Giura di dire tutta la verità, nient’altro che la verità. Superfluo dire che bugie grossolane, millanterie varie, o sfoggio di competenze ed esperienze inestistenti, se anche dovessero passare a un primo vaglio del tuo CV, sono nodi che vengono al pettine. Ma, sei sicuro che tra quello che scrivi sul tuo curriculum e quello che “risulti essere” sui tuoi profili social ci sia coerenza? I recruiter li guardano i profili social…
Su Alley Oop (Sole24Ore) Francesca Parviero, esperta di risorse umane, social media, personal branding, autrice, imprenditrice, qui il suo profilo Linkedin, parla di “fact checking” da parte dei recruiter e segnala il rischio che si corre a sottovalutare questo aspetto del proprio curriculum, cioè la sua aderenza alla realtà e a quanto si può evincere dai social network sulla propria formazione, esperienza, competenza, personalità.
Cosa fa veramente un social recruiter quando trova il nostro profilo professionale online o quando riceve il nostro curriculum e desidera approfondire le informazioni che ci riguardano?
“Intanto condividiamo un postulato – scrive Francesca – sia che siate candidati passivi, ignari del fatto che qualcuno stia cercando qualcuno con il vostro profilo, o che siate candidati attivi nell’invio di cv per la ricerca di un lavoro, qualcuno è chiamato a verificare il vostro curriculum vitae prima di fare qualsiasi ulteriore passo nel processo di ricerca del personale. I CV sono spesso incompleti e se la storia che abbiamo presentato non torna, i social network possono aiutare chi ci cerca a ricomporla. Hai pensato mai che il tuo profilo social possa confermare o meno ciò che hai scritto nel CV? Se c’è coerenza e continuità non ci sarà nessun problema, ma se non fosse così qualcuno potrebbe vederla coma un desiderio di nascondere la verità.”
La nostra reputazione online deve preoccuparci, come ci ha suggerito anche Laura Bononcini di Facebook: oggi è fondamentale avere il controllo su quello che facciamo e siamo online, ed è importante esserne consapevoli il prima possibile. In genere, invece, diventa una preoccupazione quando si comincia a cercare lavoro, ma nel frattempo magari si sono fatti già dei danni.
In piattaforme come Facebook , basate sul principio dell’identità reale, ciò che tu sei virtualmente corrisponde a ciò che sei realmente.
Proprio per questo la piattaforma offre diversi strumenti per proteggere la propria privacy ed evitare che tutto quello che postiamo diventi di dominio pubblico e di conseguenza accessibile anche a futuri datori di lavoro.
Occhio, quindi, a settare nel modo più appropriato il proprio profilo, ma occhio anche, come ribadisce Francesca Parviero nel suo articolo, ad esprimerci in modo grammaticalmente corretto, alla scelta delle pagine che seguiamo su Facebook, agli account Twitter che sostieni sempre o le pagine aziendali su LinkedIn che non smetti di scandagliare, commentando e condividendo.
La capacità critica ha un gran valore, se non si riduce a sterile polemica di un pugno di hater da quattro soldi. No alla lagna e alla critica fine a se stessa, ma solo proposte e considerazioni puntuali e utili. La gente è lì che ti guarda (amici, colleghi, capi e nuove potenziali connessioni ricche di opportunità) e nessuno vieta che anche i contenuti più leggeri possano essere sensati ma attenzione agli estremi che potrebbero mettere all’erta quelli che devono pensarvi come le persone più adeguate ad un contesto sia sotto il profilo delle competenze che dei comportamenti.
Massima attenzione su LinkedIn: se qualche nota stonata e più informale può essere interpretata benevolmente quando si parla di Facebook (social tipicamente più goliardico e incardinato sulla persona a tutto tondo, familiari, amici, scuola, hobby, ecc), meno lo sarà su LinkedIn, il social professionale per eccellenza.
Ogni recruiter pare che dedichi circa 6 secondi a ogni profilo è quindi decisamente importante che la prima impressione, a colpo d’occhio, che deve fare il tuo profilo sia non semplicemente positiva, ma d’effetto. Così magari continua a leggerlo. Tra le cose alle quali devi prestare attenzione c’è per esempio la foto, sembra quasi una banalità, ma è sicuro che una foto sorridente e di buona qualità (anche fatta col telefonino), in cui si riconosce la persona fa una buona impressione. Il profilo deve essere aggiornato, il tuo network di connessioni (anche se piccolo, visto che sei uno studente o neolaureato) curato, se ti è possibile cerca di avere raccomandazioni o endorsement.
Ultimi consigli: prova a googlarti da solo ogni tanto per vedere cosa viene fuori, prima che lo facciano i recruiter. E tieni aggiornati CV e profili social in maniera parallela, senza “buchi” e senza ingongruenze.