Consigliare le posizioni per cui candidarsi, migliorare il CV, scrivere cover letter e follow up. Ecco come abbiamo testato ChatGPT per capire se può aiutare le persone nella ricerca di lavoro
Lorenza Luzzati
Collaboratrice editoriale
Le intelligenze artificiali ci ruberanno il lavoro? È la domanda del momento, visto che ultimamente strumenti per la creazione di immagini e testi come Midjourney e ChatGPT sono alla ribalta delle cronache e stanno destando una certa (fondata) preoccupazione in illustratori, giornalisti e content creator di ogni tipo.
Noi di University2Business abbiamo voluto farci la domanda opposta: può l’intelligenza artificiale aiutare gli esseri umani nella ricerca di lavoro? Partendo da questo reframing, abbiamo provato a sperimentare con ChatGPT. La collega Simona Politini l’ha già fatto dal punto di vista delle Risorse Umane in questo articolo, mentre noi abbiamo scelto quello di una persona in cerca di un impiego.
Ma cos’è esattamente ChatGPT?
Prima di usarlo per il nostro esperimento, dobbiamo capire la natura dello strumento. Si tratta di un algoritmo di Generative AI, che vuol dire capace di creare nuovi contenuti in diversi formati (audio, video, immagini, codici informatici e testo…come nel nostro caso) basandosi su modelli di elaborazione del linguaggio naturale (NLP), ovvero a partire da istruzioni fornite in linguaggio comune. ChatGPT, in particolare, è stata sviluppata da OpenAI (società sostenuta da Microsoft, proprietaria anche di AlphaFold e GPT-3). Il nome per esteso significa Chat Generative Pretrained Transformer, cioè “trasformatore pre-allenato che genera programmi di dialogo” e i creatori sostengono che l’algoritmo possa rispondere a domande di follow-up, ammettere i propri errori, sfidare premesse errate e rifiutare richieste inappropriate. Nonostante questo, sono state sollevate obiezioni sulla sua capacità di fornire correzioni di codice e sui rischi di cybersecurity, nonché sull’assenza di trasparenza per quanto riguarda le fonti.
Usare ChatGPT per trovare lavoro: tre ambiti di applicazione
Passiamo a capire se si può usare un algoritmo di Generative AI per aiutarsi con la ricerca di lavoro e come. Per cercare di avere un risultato più “oggettivo” ho deciso di procedere con un test in prima persona (sfruttando il fatto che il chatbot è stato reso al momento disponibile gratuitamente da OpenAI), inserendo quindi i miei dati.
Capire per che posizione candidarsi
Ho iniziato dalla domanda fondamentale, ovvero capire il lavoro per cui si hanno più qualifiche, cosa non sempre così facile, soprattutto in caso di un background eterogeneo (come quello che stiamo utilizzando in questo caso).
Domanda: Che lavoro consiglieresti di cercare a questa persona? + Ctrl+past Curriculum Vitae (purtroppo non è possibile inserire allegati, per cui il CV è stato copiato e incollato)
Risposta:
Dai dati che ho inserito sono stati ricavati consigli logici, che forniscono già una direzione in cui guardare.
Ho provato a inserire nuovamente la domanda dopo aver “allenato” l’algoritmo per un po’ sul tema (vedi domande successive):
La risposta è stata ancora più specifica, con tanto di job title delle posizioni per cui candidarsi. Un ottimo punto di partenza. Per continuare l’esperimento, ho scelto di focalizzarmi sulla posizione di “content creator per una casa editrice”.
Un problema nella ricerca del lavoro al giorno d’oggi è fare emergere il proprio curriculum fra quelli di tutti i candidati alla stessa posizione. Molti uffici Risorse Umane fanno una prima scrematura con sistemi di intelligenza artificiale. Diventa quindi fondamentale avere un curriculum che contenga le parole chiave cercate dall’azienda in cui si vuole entrare.
Domanda: Quali keyword consiglieresti a Lorenza Luzzati di utilizzare nel suo curriculum per essere trovata da una casa editrice per una posizione di content creator?
Risposta:
Le keyword si riferiscono prevalentemente a competenze, che è un risultato verosimile. Ma i risultati sono tutti in inglese, bisognerebbe capire in che lingua avviene la ricerca. Si tratta anche di un discreto numero di parole, che andrà scremato tenendo conto di quanto viene chiesto nell’inserzione. Insomma, utile, ma non utilissimo, su questa risposta mi sento di dare all’AI appena la sufficienza.
Probabilmente l’ideale sarebbe far ricavare a ChatGPT le keyword direttamente dalla singola inserzione e modificare di conseguenza il CV per ogni singola candidatura, ma sarebbe decisamente più macchinoso.
ChatGPT per scrivere il curriculum
Passiamo ora al CV vero e proprio.
Domanda: Che suggerimenti daresti a Lorenza Luzzati per scrivere un buon curriculum?
Risposta:
Questi suggerimenti sono piuttosto generici, sicuramente niente di rivoluzionario. Molto meglio i nostri articoli sul tema. Proviamo ad andare nello specifico del singolo CV.
