STEM è l’acronimo di Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica ovvero l’insieme delle discipline indispensabili per aspirare al successo lavorativo nel prossimo futuro e per contribuire a risolvere le grandi sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare
Sempre più spesso si sente parlare di STEM, ma quanti sanno davvero cosa vuol dire e di cosa si tratta? Scopriamo il significato di un termine tanto talked, quali percorsi comprende e le prospettive che una formazione in questo ambito può offrire.
Che cosa vuol dire STEM
STEM è l’acronimo di Science, Technology, Engineering e Mathematics. In pratica, la combo perfetta delle discipline che sembrano rappresentare oggi la porta d’accesso al futuro del lavoro tanto da diventare sempre più indispensabili per la formazione e la realizzazione professionale delle prossime generazioni.
L’importanza di avere solide conoscenze in ambito tecnologico e scientifico non nasce oggi, ma senza dubbio negli ultimi anni è diventata una necessità che tende ad amplificarsi di continuo.
Le discipline scientifiche o STEM si trovano infatti al centro di un grande dibattito che coinvolge scuole, università, manager, aziende e l’intera Pubblica Amministrazione.
Sia per il loro ruolo da protagoniste nell’attuale mercato del lavoro, sia per la capacità di essere motore di cambiamento e di risoluzione di tematiche molto attuali e urgenti come il gender gap, la sostenibilità ambientale e la scarsa offerta di talenti specializzati in settori ad alto contenuto tecnologico.
L’origine dell’acronimo STEM
L’origine dell’acronimo STEM risale ai primi anni Duemila ed è stato inserito per la prima dall’U.S. National Academies of Science, Engineering, and Medicine nel report Rising Above the Gathering Storm in cui si denunciava il basso livello di conoscenze che gli studenti statunitensi rispetto alle materie strettamente legate all’innovazione e allo sviluppo economico del Paese (con riferimento a matematica, scienze, tecnologia e ingegneria).
Cosa sono i corsi STEM
La trasformazione tecnologica che sta investendo ogni ambito della realtà dà vita a nuove professioni, nuove figure del tutto diverse dalle più tradizionali e le possibilità di fare carriera sfruttando le conoscenze in matematica, tecnologia, scienze e ingegneria si moltiplicano. Un percorso di formazione in ambito STEM presenta un ventaglio molto ampio non soltanto di possibili sbocchi occupazionali ma anche di corsi di laurea da poter prendere in considerazione.
Secondo le indagini svolte da Almalaurea, ben il 90% dei laureati in materie STEM trova un’occupazione del tutto soddisfacente e gratificate entro pochi anni dal conseguimento del titolo di studio.
Ma quali sono, nel dettaglio, le classi di laurea riconosciute come appartenenti alle STEM dal MIUR – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca? Ecco una lista
- I corsi di laurea dei gruppi architettura e ingegneria (ad eccezione della triennale in Disegno industriale e della magistrale in Design);
- Le classi di laurea del gruppo chimico-farmaceutico (tranne le magistrali a ciclo unico in Farmacia e Farmacia industriale);
- Le lauree di primo livello in statistica e quelle di secondo livello in scienze statistiche attuariali e finanziarie;
- Le classi di laurea del gruppo geo-biologico (fatta eccezione per le lauree di secondo livello in Biotecnologie);
- I corsi di laurea del gruppo scientifico (tranne Metodologie informatiche per le discipline umanistiche);
- La laurea di secondo livello in nutrizione umana;
- La laurea di secondo livello in tecniche e metodi per la società;
- I corsi di primo livello in diagnostica per la conservazione dei beni culturali e di secondo livello in conservazione dei beni architettonici e ambientali, scienze per la conservazione dei beni culturali e conservazione e restauro dei beni culturali.
Ragazze e STEM per rompere il soffitto di cristallo
Quanti hanno veramente libero accesso al mondo STEM? Appartenente è un ambito che lascia aperta la porta a tutti ma purtroppo, un po’ per gli stereotipi, un po’ per un retaggio culturale, lo studio delle discipline scientifiche tende a configurarsi un po’ come uno spazio esclusivo riservato ai maschi. Ancora le ragazze si avvicinano con fatica, e forse anche con poca motivazione e determinazione.
Per questo si parla di soffitto di cristallo cioè di quella barriera sottile e invisibile che tiene lontane le donne da ambiti lavorativi importanti. Barriera che potrebbe essere facilmente e velocemente infranta grazie alla formazione scientifica poiché porterebbe a diminuire il divario di genere tra uomini e donne almeno nel comparto delle materie tecniche. Dove mancano all’appello laureate proprio nelle discipline STEM.
Uno studio di Microsoft, in collaborazione con la London School of Economics, rileva che in Italia solo il 12,6% delle studentesse sceglie un percorso scolastico legato alle materie scientifiche, solo il 6,4% svolge una professione in ambito ICT e il 13,3% in settori correlati all’ingegneria.
Ancora, i dati Istat relativi al 2021 confermano che su 100 donne laureate, solo 16 hanno un titolo in discipline STEM, contro 35 uomini e secondo l’Istituto di Statistica dell’UNESCO, le donne rappresentano solo circa il 30% dei ricercatori di tutto il mondo.
È necessario normalizzare il fatto che, come in qualsiasi altro ambito, anche nel mondo della scienza e della tecnologia c’è posto per le ragazze. Un buon modo sarebbe quello di indirizzarle, sin da bambine, verso una formazione di questo tipo.
