anche l’accesso diretto ai dati del “cartellino” da parte delle Forze dell’Ordine, facilitando l’accesso ai dati per finalità di controllo di pubblica sicurezza.
È noto che l’esempio da seguire in Europa è rappresentato dall’Estonia, che ha riunito nel documento di identità tutte le informazioni e i servizi utili alla persona: l’obiettivo è che nel tempo anche l’Italia sappia superare le criticità organizzative e tecnologiche ed arrivare ad una situazione di eccellenza.
(originariamente scritto da Patrizia Saggini, avvocato, componente del gruppo di Comuni sperimentatori di ANPR per Agenda Digitale)