Diventare programmatore informatico oggi più di sempre apre opportunità di carriera davvero entusiasmanti. Ma è importante mettere a fuoco alcune cose.
Innanzitutto, è bene sapere che, conseguentemente al moltiplicarsi degli ambiti in cui le nuove tecnologie trovano utilizzo, aumenta l’esigenza di reperire sul mercato professionisti della scrittura del codice, da qui anche il nome inglese di coder, che questi software e applicazioni fanno lavorare. Così, tra geni dei big data e del machine learning, esperti di IoT e ingegneri robotici visionari, il “vecchio” e fidato programmatore informatico trova il suo posto d’onore tra le professioni digitali più richieste nel prossimo immediato futuro come rilevato anche dal The Future of Jobs Report 2020 realizzato dal World Economic Forum.
La figura del programmatore informatico si rinnova
Tuttavia, tra il classico programmatore informatico che siamo abituati a immaginare dietro ad un monitor inchiodato per ore in solitudine a scrivere righe e righe di codice e ciò che effettivamente oggi è richiesto a questa figura professionale c’è una bella differenza. Ciò che genera questa differenza è il nuovo contesto nel quale il programmatore informatico si trova ad operare: ambienti sempre più connessi e processi sempre più snelli mettono l’esperto di codici nella condizione di dover acquisire nuove competenze trasversali necessarie affinché la propria attività possa agevolmente inserirsi all’interno di un flusso di lavoro privo di alcun elemento di discontinuità. Questo significa acquisire per esempio le capacità di comunicare, verbalmente e in maniera scritta (visto l’uso sempre più diffuso di strumenti quali chat, e-mail, messaggistica istantanea, etc.) con persone della propria organizzazione o esterne ad essa che magari non masticano perfettamente lo stesso linguaggio tecnico, piuttosto che essere in grado di gestire i propri tempi sulla base di una project timeline condivisa. Vediamo insieme dunque quali sono le nuove competenze trasversali richieste per diventare programmatore informatico oggi.
5 nuove competenze trasversali per i coder
A dare una risposta su quali sono solo le competenze trasversali richieste oggi ai programmatori informatici, così come anche agli sviluppatori (figure erroneamente spesso confuse come spiegato già nel precedente articolo Sviluppatore e programmatore, che differenza c’è? ), ci ha pensato Andrea Ciofani, fondatore della business & technology school AcademyQue. Sulla base della propria esperienza nell’ambito della formazione digitale Ciofani ha rilevato che ciò che ci si aspetta da un programmatore informatico adesso, oltre che ovviamente digital hard skill fortemente qualificate, è:
Possedere abilità di time management
Sapere organizzare il proprio tempo è una capacità indispensabile per portare a compimento il lavoro rispettando le scadenze per ogni step: confronto col team, sviluppo, rilascio, test, etc. Strumenti digitali come il calender di Google o anche un semplice file excel possono all’occorrenza sostituire software più sofisticati di To-Do List, Task Management e Project Management.
Possedere abilità nella comunicazione
Che sia scritta o orale, dal vivo o virtuale, avere la capacità di farsi comprendere come di ascoltare è una caratteristica fondamentale soprattutto oggi che si lavora in maniera sempre più interconnessa. In molti casi, infatti, è proprio il programmatore informatico o lo sviluppatore che deve fornire le informazioni necessarie alle altre aree, prima del rilascio del prodotto o del servizio, o informare direttamente il cliente sullo stato di avanzamento del lavoro. Ecco perché è importante saper sviluppare la capacità di comunicare anche con i colleghi del marketing, per esempio, utilizzando un linguaggio che sia comprensibile a entrambi.
Possedere capacità di condivisione
La capacità di self motivation, si sa, è una delle caratteristiche fondamentali di un buon programmatore informatico che tendenzialmente si trova a lavorare da solo al pc per molto tempo. Ciononostante alla lunga questa condizione può provocare ugualmente una rottura con i colleghi, oltre a un calo di motivazione personale, soprattutto con il lavoro da remoto che limita ancora di più i contatti. Per trovare la spinta produttiva e non isolarsi, anche quando non c’è nessuno accanto che incoraggi lo sviluppo, si possono usare tool come Basecamp, Workplace di Facebook o Slack. Questi programmi aziendali vengono utilizzati proprio per favorire la condivisione delle informazioni e rimanere connessi con il proprio team, grazie a delle chat intuitive che permettono a tutti di vedere in tempo reale cosa stanno facendo i colleghi. Ricevere feedback e condividere il proprio lavoro aiuterà sicuramente a non chiudersi nello stereotipo del nerd.
Possedere attitudine all’apprendimento continuo e curiosità
In questo caso si fa riferimento anche ad argomenti non del tutto attinenti al proprio mestiere. Partecipare a riunioni e corsi di aggiornamento mensili o settimanali, anche online, aiuta anche i più nerd a relazionarsi meglio con il team e acquisire conoscenze a tutto tondo su altri settori. Introdurre al manager una procedura, saper spiegare perché un’interfaccia grafica funziona meglio di un’altra, acquisire tecniche di persuasione con il cliente, sono competenze che si possono acquisire con percorsi paralleli allo sviluppo informatico che sicuramente miglioreranno anche la percezione dell’azienda e della persona stessa agli occhi del cliente.
Possedere disciplina e capacità di analisi
Molti corsi di programmazione insegnano a programmare ma non a fare l’analisi, assolutamente necessaria prima di mettere mano al codice. Per analisi si intende la disamina del problema, il beneficio che porta la sua risoluzione, quali sono gli eventuali problemi correlati allo sviluppo di quella procedura, i tempi necessari per portare a compimento il progetto. Sebbene esista una figura come l’analista che si occupa nello specifico per l’appunto di fare l’analisi, è pur vero però che molto spesso nelle aziende è il programmatore stesso ad assumere entrambi i ruoli. Ma in pochi sanno che iniziare a scrivere codice senza fare l’analisi è uno spreco di tempo di circa l’80% per qualsiasi sviluppatore o programmatore, anche per i più talentuosi.
Firma: Andrea Ciofani, fondatore di AcademyQue, Business & Technology School partner Google e Hubspot