Domanda: Come miglioreresti questo curriculum? Ctrl+past Curriculum Vitae
Risposta:
Ricordiamo che il mio curriculum è stato copiato e incollato senza l’impaginazione, quindi la prima nota non è solo corretta, ma fondamentale. Il secondo punto è un po’ vago, si potrebbe specificare con ulteriori domande. Sul terzo avevamo già fatto una domanda specifica, in questo caso le keyword vengono proposte in italiano (nel caso di “fumettistica”, un italiano poco convincente). La nota sulle certificazioni è senz’altro utile, ed è sensata anche la quinta, anche se il CV incollato era abbastanza stringato. Il sesto punto mi fa pensare a un riciclo dalla domanda precedente (avevo già verificato molto attentamente l’ortografia, quindi è un suggerimento che mi suona strano) e mi spinge a pensare che anche gli altri consigli possano essere più generici che tarati sullo specifico curriculum. Voto a ChatGPT 6/10.
ChatGPT per comunicare con le aziende
Proviamo a capire se l’algoritmo se la cava meglio passando alla fase successiva del processo, il contatto con le aziende.
Domanda: Scrivi una cover letter di massimo 15 righe per questa persona (usando il femminile) per candidarsi per una posizione di content creator all’interno di una casa editrice
Risposta:
La mail non è perfetta (notare “sono anche un’ottima traduttrice e conoscitrice della lingua inglese”, una frase che non suona benissimo), ma mi pare che i punti fondamentali ci siano e il tono sia adeguato. Credo sia un’ottima base su cui elaborare sistemando l’italiano, scegliendo le hard skill più in linea con l’offerta e aggiungendo qualcosa di specifico sull’azienda per cui ci si candida in modo da rendere la mail meno generica. Essenziale inserire un limite di righe, prima di questo avevo fatto un altro esperimento, ma il risultato era un muro di testo chilometrico, un elemento che in genere non depone bene a favore del candidato.
Dopo qualche altra domanda all’algoritmo, sono ritornata sulla cover letter chiedendone una nuova (sempre con numero di righe limitato), che tenesse conto delle nuove informazioni raccolte:
Ovviamente, mi aspettavo un risultato migliore del precedente. Invece questa seconda mail è inferiore: aumenta (anche troppo) l’entusiasmo, ma rimuove completamente i dati concreti (esperienza, competenze…).
Promuovo comunque con riserva ChatGPT per la scrittura di cover letter, tenendo conto che la risposta va verificata e rielaborata. Un buon esperimento potrebbe essere provare a inserire una specifica offerta di lavoro a cui rispondere.
Usare ChatGPT per affrontare un colloquio
Ma facciamo conto di aver fatto colpo sulle Risorse Umane ed essere richiamati per un colloquio. Provo a usare ChatGPT come strumento per prepararmi.
Domanda: Che domande potrebbe aspettarsi Lorenza Luzzati al colloquio se fosse richiamata dalla casa editrice a cui ha mandato il curriculum per la posizione di content creator?
Risposta:
Le dritte dell’algoritmo non sono niente di innovativo, ma sono senz’altro valide e seguirle dovrebbe fornire la base per fare una buona figura.
Ma fare una buona figura non basta, serve differenziarsi dagli altri candidati. Come? Chiediamolo a ChatGPT.
Domanda: Su cosa dovrebbe puntare Lorenza Luzzati per fare buona impressione e spiccare fra gli altri candidati?
Risposta:
In questo caso l’algoritmo ha usato al meglio le informazioni che avevo fornito nel curriculum, andando a individuare le caratteristiche più particolari e interessanti del mio profilo: 10/10.
Sento che a questo punto il posto nell’immaginaria casa editrice è mio, ma le altrettanto immaginarie Risorse Umane non mi stanno rispondendo. È ora di rimettere in campo ChatGPT.
Domanda: Scrivi una mail di massimo 10 righe per sollecitare una risposta a seguito del colloquio con la casa editrice
Risposta:
Si può aggiustare qualcosa, ma mi sembra già molto buona. Promossa.
Ma allora si può usare ChatGPT nella ricerca di lavoro?
Sarò banale quanto ChatGPT nelle sue risposte sul curriculum: sì, l’algoritmo di Generative AI è senz’altro un buon punto di partenza e in alcuni casi un’ottima risorsa, per aiutarsi con i numerosi testi che è necessario creare in questa fase della vita professionale, soprattutto quando si è agli inizi o se si ha uno scarso talento per la scrittura. Attenzione però, non ci si può però affidare completamente ai suoi output, è sempre necessario un controllo umano, sia sul linguaggio sia sui contenuti.
Se lo si usa per creare elaborati generici (ad esempio cover letter da mandare a più aziende) vale la pena anche avere l’accortezza di prendersi qualche minuto per personalizzarli a seconda dell’offerta per cui ci sia candida.
Che decidiate di usare ChatGPT o preferiate rimanere su metodi più tradizionali, in bocca al lupo per la ricerca di lavoro!