Un percorso di formazione innovativo che punta a dare vita alla figura professionale dell’UX Inclusive Designer, ovvero il responsabile della progettazione di esperienze in cui la diversità e la disabilità diventano punti focali per disegnare servizi più accessibili e inclusivi
Da un’idea dell’ISTUD Business School e del Politecnico di Torino, e con la collaborazione di Cottino Social Impact Campus e Triplesense Reply, nasce il master in User Experience per l’Inclusive Design, che partirà il prossimo 25 settembre.
Prima di raccontare meglio in cosa consiste questa iniziativa senz’altro innovativa e interessante, capiamo meglio cosa si intende per “Inclusive Design” e perché oggi sta diventando un concetto così importante, tanto da creare addirittura dei percorsi di formazione dedicati.
Cos’è l’Inclusive Design
L’Inclusive Design, noto anche come design inclusivo o design per l’inclusione, è un approccio che mira a creare prodotti, servizi, ambienti e tecnologie che siano accessibili e inclusivi per il più ampio pubblico possibile (non solo persone disabili, ma anche anziani, bambini, persone con basse competenze tecniche o di culture o lingue diverse).
L’obiettivo principale è, infatti, superare le barriere che possono in qualche modo escludere o discriminare le persone con disabilità o con esigenze diverse, e garantire che tutti possano partecipare attivamente, senza alcuna forma di discriminazione.
L’idea alla base dell’Inclusive Design è molto semplice: le differenze tra le persone sono normali e, per questo motivo, la diversità deve essere accolta e inserita nel processo di progettazione di prodotti o servizi nel modo più naturale possibile. In altre parole, invece di creare soluzioni che si rivolgono solo a una parte della popolazione, l’Inclusive Design cerca di soddisfare le esigenze del maggior numero possibile di persone.
Gli obiettivi del master
Il master in User Experience per l’Inclusive Design è, quindi, un percorso di formazione che punta a dare vita alla nuova figura professionale: l’UX Inclusive Designer. In pratica, si tratta del responsabile della progettazione di esperienze (digitali e non) in cui la diversità e la disabilità diventano punti focali per disegnare servizi innovativi, accessibili e inclusivi.
Il mondo del design diventa a tutti gli effetti un driver di cambiamento, che genera nuove soluzioni e spinge la società verso una maggiore attenzione alle tematiche della D&I.
Un aspetto non banale per l’Italia, che è il Paese europeo con il maggior numero di imprese attive nel comparto del design (oltre a essere secondo il World Economic Forum uno degli ambiti di lavoro in maggiore crescita da qui al 2030), ma che ha ancora molto da lavorare in merito alla progettazione di esperienze digitali inclusive. Infatti, il 98% dei siti italiani non è in linea con i diritti privacy delle persone con disabilità.
Master in User Experience per l’Inclusive Design, a chi si rivolge
Il master dà accesso a studenti con i background più disparati. Che abbiano sviluppato competenze tecniche e ingegneristiche, umanistiche o economico-sociali, chiunque sia interessato alla progettazione di esperienze con una particolare attenzione all’accessibilità, all’inclusività, alla sostenibilità può prendere in considerazione questo corso di formazione.
Com’è strutturato
Il master ha una durata di circa 10 mesi, di cui 4 di formazione in presenza e 6 di stage, tra lezioni interattive, laboratori per l’apprendimento di tool come Axure, Figma e Adobe XD, interventi seminariali, testimonianze di aziende partner e del settore, business case e project work con le aziende.
Ad oggi sono oltre 20 le organizzazioni italiane di tutti i settori – dalla consulenza alla finanza, dalla comunicazione alla produzione; del mondo profit e del terzo settore – che hanno accolto positivamente l’iniziativa e che si sono rese disponibili a inserire gli studenti nelle loro strutture.
«Il Politecnico, anche con questo Master, si conferma un ateneo in grado di intercettare e prevedere le esigenze formative più innovative e dare una risposta tempestiva a tali esigenze – commenta Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino -. In questo modo viene confermato il ruolo di propulsore sociale che da sempre contraddistingue la nostra offerta formativa e la nostra attività di ricerca».