Discipline STEM per superare il Gender gap
A confermarlo una ricerca del World Economic Forum, secondo cui più di sei mestieri del futuro su dieci saranno completamente diversi da quelli tradizionali che conosciamo oggi e richiederanno specifiche competenze scientifiche.
L’altra faccia della medaglia riguarda la disparità di genere proprio sulle materie STEM. Nonostante a livello globale si sia registrato l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro a tassi più elevati rispetto agli uomini, portando a una modesta ripresa (dal 63% al 64%) nella parità di genere nella partecipazione al lavoro dal 2022 in poi, i divari persistono.
Le donne continuano a sperimentare tassi di disoccupazione più elevati rispetto agli uomini, con un tasso di disoccupazione globale di circa il 4,5% per le donne e il 4,3% per gli uomini.
Le attività STEM, in genere, offrono buone retribuzioni e si prevede che la loro importanza e rilevanza cresceranno nei mercati del lavoro futuri. Tuttavia, secondo dati raccolti da LinkedIn le donne rimangono significativamente sottorappresentate nella forza lavoro STEM complessiva, contabilizzando solo il 29,2% del totale.
Nel settore dell’intelligenza artificiale, la disponibilità di talenti è aumentata in modo esponenziale, sestuplicandosi tra il 2016 e il 2022, ma la percentuale di donne che lavorano nell’AI oggi è solo del 30%, appena 4 punti percentuali in più rispetto al 2016.
“Osserviamo costantemente che le donne sopportano il peso maggiore degli shock economici e dei venti contrari. Sappiamo che questi problemi sono sistemici, il che significa che abbiamo bisogno di una risposta sistemica“, ha detto Sue Duke, responsabile della divisione Global Public Policy di LinkedIn. “Le pratiche di assunzione inclusive, la visibilità delle donne nei posti di lavoro più importanti e le opportunità di aggiornamento e di crescita professionale per le donne, in particolare nei settori ad alta crescita e ad alto rendimento come quello STEM, contribuiranno a correggere questa tendenza preoccupante, ma dobbiamo agire ora“.
Perché le STEM sono importanti per la carriera
Con il mondo sempre più digitale il fabbisogno di profili professionali STEM aumenta. Tuttavia i laureati STEM in Europa continuano a essere una minoranza e nel nostro Paese sono solo il 24,5%, scendendo addirittura al 15% quando si considerano solo le laureate donne (in linea con i dati già sopra riportati). Il risultato è che attualmente in Italia il 44% delle imprese ha già avuto difficoltà a trovare candidati con formazione STEM.
A rivelarlo è lo studio dell’Osservatorio STEM “Rethink STE(A)M education – A sustainable future through scientific, tech and humanistic skills” promosso da Fondazione Deloitte e dal Programma di Politiche Pubbliche di Deloitte.
Anche alla luce di questi dati proviamo a sintetizzare alcuni dei motivi più importanti che spingono verso la scelta di un percorso universitario tra le materie scientifiche per chi mira ad avere una carriera professionale soddisfacente:
- le discipline STEM aumentano il livello di occupabilità delle persone, oggi più di prima;
- le discipline STEM preparando i giovani a lavorare in un ambiente ricco di innovazioni high-tech;
- le discipline STEM supportano lo sviluppo di soft skill oggi fondamentali come il pensiero analitico, il problem solving, il team working e non ultime creatività e pensiero divergente motivando e ispirando i giovani a generare nuove tecnologie e idee.
L’apprendimento STEM comincia sin da piccoli
Il nostro Paese è sempre più impegnato a fronteggiare diverse sfide che per essere vinte hanno bisogno anche di aumentare tra i giovani le competenze digitali, e puntare quindi sui percorsi STEM, sia per formare profili professionali specializzati, sia per fare in modo che almeno le conoscenze di base in questo settore diventino patrimonio di tutti.
Se fare questo passo è diventato ormai fondamentale, lo è ancora di più cominciare a muoversi sin da piccoli. Ciò significa non aspettare di iniziare le scuole superiori o l’università per valutare un percorso di studi STEM, ma attivarsi presto e integrare in modo innovativo questo tipo di formazione già durante i primi anni di scuola. Proporre ai bambini e alle bambine delle attività – anche di gioco – che vadano a sviluppare le loro abilità logiche è, per esempio, un ottimo sistema per invogliarli, incuriosirli e creare una certa familiarità con questo mondo.
Esistono delle barriere che ostacolano la formazione scientifica
A quanto pare sì. Dall’annuale indagine realizzata da 3M, State of Science Index (SOSI), emerge che l’accesso e le disponibilità economiche vengono citate come i principali ostacoli ad intraprendere un percorso STEM.
In particolare, appare chiaro che in Italia è ampiamente diffusa la percezione che l’istruzione STEM comporti delle notevoli barriere economiche; infatti, se il 42% degli europei ritiene di non potersi permettere un’istruzione STEM di qualità, lo stesso dato per gli italiani sale addirittura al 50%. Inoltre, l’80% degli europei ritiene che tra le cause ci siano un numero insufficiente di educatori/insegnanti STEM o di classi dedicate nelle scuole (52% in Italia), nonché la mancanza di accesso a Internet (19% in Italia).