Per Millennials e GenZ apprendimento e formazione continua sono alla base di una carriera lavorativa di successo ma non mancano le preoccupazioni. I risultati della ricerca di Gi Group
Un elemento fondamentale che contraddistingue gli appartenenti alle categorie di Millennials e Generazione Z è la voglia di fare, di mettersi in gioco e soprattutto di imparare. Gi Group e Tutored, in collaborazione con Odm Consulting, hanno realizzato una ricerca “Universitari e mondo del lavoro” con l’obiettivo di indagare l’approccio che gli appartenenti a queste due generazioni hanno al mercato del lavoro e i fattori che guidano le loro scelte professionali, dal momento che nel 2015 costituiranno ben il 75% della classe dirigente a livello globale.
Spesso si cade nell’errore di considerare i giovani “di oggi” come persone demotivate, senza uno scopo e che tendono a lasciarsi sfuggire le rare occasioni di crescita che si presentano loro. Ma non è così, anzi, tutto il contrario. Sono assetati di apprendimento, vogliono costruirsi un futuro consono alle loro ambizioni, sono in costante ricerca di feedback da parte dei loro superiori e cercano luoghi di lavoro che condividano e siano in sintonia con i propri valori e in cui poter dimostrare e dare prova del loro valore.
Universitari e mondo del lavoro: cosa cercano Millennials e GenZ
La ricerca è stata condotta su un campione di 1288 laureandi e neolaureati, registrati sulla piattaforma Tutored, tra i 18 e 35 anni e la conclusione emersa dallo studio non lascia ombra di dubbio: per Millennials e GenZ il lavoro non è un punto di arrivo, quanto piuttosto una risposta al bisogno continuo di formarsi, acquisire nuove competenze e, di conseguenza, evolversi. Un’idea che abbraccia tanto il concetto di long life learning, quanto quello di learning by doing.
E lo confermano i dati: la formazione e l’apprendimento continuo sul lavoro rappresentano per il 39% del campione un fattore di scelta determinante al momento di ricercare un impiego, e per i quali si mostrano molto intransigenti. Questa priorità si rispecchia nella scelta di aziende e organizzazioni che investano sulla loro crescita professionale e siano in grado di offrire loro garanzie. Non meno importante, al secondo posto (13,6%) si colloca la sicurezza economica che un’organizzazione può assicurare, mentre per il 16% considera il lavoro come una componente necessaria della vita che deve però integrarsi con altre esigenze personali – la ricerca del cosiddetto life-work balance.
Millennials e GenZ: cosa temono e perché
Questo desiderio impellente di imparare, formarsi e mettersi in gioco nasce anche da alcune preoccupazioni che in un certo senso attanagliano le giovani generazioni; in un contesto sempre più competitivo e un mercato del lavoro altrettanto intransigente, 1 giovane su 2 (55%) teme il cosiddetto skill mismatch, ovvero il disallineamento tra formazione universitaria, titoli di studio e competenze richieste dai recruiter, mentre il 43% del cluster è preoccupato sia dall’impossibilità di raggiungere l’indipendenza economica per lasciare il nucleo domestico, sia dal non ricevere un feedback dopo aver sostenuto un colloquio o, peggio, di sentirsi dire “le faremo sapere”.
«Il forte disallineamento delle competenze, il cosiddetto skill mismatch che caratterizza il mondo del lavoro attuale, è in gran parte dovuto alle due transizioni che interessano il mercato, quella ecologica e quella digitale – commenta Zoltan Daghero, Managing Director di Gi Group Temp&Perm -. In questo scenario in forte evoluzione, i programmi scolastici faticano a tenere il passo, per questo crediamo nel ruolo di ponte tra scuola e impresa che ricopriamo e che ogni anno cerchiamo di rafforzare lanciando nuove iniziative, come nel caso di Academy100% lo scorso anno. D’altra parte, le aziende oggi devono riconoscere il valore di strategie di talent retention e indagare le necessità delle nuove generazioni alle quali adattare programmi di welfare e work-life balance. La competitività sul mercato passa e sempre più passerà da questo».
Ma non è tutto, se nella ricerca del lavoro le hard skill sono imprescindibili, altrettanto rilevanti sono le competenze trasversali, dette anche soft skill come il problem solving, la proattività, la capacità relazionale e di lavorare in team.
«I dati che emergono da questa survey ci restituiscono uno spaccato importante di come la next-gen di lavoratori stia modificando, a causa anche di importanti fattori esogeni, non solo la propria concezione di lavoro, ma anche l’approccio stesso ad un sistema che sembra andare ad una velocità diversa e maggiore rispetto al classico percorso di studi – commenta Gabriele Giugliano, CEO e co-founder di Tutored –. I concetti chiave fanno perno su un approccio al lavoro molto consapevole e diventano “work-life balance” e “digitalizzazione”, con quest’ultimo declinato in due aspetti: quello della ricerca di un impiego, con piattaforme digitali come Tutored considerate decisamente efficaci per entrare nel mondo del lavoro, quindi quello dell’upgrade continuo delle competenze».