INSPIRING

Come trovare il posto di lavoro ideale (che rende felici e fa star bene)



Indirizzo copiato

«Scegliete la vostra prossima azienda in base alla sua cultura, non al solo stipendio o al ruolo. Perché la cultura determina il modo in cui lavoriamo, comunichiamo, cresciamo», spiega Marion Campan, Workplace Transformation Enabler in un suo TED Talk

Pubblicato il 25 mar 2025



Ambiente di lavoro

Immagina questo. Dopo mesi passati a inviare candidature, finalmente ricevi non una, ma due offerte di lavoro. Un sogno. Il momento che aspettavi. Ma ora? Quale scegliere?

La prima tentazione, quella che quasi tutti avrebbero, è di guardare al numero sul contratto. Più alto è lo stipendio, meglio è, no? Oppure forse è meglio puntare al prestigio della posizione? O ancora al tipo di progetto, alla possibilità di fare esperienza e crescere?

Secondo Marion Campan, Workplace Transformation Enabler e speaker internazionale c’è un altro elemento cruciale da considerare: la cultura aziendale. È da lì che parte tutto. È lì che si gioca la vera partita tra successo e fallimento professionale.

Campan ha portato questa riflessione sul palco del TEDxWanChai, raccontando – con l’energia di chi ha fatto della trasformazione del lavoro la propria missione – quanto sia importante trovare l’ambiente giusto per fiorire, non solo per “resistere”.

The Secret to Finding Your Ideal Workplace | Marion Campan | TED

L’importanza (sottovalutata) della cultura aziendale

Campan lo dice chiaro: «Scegliete la vostra prossima azienda in base alla sua cultura, non al solo stipendio o al ruolo. Perché? Perché la cultura determina il modo in cui lavoriamo, comunichiamo, cresciamo. È ciò che fa la differenza tra una carriera soddisfacente e un burnout in piena regola».

E i numeri le danno ragione. Secondo uno studio di MetLife riportato da Fortune sottolinea infatti come solo il 59% della Gen Z sia felice nel proprio workplace, un dato inferiore ai boomer felici che si attestano al 71%. Percentuali che confermano un trend rilevato dall’ultimo Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano: il 65% degli appartenenti alla Generazione Z ha cambiato lavoro negli ultimi 12 mesi o ha espresso la volontà di farlo nei prossimi 6.

In pratica ci si divide tra chi vuole cambiare azienda e chi ha già smesso emotivamente, anche se continua a timbrare il cartellino. Il fenomeno si chiama “Quiet Quitting”: si lavora il minimo indispensabile per non essere licenziati, ma senza alcuna motivazione. Un disastro, per lavoratori e aziende.

La manager porta l’esempio di una brillante avvocata con grandi ambizioni che sognava un ambiente dinamico, così ha scelto una startup. Ma l’esperienza si è trasformata presto in un incubo: le sue abitudini, metodiche e orientate al dettaglio, cozzavano con la mentalità “move fast and break things” tipica dell’ecosistema startup. Il risultato? Burnout, dubbi esistenziali e perdita di fiducia in sé stessa. Solo dopo essersi trasferita in un ambiente più tradizionale, con valori e ritmi più affini ai suoi, ha ricominciato a brillare. Campan lo sottolinea con forza: «Non c’era niente di sbagliato in lei. Era semplicemente nel posto sbagliato».

L’ambiente di lavoro ideale esiste. Ma bisogna saperlo riconoscere

La grande domanda allora è: come capire, prima ancora di iniziare, se un’azienda è quella giusta per noi? Secondo Marion Campan, ci sono due strumenti potentissimi per farlo: l’osservazione e le domande giuste.

«Durante un processo di selezione, l’azienda sta facendo di tutto per conquistarti. È come un primo appuntamento: si mostra al meglio. Ma se già in questa fase qualcosa ti stona – se le risposte tardano, se la comunicazione è confusa, se i recruiter non sembrano ascoltarti – allora fermati. Rifletti. Perché ciò che vedi ora è solo la punta dell’iceberg».

Un esempio concreto? «Se l’azienda impiega settimane a rispondere alle tue email, probabilmente è lenta e poco dinamica anche nel quotidiano», spiega Campan. Oppure: «Se durante il colloquio solo il capo parla e gli altri tacciono, aspettati una cultura molto gerarchica». Non c’è un “giusto” o uno “sbagliato” in assoluto. Ma devi chiederti: questo è il tipo di ambiente in cui io posso prosperare?

Le tre domande che possono cambiare la carriera

Campan consiglia di usare il colloquio anche per ribaltare la prospettiva: non sei solo tu a essere valutato, anche tu stai valutando loro. Per questo, quando ti chiedono “Hai domande per noi?”, non bisogna mai rispondere “No”.

Ecco le tre domande che possono aiutare a scoprire la verità dietro le apparenze:

  1. Chi viene promosso in questa azienda?
    La risposta rivela i veri valori aziendali. Meritocrazia? Anzianità? Favoritismi? Capire chi “ce la fa” ti dice tutto su cosa viene realmente apprezzato.
  2. Quali sono i vostri valori fondamentali?
    Se non li conoscono, o se non sanno fare esempi concreti di come quei valori si manifestano, attenzione: potrebbero essere solo parole vuote scritte sul sito.
  3. Quando è stata l’ultima volta che hai ricevuto un feedback?
    La gestione del feedback è uno specchio della cultura interna. In un ambiente sano, il feedback è continuo, onesto, costruttivo. In un ambiente tossico, invece, viene evitato o somministrato solo per “correggere” gli errori.

Campan fa notare che la risposta a queste domande è importante, certo, ma lo è anche come viene data. Un manager che si apre, che risponde con esempi, che coinvolge altri colleghi, mostra trasparenza e coerenza. Se invece ricevi risposte vaghe o evasive, forse è il caso di tenere gli occhi aperti.

Lavorare non è sopravvivere: è trovare il posto in cui fiorire

Alla base di tutto, c’è una verità semplice ma spesso dimenticata: non esiste un ambiente di lavoro perfetto in assoluto, ma esiste quello giusto per te. E trovare quell’ambiente significa evitare frustrazioni, stanchezze croniche, disillusione.

Per questo Campan invita ogni giovane in cerca di lavoro a partire da sé: «Definisci che cosa per te è importante. Com’è il lavoro che sogni? Come deve farti sentire? Come deve essere vissuto, ogni giorno? Solo se sei consapevole delle tue aspettative puoi riconoscere i segnali giusti – o quelli sbagliati – quando ti trovi davanti a un’offerta».

Articoli correlati

Articolo 1 di 5