Il migliore tra i politecnici italiani e in prima posizione tra gli atenei del Paese nel Qs World University Ranking 2023, il Politecnico di Milano si conferma un biglietto da visita per gli studenti che trovano lavoro a meno di un anno dalla laurea
Il Politecnico di Milano si conferma una garanzia di successo per gli studenti che hanno portato a termine il loro percorso universitario in Ingegneria, Architettura o Design, non solo per la qualità della formazione accademica offerta, ma anche per le opportunità lavorative che l’Ateneo è in grado di assicurare una volta conclusi gli studi.
Lo confermano i dati. Attenendosi ai numeri rilasciati dal CareerService del PoliMi relativi al 2021, il 96% dei laureati magistrali italiani trova lavoro dopo un solo anno dalla laurea, il 91% entro i sei mesi e il 29% è già in possesso di un’occupazione mentre sta ancora studiando. I tempi di ingresso nel mondo del lavoro sono molto ridotti anche per gli studenti che hanno conseguito la laurea triennale: l’87% si dichiara occupato dopo un solo anno, l’83% trova lavoro dopo sei mesi e il 33% svolge già una professione durante il percorso di studi.
Non solo, tra i lavoratori dipendenti, che rappresentano l’82% dei neolaureati magistrali, il 52% dichiara di godere di un contratto a tempo indeterminato con un guadagno assicurato che è pari a 1.549 euro netti al mese (1.393 euro netti al mese per gli studenti in possesso di una laurea triennale). Una laurea al Politecnico di Milano diventa, quindi, un vero biglietto da visita per chi, terminati gli studi, desidera lanciarsi nel mondo del lavoro.
Politecnico di Milano al primo posto tra le università italiane nel Qs World University Ranking 2023
Ma la scalata del Politecnico di Milano verso il successo non si arresta, per il primo anno entra nel top 10% delle università di eccellenza globali, raggiungendo la 139esima posizione mondiale e confermando la prima posizione in Italia nel prestigioso Qs World University Ranking 2023, tra le più accreditate classifiche internazionali sulla qualità degli atenei, che include tra i criteri di selezione aspetti quali la reputazione accademica, il rapporto alunni/docenti, il grado di internazionalizzazione e, da quest’anno, occupabilità e capacità di fare rete nella ricerca.
«È stato possibile raggiungere questi risultati grazie ad azioni precise che abbiamo portato avanti negli ultimi sei anni. Tra cui quella di consolidare il rapporto con il territorio e con le aziende, grazie al sostegno alle startup locali e allo sviluppo d’impresa, con la creazione di numerosi JRC – ha commentato il Rettore, Ferruccio Resta -. Da questo quadro emerge una riflessione importante: perché non provare a porci un obiettivo sfidante? Quello di entrare a far parte dei primi cento atenei al mondo. Un obiettivo di sistema, che non è impossibile per la settima potenza economica al mondo; complesso, ma necessario. Per farlo servono delle riforme strutturali che premino l’eccellenza e che rendano i nostri atenei attrattivi a livello globale».
PoliMi in testa ai politecnici italiani secondo il Censis
Il nome del Politecnico è presente anche nella classifica redatta dal Censis. Anche in questo caso si tratta di un’articolata analisi del sistema universitario basata sulla valutazione degli atenei – statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni – relativamente alle strutture disponibili, ai servizi erogati, alle borse di studio, al livello di internazionalizzazione e ovviamente all’occupabilità. Anche per l’edizione 2021/2022, la classifica dei politecnici è guidata dal Politecnico di Milano con 93,3 punti; seguono lo Iuav di Venezia (90,3), il Politecnico di Torino (90,2) e il Politecnico di Bari (86,0), che chiude la classifica.
Il Politecnico di Milano garantisce un lavoro in linea con il percorso di studi
Il Politecnico di Milano punta, infatti, a formare gli studenti e a fornire loro competenze che sono in linea con la domanda di capabilities che richiede oggi il mercato del lavoro. Il 91% degli studenti, una volta inserito nel mondo del lavoro, svolge infatti una professione coerente con il titolo di studio conseguito e l’88% si dichiara pianamente soddisfatto del percorso universitario. Per questo, laurearsi al PoliMi non significa solo assicurarsi una più alta possibilità di trovare un proprio posto nel mondo del lavoro, ma anche trovare un’occupazione che sia in grado di rispondere al percorso di studi effettuato.
Ispirare, sperimentare, formare (anche attraverso partnership)
Questo implica non soltanto impiegare più tempo e risorse per istruire le giovani generazioni, ma anche e soprattutto pensare a modalità di apprendimento alternative, trasversali e valide che vadano oltre le tradizionali tecniche che stentano a tenere il passo con un mondo che corre veloce. L’Ateneo si trova infatti costantemente impegnato a sperimentare, creare connessioni e partnership con l’obiettivo primario di promuovere, valorizzare e soprattutto accrescere il capitale sociale. Questa mission trova conferma nel purpose, we are committed to inspire and partner with innovators to shape a better future for all, attorno al quale ruota l’operato dell’intera università.
Recentemente, ad esempio, il Politecnico di Milano ha avviato una collaborazione con l’Università Bocconi per il lancio di un master – “Master of Science in Trasformative Sustainability” con l’obiettivo di formare il manager del futuro, al quale verranno richieste una serie di competenze trasversali, tanto di management quanto di Innovation Technologies, insieme a una particolare attenzione ai temi della sostenibilità.
Inghilterra post-Brexit chiude le porte all’Italia (anche al PoliMi)
Tuttavia, non bastano le migliori posizioni nelle classifiche, la formazione o gli altri tassi di occupabilità a lasciare agli studenti del Politecnico di Milano le porte aperte per proseguire gli studi in Inghilterra. Quest’ultima, infatti, punta molto al Nord America, all’Asia, poco all’Europa e per niente all’Italia, a cui ha completamente precluso qualsiasi possibilità di ingresso. Verrebbe, dunque, da chiedersi come mai a un ateneo che non smette di cavalcare l’onda del successo e dell’innovazione viene tuttavia negata l’opportunità di farsi strada nel mondo accademico del Regno Unito?