Sembra ieri quando i primi PC portatili costituivano l’oggetto distintivo del manager superpagato della nota azienda multinazionale. Oggi uno studente universitario non può non possedere un laptop o quantomeno uno smartphone ed una connessione internet.
Si tratta di oggetti che rappresentano gli strumenti di base dello studente moderno. D’altra parte le comunicazioni dei docenti e delle università avvengono tramite portali web, siti e in certi casi anche social networks e applicazioni. Ma non è finita qui. La tendenza dei professori ad utilizzare slides come supporto alle lezione, fa si che lo studente debba avvalersi di questo materiale digitale, prima ancora che dei libri. Se fino ad una decina di anni fa le difficoltà nella movimentazione di grossi files digitali poneva in qualche modo un freno al fenomeno, oggi Giga e Giga di files e presentazioni vengono copiosamente fornite dagli stessi docenti ponendo lo studente nella posizione di scegliere se stampare tutto piuttosto che usare un e-book reader o addirittura lasciare tutto sul PC. Diventa così una decisione dettata da motivi economici e di comodità nello studio, talvolta a scapito della salute. In particolare la vista è la prima ad essere minacciata: Astenopìa in agguato!
Tra i mezzi più utilizzati per la condivisione di file, registrazioni, software e altro, si potrebbero elencare una infinità di siti e software basati sulla tecnologia cloud sia per l’immagazzinamento che per il trasferimento.
Si tratta di un sistema di condivisione web che fa uso di applicazioni e servizi installati su potenti server e che sono automaticamente a disposizione degli utenti, fruitori e/o amministratori, pur disponendo di hardware e software non particolarmente complessi. Cosa chiedere di più? Qualcosa da ottimizzare sicuramente ci sarà, ma non è questo il punto. Questi mezzi tecnologici sono gli stessi su cui si basa la quasi totalità dei servizi offerti oggi dalla rete. Poniamo allora l’attenzione su un dettaglio che la gabbia di scoiattolo della quotidianità ci ha fatto quasi sicuramente perdere di vista.
Siamo veramente coscienti di cosa stia comportando il web sharing nelle nostre vite? Siamo in grado di discernere l’uso di internet per scopi di studio e professionali o per mero svago? O forse c’è un velo di verità nell’idea che, per quanto ci si possa sforzare, siamo costantemente dominati dalle correnti dell’oceano di informazioni in cui siamo perennemente immersi da qualche anno a questa parte?
Che questi siano timori esagerati c’è veramente da augurarselo, ma chissà se i presupposti per vedere gli effetti di una tale “distrazione globale” si stiano solo generando silenziosamente a colpi di tweets, posts e likes.
Chi è sensibile a questo tipo di riflessioni tende quantomeno a tutelarsi. Accorgimento tipico, non sempre privo di “ricadute”, è la cancellazione di certe app dal proprio smartphone, così da limitare l’accesso al sito specifico a quando si utilizza un laptop o un tablet per esempio. C’è chi ragiona invece in termini di fasce orarie, delegando cosi gli accessi a specifici momenti della giornata.
C’è tuttavia da registrare una dilagante tendenza alla dipendenza da questi sistemi di comunicazione, il che potrebbe anche trovare una giustificazione nel momento in cui se ne ha un obiettivo vantaggio nel farne uso. Ma sempre più spesso il digitale si rende responsabile di malintesi e lungaggini che fanno rimpiangere un passato meno informatizzato, sicuramente più lento ma per certi aspetti, sicuramente più efficace.
L’autore: Ivano Guastella, 27 anni, ha conseguito a Febbraio 2015 la laurea in ingegneria elettronica presso l’Università degli studi di Catania. Da marzo 2016 sarà in Inghilterra per frequentare un master degree in avionica.
Ha partecipato alla gara “Ti piace scrivere? Aiutaci a creare contenuti per il blog!” perché ha sempre ritenuto che l’informazione, in ambito universitario, sia qualcosa di cruciale. Questa gara gli ha dato modo di esprimere, sulla base delle sue esperienze personali, tutto ciò che ha ritenuto utile in termini di informazioni, per laureandi, laureati e per chi sta valutando di intraprendere un percorso accademico.