Il Recovery Plan, la nostra mappa per la ripartenza del Paese e il suo sviluppo futuro, mette in primo piano le giovani generazioni e la loro collocazione all’interno di un mercato del lavoro tecnologicamente competitivo, ma al tempo stesso inclusivo e sostenibile.
“Per perseguire le finalità relative alle pari opportunità, generazionali e di genere, saranno in particolare inserite, per le imprese che, a diverso titolo, parteciperanno ai progetti finanziati dal PNRR e dai Fondi REACT-EU e FCN, previsioni dirette a condizionare l’esecuzione dei progetti all’assunzione di giovani e donne, anche per il tramite di contratti di formazione/specializzazione che possono essere attivati prima dell’avvio dei medesimi progetti”. Sono queste le parole scritte nero su bianco nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato da Camera e Senato il 26 di aprile.
Giovani, tra i più colpiti dalla crisi economica legata alla pandemia
Guida questa scelta la consapevolezza del fatto che i giovani sono stati tra le categorie più colpite dalle ricadute sociali ed economiche dell’epidemia di coronavirus. A riprova di ciò il documento cita i dati Istat rilasciati nel mese di febbraio 2021 nei quali si rileva come il tasso di occupazione tra i 15-25enni è diminuito di 14,7 punti percentuali in un anno, oltre tre volte il valore medio nazionale. I 25-34enni hanno perso complessivamente 258 mila posti di lavoro dal febbraio scorso (-6,4%) su un totale di 945 mila. Non solo. Sono aumentati anche i giovani che non lavorano e non sono iscritti a nessun corso di studio o di formazione (Not in Education, Employment or Training – NEET). Se prima della pandemia i NEET erano circa 2.003.000, al quarto trimestre del 2020 sono saliti a 2.066.000 consegnando all’Italia il triste primato europeo del più alto numero di NEET nella fascia di età compresa tra 20 e 34 anni.
Emigrazione giovanile e marcato ritardo nelle competenze rispetto agli altri Paesi comunitari sono il naturale riflesso di questa situazione. Le azioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza mirano dunque a recuperare il potenziale delle nuove generazioni e a costruire un ambiente istituzionale e di impresa in grado di favorire il loro sviluppo e il loro protagonismo all’interno della società.
Secondo le stime del Consiglio nazionale dei giovani (Cng), organo consultivo della Presidenza del Consiglio, il Recovery creerà 90mila posti di lavoro destinati ai giovani entro il 2023 su 750mila/1 milione di posizioni complessive.
Recovery Plan: le azioni a supporto dei giovani
La volontà di creare per i giovani nuove opportunità di lavoro e di supportarli nella acquisizione delle nuove competenze che il mercato richiede percorre trasversalmente tutte le “missioni” di cui è composto il Recovery Plan. Tuttavia, per ovvie ragioni di affinità di tema, sono le missioni 4 – Istruzione e Ricerca − e la missione 5 – Inclusione e Coesione – che contengono gli aspetti più rilevanti.
Ridurre le distanze tra istruzione e lavoro è uno degli obiettivi della missione 4. Cioè sarà reso possibile anche grazie alla riforma e allo sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria. All’Istruzione Tecnica Superiore saranno destinati maggiori investimenti per stimolare le iscrizioni ai percorsi d’apprendimento prevedendo un incremento del 100% fino a 18.750 iscritti e 5.250 diplomati all’anno. L’offerta degli enti di formazione professionale terziaria verrà potenziata attraverso la creazione di network con aziende, università e centri di ricerca tecnologica/scientifica, autorità locali e sistemi educativi/formativi, così come saranno potenziati i laboratori con tecnologie 4.0 e sarà sviluppata una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali.
Non solo formazione professionale. La misura 4 interviene anche nell’incoraggiare il passaggio dalla scuola secondaria superiore all’università e, allo stesso tempo, ad affrontare gli abbandoni universitari negli anni successivi, contribuendo a porre le basi per il raggiungimento dell’obiettivo strategico di aumentare il numero dei laureati. L’investimento contribuisce alla qualificazione del sistema educativo attraverso un innalzamento degli indicatori di successo (frequenza scolastica, miglioramento dei livelli di apprendimento, numero di studenti ammessi all’anno accademico successivo, ecc.). Nell’elenco delle azioni previste anche e l’aumento del numero di borse per il diritto allo studio a favore degli studenti meritevoli e bisognosi. Grazie a questa misura sarà possibile aumentare di 700 euro in media l’importo delle borse di studio, arrivando così ad un valore di circa 4.000 euro per studente e ampliare, nel contempo, anche la platea degli studenti beneficiari.
Altro punto degno di rilievo è l’introduzione dei dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione dei ricercatori all’interno di esse. L’obiettivo della misura consiste nel potenziamento delle competenze di alto profilo, in modo particolare nelle aree delle Key Enabling Technologies, attraverso: l’istituzione di programmi di dottorato dedicati con il contributo e il coinvolgimento delle imprese e incentivi all’assunzione di ricercatori precari junior da parte delle imprese stesse.
Andando alla missione 5, tra i suoi obiettivi c’è quello di incrementare l’occupazione giovanile e l’acquisizione di nuove competenze tecniche e traversali; questo sarà reso possibili tramite il potenziamento dell’istituto dell’apprendistato in un’ottica di matching tra lavoro e istruzione e formazione con un approccio “learning on the job”. Al Sistema Duale il Recovery Plan destina 600 milioni di euro.
Meno direttamente connesso all’acquisizione di una prima esperienza di lavoro all’interno del sistema produttivo, ma egualmente importante per l’acquisizione di competenze chiave per l’apprendimento permanente (soft skills, competenze personali, sociali, competenze di cittadinanza attiva), è anche il potenziamento del “Servizio Civile Universale” per i giovani tra i 18 e i 28 anni previsto sempre nella missione 5 del PNRR. L’obiettivo è quello di disporre di un numero più elevato di giovani che, attraverso il Servizio Civile, compiano un percorso di apprendimento non formale per accrescere le proprie conoscenze e competenze e meglio orientarle verso lo sviluppo della propria vita professionale. A tal fine il Recovery Plan destina un ammontare complessivo di 650 milioni di euro per il periodo 2021- 2023.