Valorizzare, formare e retribuire i giovani adeguatamente: è questa la direzione da prendere. Le parole del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e le nuove misure annunciate dal Ministro del lavoro sui tirocini e sull’apprendistato
Paola Capoferro
Responsabile Editoriale
“Assumeteli, pagateli adeguatamente, coinvolgeteli”. È l’invito che il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha fatto alle aziende italiane durante una tavola rotonda organizzata in occasione dell’evento “Italia 2022: Persone, Lavoro, Impresa”.
Primo passo: valorizzare i giovani
Colao ha ribadito che per crescere e per digitalizzare in azienda servono persone con competenze specifiche: si tratta di risorse scarse, che quindi non solo vanno formate, ma anche pagate di più.
«Gli studenti che escono dalla magistrale in Cybersecurity hanno stipendi importanti: parliamo di 50-60mila euro per i neo laureati», ha ricordato il Ministro.
Ma ancora non basta, secondo Colao bisogna dare voce ai giovani e valorizzarli: «Nelle imprese italiane ci sono ragazzi e ragazze talentuosi, ma spesso sono seppelliti sotto un numero imprecisato di livelli». Questo vuol dire non lasciare loro la possibilità di esprimersi e ridimensionare il contributo che potrebbero concretamente dare in azienda. Giovani che comunque non solo «hanno le competenze, ma anche quell’entusiasmo che diventa prezioso in un Paese che invecchia».
Perché è importante lavorare sulle competenze
«Sulle competenze digitali siamo ancora indietro – ha ricordato il Ministro per l’innovazione tecnologica -. Alla fine le competenze sono la cosa più importante per le aziende. Si possono avere i migliori strumenti, ma se le persone non sono in grado di usarli è un problema. Non è quindi un caso il fatto che il PNRR contempli investimenti proprio in questa area per la formazione digitale dei giovani. E il Ministro dell’istruzione della Repubblica Italiana, Patrizio Bianchi, e il Ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, stanno mettendo in campo molte risorse, in tal senso».
Ma è un lavoro che deve essere portato avanti anche a livello di sistema del Paese: «Imprese e PA devono capire che è fondamentale oggi assumere persone con competenze STEM, investire sempre più su ragazzi e ragazze con competenze digitali, e dare loro prospettive e possibilità di concorrere alla crescita del nostro Paese».
Facendo riferimento al gap di competenze che oggi preoccupa le aziende e le pubbliche amministrazioni italiane, secondo Colao entro 10 anni ci sarà un numero di persone formate adeguatamente per soddisfare la domanda, ma c’è un’insidia che bisogna tenere in considerazione: quanti di questi giovani rimarranno a lavorare in Italia? Quanti andranno a lavorare all’estero, perché le condizioni di lavoro, carriera e salariali sono più interessanti? «Dobbiamo trovare un modo per tenerceli stretti – ha ribadito -, altrimenti i migliori andranno a lavorare all’estero. Il che non sarebbe grave, se dall’estero venissero altri ragazzi in Italia», ma al momento non sembrano esserci le premesse.
Il tema dei tirocini e la spinta verso l’apprendistato
Anche il Ministro del lavoro, Andrea Orlando, si è espresso nei giorni scorsi in favore dei giovani, sottolineando, rispetto al tema dei tirocini, che «è necessario fornire una legislazione chiara per favorire la transizione tra il mondo della scuola e universitario e quello del lavoro attraverso regole più precise e tutelanti».
Il tirocinio è un periodo di orientamento lavorativo, che offre l’opportunità di svolgere “sul campo” un percorso formativo in aziende pubbliche o private. L’obiettivo è facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Ci sono due tipi di tirocini: quello curriculare, effettuato durante il percorso di studi e previsto da Università, scuole ed enti di formazione, e quello extracurriculare, non inserito all’interno di un percorso di studi (ossia non è necessaria alcuna iscrizione a scuola, università o ente formativo accreditato) e che si colloca generalmente nella fase di transizione tra studio e lavoro.
E proprio in riferimento al tirocinio extracurriculare il ministro Orlando ha annunciato che entro giugno 2022 saranno emanate nuove linee guida, per contrastarne l’uso distorto che ne fanno alcune aziende (che ne reiterano l’utilizzo per beneficiare degli incentivi previsti e per ritardare le assunzioni con contratti) e rivolgere questo tipo di opportunità a chi ha effettivamente bisogno di formazione. L’obiettivo è anche quello di prediligere l’utilizzo del contratto di apprendistato duale. Ricordiamo, infatti, che rispetto a questo tipo di contratto – che consente ai giovani di frequentare un percorso di formazione professionale o di istruzione per conseguire un titolo di studio e contemporaneamente di essere assunti come apprendisti nel mondo del lavoro – c’è un piano all’interno del PNRR che prevede 600 milioni di finanziamenti fino al 2025. Si tratta di risorse che il governo Draghi ha deciso di stanziare per rafforzare scuola-lavoro e apprendistato, e per rendere i sistemi di istruzione e formazione regionale più in linea con il mondo del lavoro. L’intento della manovra è raggiungere almeno 135mila persone in più rispetto alle attuali 39mila impegnate in percorsi di formazione alternata “in aula” e in contesti lavorativi.
In commissione Lavoro del Senato, il ministro Orlando ha sottolineato che «il volume complessivo di tirocini extracurriculari attivati dal 2014 al 2019 è stato pari a circa un milione e 970mila. Dal 2014 al 2019, i tirocini sono cresciuti costantemente, con volumi superiori alle 300mila unita. Nel Sud, in particolare, tra il 2014 e il 2019, il numero di tirocini attivati è più che raddoppiato».
Questi dati però, secondo il Ministero, non sono accompagnati da una proporzionale crescita delle competenze, come ci si aspetterebbe: quindi la sensazione è che i tirocini siano usati solo come inserimento in azienda e non come momento formativo.
In generale le misure previste dal Governo toccheranno più punti: i tirocini extracurriculari saranno rivolti ai soggetti con maggiore distanza dal mercato del lavoro, e quindi più bisognosi di formazione; sarà introdotto un rimborso spese per i tirocini curriculari e sarà semplificato l’apprendistato duale. Per quanto riguarda nello specifico i tirocini extracurriculari, Orlando ha sottolineato che: bisognerà redigere un bilancio delle competenze al momento di attivazione del tirocinio e una certificazione di quelle acquisite al termine; l’attivazione sarà vincolata all’assunzione di una quota minima di tirocinanti e si dovrà prevedere una «congrua indennità di partecipazione» (qualora non fosse corrisposta ci saranno sanzioni da mille fino a 6mila euro), con una durata massima e un numero di tirocini attivabili calcolati in base alle dimensioni d’impresa.
Rispetto a questa manovra i pareri sono discordanti perché si rischia, secondo alcuni di penalizzare i tirocinanti, il cui numero si andrebbe assottigliare, e le aziende, che avrebbero meno opportunità di entrare in contatto con giovani talentuosi da introdurre internamente. A sottolinearlo è anche Maurizio Del Conte, professore di diritto del Lavoro all’università Bocconi di Milano: «Il tirocinio per i giovani è la prima porta di ingresso nel mercato del lavoro, è opportuno intervenire contro gli abusi, specie sulla reiterazione continua di stage e sugli adulti. Tuttavia si rischia di “buttare il bambino con l’acqua sporca”, perché con i nuovi limiti si rinuncerebbe all’opportunità offerta ai giovani di costruirsi un curriculum spendibile per la carriera professionale».