I rider, figure caratteristiche della gig economy, avranno in Italia un loro contratto nazionale di riferimento. I fattorini che con biciclette, scooter e motocicli consegnano a domicilio merci soprattutto comprate online, saranno inquadrati nel Ccnl della logistica, merci e spedizioni come “personale viaggiante” con orario super flessibile. In Italia sarebbero oltre 10mila solo i rider che lavorano per le piattaforme di food delivery. E’ il primo contratto di questo tipo in Europa.
E’ stata la prima battaglia da ministro di Luigi Di Maio, attuale ministro del Lavoro e Sviluppo Economico. E sembra che si sia conclusa anche con la sua soddisfazione, quella dei datori di lavoro e quella dei rider, la cui condizione lavorativa era fino a oggi una di quelle nuove professionalità, figlie dell’economia digitale, che proprio per il loro carattere di novità non godevano di alcun tipo di tutela e inquadramento.
Eppure, questi lavoratori sono oggi numerosissimi e la loro attività è tutt’altro che occasionale: che secondo le stime della Uil Emilia Romagna sarebbero oltre 10mila i rider in Italia che lavorano per le piattaforme di food delivery. Più in generale, i lavoratori che dipendono da una piattaforma online, secondo i dati Inps riportati dalla Uil, sarebbero un milione di cui il 10% sarebbero rider e gli altri sono idraulici, traduttori e baby sitter. Per una cena da 30 euro consegnata a casa, 21 euro finiscono al ristoratore e gli altri 9 alla piattaforma di cui 3,6 euro netti al rider, 4 euro per il marketing e la gestione ed un 1 euro alla società di food delivery.
Nel dettaglio il contratto prevede tutte le tutele, salariali, assicurative, previdenziali, tipiche del rapporto subordinato e quelle contrattuali come assistenza sanitaria integrativa e bilateralità. I rider sono inquadrati con parametri retributivi creati appositamente e come “personale viaggiante”.
L’orario di lavoro è flessibile e può essere sia full time che part time, con 39 ore settimanali distribuibili in massimo 6 giorni a settimana e con un minimo giornaliero di 2 ore e fino a un massimo di 8, con la possibilità di coniugare la distribuzione urbana delle merci con il lavoro in magazzino. Previsti a carico delle aziende i Dpi (Dispositivi di protezione individuale), come caschi e pettorine catarifrangenti. Infine è istituita la contrattazione di secondo livello.
Il contratto è stato definito attraverso un tavolo di concertazione, attivato presso il Mise, a cui hanno partecipato tutte le compagnie di food delivery che operano nel nostro Paese: dalle grandi multinazionali a quelle emergenti, insieme a tutte le organizzazioni sindacali e alle nuove forme di rappresentanza di categoria.